Capitolo 1

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Quel pomeriggio avrei fatto qualunque cosa, ma non i compiti di geografia.

Dopo aver passato due settimane a studiare per una dannata verifica non avevo proprio voglia di prendere ancora in mano il libro.
Sembrava non esserci altra soluzione, dato che erano per il giorno dopo. Ma io non volevo farli, e non li avrei fatti.

Dopo aver passato un paio d'ore ad osservare il muro della mia camera, decisi di leggere un po'. Presi il libro che mi aveva prestato una mia amica e diedi un'occhiata al titolo.

Guida alle creature magiche che vivono sotto il tuo letto, recitava la copertina. Tanto per cambiare, Giorgia mi aveva prestato uno dei suoi libri da bambini di quattro anni. Ma decisi comunque di dare un'occhiata.

Aprii una pagina a caso.
Capitolo 4, i demoni. Demoni. Mi avevano sempre attirato, li trovavo come dire... affascinanti.

Cominciai a leggere. Spiegava un sacco di cose sui demoni, su come potessero essere sia buoni che cattivi, sul fatto che potevano diventare fedeli ad un padrone. Diceva anche che erano dei messaggeri o dei servitori.
Era piuttosto diversa dall'immagine di demone che mi ero fatta. Sembrava diversa anche da tutte le versioni degli antichi greci e robe del genere.
Un mucchio di stronzate, come avrebbe detto la mia migliore amica Angela.

Ma in quel momento un servitore sarebbe stato proprio comodo. Avrebbe potuto farmi i compiti, risparmiandomi una bella nota.

In fondo, tanto valeva tentare. Non avevo niente da perdere.

Sfogliai qualche pagina fino a trovare il paragrafo Come evocare un demone. Decisi di provare, tanto era solo un mucchio di sciocchezze.
Quanto mi sbagliavo.

Evocare un demone è piuttosto complesso. Bisogna avere una grande concentrazione, nonché alcuni oggetti particolari. È consigliato tentare l'evocazione in presenza di un esperto.

Un esperto? Avevo visto tanti di quei film horror che potevo considerarmi un'esperta di altissimo livello.

Ecco la lista dell'occorrente:
-Una tavola quadrata di legno
-Una boccetta di profumo delicato
-Un oggetto che simboleggi ciò che volete chiedere al demone
-Una pietra di quarzo nero

Mi procurai tutto l'occorrente in pochissimo tempo. L'unico problema era la pietra; non era nera, ma bianca. Ma in fondo, che importava il colore? Era pur sempre quarzo.

Lessi tutto il procedimento e mi preparai a metterlo in pratica.

Spruzzai un po' di profumo in giro per la stanza, giusto per dare l'ambiente. Deposi la scacchiera di legno di fronte a me e accanto appoggiai il libro di geografia. Come ultima cosa, spensi la la luce.

Dopo essermi mossa a tentoni per la stanza, mi sistemai in ginocchio di fronte alla scacchiera di legno.

Cominciai a tamburellare, cantilenando lentamente. Man mano il ritmo aumentava, proprio come dicevano di fare nel libro.

Eppure non stava accadendo niente. Mi sentivo molto stupida, avevo dato ascolto ad un libro di favole. Di certo tamburellare su una scacchiera, con il profumo di mia madre che mi solleticava le narici, non mi avrebbe aiutata con i compiti.

E poi, cosa mi aspettavo? Che apparisse seriamente un demone a farmi i compiti?

Stavo per lasciar perdere quanto sentii una strana presenza nella stanza. Sembrava che una corrente di aria gelida avesse preso a soffiarmi in faccia.

Non era possibile. La finestra era chiusa, il condizionatore spento. Chiusi gli occhi e mi concentrai ancora. Tamburellai più forte sulla scacchiera. La corrente di aria gelida si fece più invadente, mandandomi indietro tutti i capelli. Stavo seriamente evocando un demone? Più probabilmente stavo impazzendo, pensai.

Mi feci forza ed esclamai: «Demone dei compiti di geografia, vieni a me!»
Suonava piuttosto ridicolo detto così.

Ma la corrente d'aria smise di soffiare. Avevo come la sensazione che un grosso pezzo di ghiaccio fosse davanti a me. Aprii prima un occhio, poi l'altro. E dovetti coprirmi la bocca con le mani per evitare di urlare.

Una specie di fantasma grigio levitava davanti a me. Sembrava un ragazzo fatto di fumo; gli occhi erano due pozze nere, che sembravano quasi agitarsi nelle cavità del viso infossato. La pelle era grigia, i capelli neri, il corpo magro ricoperto solo da una tunica scura che sembrava svolazzare. Le sue braccia scheletriche erano incrociate davanti al petto.

Non sembrava avere piedi, o almeno io non li vedevo.

«Perché mi hai evocato?» chiese con voce graffiante.

Io lo fissai semplicemente con gli occhi sgranati. Avevo sentito la sua voce, eppure ero certa che non avesse mosso le labbra. Stavo decisamente immaginando tutto.

«Perché mi hai evocato?» ripeté l'essere.

«S-Sei vero?» balbettai io.

«Sì, e non ho tantissimo tempo. Ora, perché mi hai evocato?»

Non ci pensai due volte: accesi la luce, presi il libro e, dopo aver aperto la finestra, lo scaraventai giù.

«Tendo ad avere questo effetto sulle persone» commentò lui. «Ti dispiacerebbe spegnere la luce?»

«Vattene, demone» mormorai, più a me stessa che a lui.
«Non posso» spiegò pratico «Tu mi hai evocato. Cosa dovrei fare per te?»

Mi tirai un paio di pizzicotti, giusto per controllare di essere sveglia.

Un coso di fumo stava fluttuando davanti a me e sembrava essere proprio vero. In più, faceva veramente paura.

Sentivo quasi gli ingranaggi del mio cervello che lavoravano alla velocità della luce. Mi sembrava di capire che non potesse andarsene finché non avesse esaudito il mio desiderio. Tanto valeva tentare.

«Devi farmi i compiti di geografia» affermai.

«I compiti di geografia?» mi schernì lui. «Ne ho sentite di richieste stupide, ma...»

«Falli e basta» gli intimai.

Lui produsse uno strano rumore con la lingua. O almeno, credo che fosse la lingua; continuava a non muovere le labbra. Era leggermente inquietante.

Ma proprio leggermente, a chi non capita di ritrovarsi un demone in camera da letto, che parla ma in realtà non parla.

Mi stava andando in pappa il cervello.

Il demone si gettò in picchiata sul mio libro di geografia. Io arretrai, mentre una densa nuvoletta grigia vagava intorno al libro. La nuvoletta si condensò di nuovo in demone. «Cosa devo fare?»

Afferrai il diario e lo sfogliai velocemente. «Tutti gli esercizi da pagina 89 a pagina 97.»

Il demone annuì e poi si tuffò di nuovo sul libro.

In quel momento, l'unico pensiero con un senso logico era: l'ho sempre detto che i compiti sono posseduti.

Problema di demoni -WLFCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora