CAPITOLO 3

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Louis
Svoltai nel parco, ci vado di solito quando sto per avere un incontro o devo riflettere su qualcosa.
Mi ha sempre aiutato la calma di questo posto.
Arrivai davanti alla panchina dove mi siedo di solito quando mi accorsi che era occupata da qualcuno, il mio cuore iniziò a battere fortissimo quando mi accorsi chi era.
Mi guardò con espressione mista a stupore e paura, anche la mia doveva essere così. Ma lo trovai così dolce e adorabile seduto lì, come un bambino.
I suoi occhi verdissimi riflettevano lo spiazzo che provava in quel momento, non sapeva come comportarsi.
Nemmeno io.
Era la prima volta nella mia vita che non sapevo cosa fare, potevo andarmene e ignorarlo, potevo dirgli di alzarsi dalla mia panchina, potevo...
Potevo fare tante cose, ma tra tutte decisi di sedermi vicino a lui.
Non so perché l'abbia fatto, iniziai a darmi dello stupido mentalmente.
Ma al contrario di quello che pensavo, non si alzò per andarsene, ma voltò la testa dalla mia parte e mi sorrise affabile.
"Hey, io sono Harry" mi disse porgendomi la mano un po' tremolante.
"Louis" dissi stringendo la sua.
Il primo contatto fisico che ho avuto con lui è stato questo, una semplice stretta di mano.
Era calda e aveva la pelle morbida, mentre la mia mia mano era fredda e le dita rovinate da pellicine.

Harry
Quando tolsi la mano dalla sua presa tremava più di prima e pregavo che Louis non se ne fosse accorto.
Ora non dovevo più chiamarlo con quell'orrendo soprannome.
Louis era molto meglio.
Louis mi sembrava molto bello in quel momento, soprattutto in quell'ora della giornata in cui i suoi occhi si intonavano perfettamente con il colore del cielo.
Provavo un forte imbarazzo a stare lì vicino a lui, su quella panchina, in quel posto così tranquillo.
Sembrava irrequieto, muoveva la gamba facendola tremare come un tic nervoso.
Un po' mi agitava vederlo così.

Louis
Non sapevo cosa fare, ma rimanere così in silenzio con lui mi faceva letteralmente impazzire.
Ero agitato.
Ero agitato per troppe cose nella mia vita, dovevo avere uno scontro con Xander e non sapevo quando.
Era una cosa così frustrante perché non riuscivo a concentrarmi per fare un piano, di solito qui ci riesco sempre ma Harry vicino a me lo rende impossibile.
Pensavo per caso di riuscire a eleborare un piano vicino a questo ragazzo?
Un piano deve essere ben architettato e studiato nei minimi dettagli, avevo bisogno di concentrarmi.
Ma non si può concentrarsi nemmeno sulla più piccola cosa quando si è vicino a Harry, questo l'avevo capito subito.
Era d'obbligo pensare a lui.
Dovevo dirgli qualcosa, dopotutto sono stato io l'imbecille a voler sedersi lì.
"Così ti sei trasferito qui?"
Era la cosa più stupida che potessi chiedergli, ma l'unica che la mia malata mente è riuscita a formulare.
"Si" rispose fermamente.
"Vengo da Holmes Chapel"
Disse senza che io gli chiedessi niente, probabilmente anche lui era a corto di argomenti.
Annuii senza avere la minima idea di dove Holmes Chapel si trovi.
Mi stava ancora guardando e io bruciavo e mi dimenavo internamente sotto il suo sguardo attento.
Non mi ero mai sentito così sotto pressione, mai.
Ma non capivo perché mi rendesse così debole, mi stava guardando in un modo dolce, non incuteva timore.
"Ti piace vivere qui?" mi chiese
Non sapevo cosa rispondere.
Mi piaceva? Certo che no.
Questo posto ha fatto si che io mi isolassi e che finissi in un sacco di guai.
"Beh in realtà non molto" dissi con una voce un po' troppo acuta.
"Come mai?"
"Penso che dopo un po' che si abita qui diventa tutto monotono e...non è sempre il massimo della sicurezza"
Non potevo dire che per vivere spacciavo droga.
Harry rivolse il capo nella mia direzione e con uno sguardo confuso mi chiese
"Cosa intendi con 'non è il massimo della sicurezza'?"
Questo ragazzo faceva troppe domande per i miei gusti e mi irritava, ma non potevo non rispondergli era così terribilmente irresistibile.
"Diciamo che ci sono persone non raccomandabili e a volte pericolose"
Volevo metterlo in guardia e soddisfare le sue domande.
"Uhm..capisco"
Spostò lo sguardo verso un punto indefinito nel vuoto e osservò come piano le foglie iniziavano a cadere sopra il terreno bagnato.
Volevo parlare ancora con lui.
Non ho mai voluto parlare con qualcuno così tanto, mi annoiavano le persone che volevano sapere i fatti miei ma con lui avrei parlato di tutto se solo avesse voluto.
Mi rendeva sucube della sua volontà, avrebbe potuto farmi nascere o morire con una parola e io non lo avrei dato a vedere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 01, 2015 ⏰

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