CAPITOLO 1

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Harry
Quella mattina era domenica e mi alzai presto, non volevo svegliare mia mamma così scesi le scale e mi dirisi in cucina con passo felpato, come farebbe un gatto.
Arrivato alla stanza mi accorsi che mia madre era già sveglia e seduta su una sedia che leggeva qualcosa sul tavolo con le mani tra i capelli.
Sembrava che non avesse dormito affatto e io sapevo che era così.
Questo periodo per lei era stato davvero orribile e vederla così rendeva triste anche me.
Aveva perso il lavoro e pagare le tasse e tutto per lei era diventato un vero problema.
Doveva pagare ancora la retta della mia scuola e del costoso college di mia sorella Gemma.
Non mi piaceva per niente vederla in quello stato, così un giorno decisi di trovare un lavoro come cameriere al bar in centro, di nascosto perché non mi avrebbe mai fatto lavorare a 16 anni e la povera paga che mi davano la aggiungevo ai nostri risparmi a sua insaputa.
Mi riteneva ancora troppo piccolo, il suo piccolo bambino e a me dispiaceva davvero tantissimo che la mia mamma stesse così male, non mi piacevano le occhiaie scure sotto i suoi occhi e nemmeno quelle labbra sempre curvate all'ingiú. Era molto meglio quando sorrideva.
Volevo che fosse contenta e per la sua felicità avrei rinunciato alla mia.
È per questo che lunedì ci trasferiamo.
Il solo pensiero di lasciare tutti i miei amici e il mio paese mi lascia ancora un dolore permanente al cuore che sembra incurabile.
Ma io sapevo che era giusto così.
Per quanto mia madre facesse fatica ad ammetterlo, eravamo in condizioni davvero critiche.
Anche se lei si mostrava sempre forte davanti a me, come se io non l'avessi mai vista piangere, l'avevo trovata in tutta la sua fragilità ma voleva far sembrare comunque tutto a posto per non farmi preoccupare, ma io me ne ero già accorto.
A quel punto nonostante la mia mente volesse rimanere il mio cuore voleva rendere felice la persona che è sempre stata la più importante della mia vita.
Lei avrebbe lavorato lì e tutto si sarebbe sistemato in poco tempo.
Il suo capo chinato si sollevò e si girò verso la mia direzione accorgendosi della mia presenza.
"Buonigiorno"
"Buongiorno Harry"
Provavo, e giuro che ci provavo davvero a sorridere ma non ci riuscivo era come se avessi un blocco, un grosso macigno sul cuore che mi impediva di farlo.
Probabilmente lo notò e si alzò verso la mia direzione.
Allargó le braccia e mi strinse a se come faceva sempre quando ero piccolo.
La strinsi forte anch'io.
"Ti prometto che sarà bellissimo dove andremo, mi dispiace Harry"
Non potevo dirle niente, sapevo che qualsiasi cosa le avessi detto ora l'avrebbe ferita, e per non arrecarle dolore non parlai. Mi limitai ad abbracciarla per farle capire che tutto andava bene, anche se non era proprio così.
Mi dirisi in camera mia, non avevo fame.
A lei ovviamente non avevo detto niente, ma questa situazione mi ricordava tantissimo il periodo in cui mia madre e mio padre si separarono ed era un così brutto ricordo.

I giorni passarono troppo in fretta e lunedì arrivò portando con se un forte vento che prometteva pioggia.
Sembrava surreale, guardai per l'ultima volta dalla finestra del salotto prima di trascinare in macchina l'ennesimo trolley.
Sembrava avessimo finito, mia madre era già al volante salii in macchina.
Mentre ci muovevamo per le famigliari strade di Holmes Chapel mi venne tutto d'un tratto un tnfo al cuore che identificai come nostalgia.
Qui ero nato e cresciuto, avevo passaro i momenti più belli e più brutti della mia vita.
Passando per la piazza mi passarono davanti ricordi di quando ero piccolo e giocavo i  piazza a nascondino, dei miei ginocchi sbucciati.
Poi di quando in questa piazza ci portai una ragazza e diedi il mio primo bacio.
E anche di quando di tanto in tanto io e i ragazzi veniamo qui per passare del tempo.
Infine vedo noi, che ce ne andiamo per sempre da questo posto lasciando tutti i ricordi qui, ma in parte impressi nella mia mente, ancora così chiari e nitidi.
Mi rannicchiai al finestrino con le cuffiette nelle orecchie aspettando di arrivare a destinazione, al nostro nuovo futuro.
Doncaster.
Le piante si muovevano vorticosamente a causa del forte vento e molte foglie finivano sul finestrino dell'auto, mia madre deveva spostarle con i tergicristalli, sembrava quasi che il tempo, fino ieri caldo e afoso si stesse trasformando in un rigido autunno per far sembrare il mio trasferimento ancora più radicale.

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