Capitolo III

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È autunno.
Le foglie cadono, lentamente. Ondeggiano fino a toccare il suolo.
Gli alberi non sono più verdi, ma marroni, gialli e rossi.
Il cielo è cosparso di nuvole candide, l'aria è fresca. Gli unici rumori sono quelli perpetui delle barche a motore che attraversano il canale. C'è un piccolo spiazzo, fuori dal liceo classico. È il primo giorno di scuola. Una ragazza siede su una panchina, da sola.
Si chiama Aurora Anderson ed ha diciott'anni. Frequenta l'ultimo anno di scuola superiore.
È bionda, ha gli occhi verdi. Un verde intenso, scuro, misterioso. Indossa un abitino classico nero con le maniche di pizzo. Ai piedi porta degli stivaletti, sempre rigorosamente neri, con il tacco.
I suoi vestiti sono scuri, ma non le conferiscono un'aria "dark".
Piuttosto, Aurora ama l'eleganza.
Molto spesso sta da sola, è intrigante e sofisticata. Non parla spesso con chi non conosce, preferisce rivolgere occhiate. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non è timida e nemmeno introversa.
Spesso cambia volto e diventa aggressiva ed arrabbiata.
Le emozioni di Aurora sono sempre travolgenti, intense, a volte devastanti, come un incendio.
Aurora è fuoco, è incertezza, è imprevedibilità. Aurora è indecifrabile.
Aurora sogna di fare la scrittrice.
Ma all'esterno, Aurora è solo una bella ragazza di terza liceo.
La campanella suona ed iniziano le lezioni.

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