Capitolo terzo

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Dopo essermi chiusa la porta alle spalle mi affacciai per un'ultima volta all'impolverata vetrina del negozio. Mary era lì e mi salutava con la sua mano grassoccia.
Guardo l'orologio e noto che si erano fatte già le sette e un quarto. Il tempo passa troppo in fretta.
Comunque compro un biglietto e prendo l'autobus, faccio alcune fermate e finalmente raggiungo casa.

Mia madre ha dovuto prendere la decisione di partire al volo, dato che avevamo problemi economici non ci ha pensato su neppure due volte.
Mi annunciò due settimane prima della nostra situazione, ma si sa, non serviva un cartello pubblicitario per indicare che stavamo letteralmente cadendo a pezzi.
"Ehy Joy" disse quella volta chiudendosi la porta di ingresso alle spalle.
Alzai gli occhi dal cellulare, ed eccola lì, con i gomiti sul tavolo della cucina.
"Stavo pensando, sì, insomma ecco.. penso che dovremmo trovarci un'altra casa, magari dovremmo prendere un appartamento, e sì, comunque dovremmo proprio farlo. Che ne dici? Ti farai subito nuove amizie, vedrai."

Mia mamma è una tipa che "direbbe" molto.
Comunque non risposi nulla. Era un obbligo, un dovere, non una scelta. E così feci, stetti zitta e buona fino al giorno dell'inscatolamento delle scatole di cartone.

C'era una volta JoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora