Capitolo 2

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La cosa più strana di tutte è che i compiti erano pure giusti. Scritti in una calligrafia nera ed ordinata, senza il minimo errore.

Non sapevo che i demoni fossero tanto bravi a fare i compiti.

E tra l'altro, non ero neanche sicura che fosse un demone. I demoni erano completamente diversi, e quel coso era diverso da quelli della mitologia greca. Pure quelli di Shadowunters erano diversi.

Non bastava semplicemente tamburellare un po' su una scacchiera per evocarli; eppure quel coso era spuntato fuori dal nulla.

Dopo aver recuperato il libro, avevo 'rinchiuso il demone nella pietra', come diceva il procedimento.
Il che a me sembrava una cosa molto stupida: come può un demone di fumo essere rinchiuso in una pietra?

A quanto pare può.

Il giorno dopo a scuola il professore mi fece i complimenti, dato che ero l'unica della classe ad aver fatto tutto giusto.

I miei compagni di classe ci erano rimasti di sasso, considerando la mia media... diciamo non troppo alta.

La lezione passò lentamente, e come al solito io ne approfittai per dormire un po'.

Venni svegliata dalla campanella che segnalava l'inizio dell'intervallo.

«Allora, da chi li hai copiati i compiti?» mi chiese Angela.

«Da nessuno! Li ho fatti da sola»

«Certo, e io sono la regina d'Inghilterra. Li hai presi da Marta?» chiese scettica.

Sospirai pesantemente, prima di sussurrarle: «Okay, non li ho fatti io. Ma non crederai mai a quello che sto per dirti.»

«Sentiamo»

«È stato un demone di fumo.» Le confessai.

«Mia, dimmi la verità» sbottò lei.

«Ti giuro che non sto mentendo!»

«I demoni non esistono, Mia. Piuttosto dimmi che li ha fatti il tuo gatto.»

«So che sembra incredibile, ma è così. Non ci credi?»

Angela scosse la testa.
Rovistai in quel casino che era il mio zaino e tirai fuori il libro.
«Leggi la parte sui demoni» le ordinai.

«Ma è un libro di favole!» ribatté lei.

«Lo credevo anch'io. Ora leggi.»

Diede un'occhiata veloce e poi mi riconsegnò il libro.
«Dimmi chi ti ha fatto copiare i compiti» ripeté ancora.

«Ma allora sei testarda! Ti ho detto la verità, sai che non ti mentirei mai!»

«E allora quella volta che sei uscita con Alessandro senza dirmi niente? E quella volta che hai mangiato tutti i pasticcini? E quella volta che...»

«Ho capito» la interruppi. «Ma ora ti sto dicendo la verità. Non ci credi? Te lo proverò oggi stesso, se vieni a casa mia.»

«Okay, va bene» disse lei. «Ma sappi che se mi hai mentito mi devi una pizza.»

Era tutto pronto per ripetere l'evocazione. Angela era seduta accanto a me e si tormentava il lembo della maglia. «Mia, quando ammetterai che hai sparato una gran cavolata?»

«Non lo ammetterò mai, perché non è così» risposi secca.

Cominciai a tamburellare sulla scacchiera come l'altra volta. Mi sentivo terribilmente a disagio, perché nonostante fossimo al buio sentivo quasi lo sguardo scettico di Angela su di me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02, 2015 ⏰

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