Una notte in bianco

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È notte fonda. I miei genitori e mio fratello Ronald dormono e io approfitto dell'occasione per incontrarmi, come promesso, con Jenny, la mia migliore amica. I miei non mi avrebbero mai permesso di uscire da solo di notte...il distretto 2 non è mai un luogo sicuro, specialmente il giorno prima della mietitura... mi alzo dal mio caldo letto, prendo la camicia bianca appallottolata sulla sedia, i pantaloni di pelle e la giacca di mio fratello, talmente grande da arrivarmi alle ginocchia. Scendo piano le scale di legno scricchiolianti, apro la finestra ed esco da quest'ultima:la porta cigola troppo e non sarebbe stato sicuro uscire di lì in caso si trattasse di una "missione segreta". Corro più veloce che posso con la mia fionda intagliata a mano da mio padre:di questi tempi non sarebbe stato saggio girovagare disarmati. Vado sempre dritto per il prato, poi scavalco il cancelletto di ferro battuto e di lì corro ancora fino al salice piangente dove io e Jenny avevamo programmato il nostro incontro. Lei non era ancora arrivata. Passano circa 10 minuti e non si vede ancora la sua ombra. Possibile che si sia dimenticata? Avevamo progettato quest'incontro per stare un po' insieme prima che una di noi venga gettata nell'arena. Siamo favorite. Tutti in questo distretto lo sono. Ci alleniamo fin da piccoli in una palestra apposita e quando siamo abbastanza grandi ci offriamo volontari come tributi degli Hunger Games. È in quella "palestra mortale", come la chiama Jenny, che ci siamo conosciute noi due. Ha la mia stessa età. Ormai è palese: quest' anno una di noi due dovrà offrirsi volontaria...ma chi? Serviva anche un po' a questo l'incontro...non può essersene dimenticata. Non deve essersene dimenticata. Io che ho rischiato quasi la pelle per venire qui...con il freddo di fine Autunno...e lei che ritarda! Passa un'altra mezz'ora e ancora nessuna traccia. Ormai non mi sento più le dite dei piedi dal freddo. E...ecco che vedo un'ombra in lontananza. Sarà lei? Prendo la mia fionda, un sassolino piccolo ma tagliente che nascondo sempre nella giacca, e glielo punto contro. Lei, o chiunque fosse, alza le mani come in segno di persona disarmata...e poi sento la sua voce squillante gridarmi "Hazel! Oh Hazel! Perdonami per il ritardo...mi son dovuta nascondere da due guardie del distretto...e poi sai quanto è lontano questo posto da casa mia..." io invece di correrle incontro e abbracciarla come pareva che lei avesse intenzione di fare, cammino a passo svelto verso di lei e la stendo a terra con uno schiaffo. "Disarmata? Come ti salta in mente di venire qui senza nemmeno un'arma!?" Lei si massaggia la guancia e si alza dell'erba bagnata con difficoltà. Le porgo una mano per aiutarla. Si alza e alla fine ci abbracciamo e quasi piangiamo per quello che tra non molto toccherà ad una di noi. "Allora...quando...quando succederà...chi...?" "Io" dico prontamente. "No! Tu...tu hai una famiglia...io non ho nulla da perdere...io...ormai l'unica persona a cui tengo veramente sei tu." Mi dice lei. "Ne.. ne sei sicura Jenny? Sai che hai appena firmato una condanna a morte vero?" "Sì, ma di sicuro io ho meno da perdere". Silenzio e poi ci riabbracciamo. "Hai sonno?"mi chiede "vuoi ritornare a casa?" "No!"rispondo prima che finisse la frase "sono le ultime ore in cui possiamo stare insieme e tu vuoi mandarmi a casa?" Sorridiamo. Inizia a piovere, cosa che per il freddo che abbiamo non aiuta affatto. "Che cosa intendi fare prima di domani?"mi chiede. "Passare la notte in bianco...qui accanto alla mia migliore amica" le faccio un profondo sorriso e le sistemo una ciocca di capelli castani che le penzolavano sugli occhi dietro le orecchie.
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Vi è piaciuto come primo capitolo? Spero davvero di sì! :)

I 71esimi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora