giorno uno

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Ricordo come mia nonna era sempre lì ogni volta che il mio cuore veniva spezzato da qualcuno. Ma con Camila le cose erano diverse. Morivamo dalla voglia di fare l'amore, di farci le coccole, di baciarci ma era una sorta di tira e molla. Ci lasciavamo per stupidaggini. Per gelosia o per pura voglia di dare una svegliata alla nostra relazione. Solo per renderci conto, alla fine, che avevamo bisogno l'una dell'altra.

Ricordo come mia nonna mi diceva ogni volta che il mio cuore era spezzato: "un po' di dolore ti aiuterà a soffrire quando starai male per davvero". Perché per ogni dolore ce ne sarà uno sempre più grande e tutti quelli venuti prima, ti aiuteranno solamente ad "attutire" la caduta di un dolore maggiore.

Ora sedevo sul tetto dell'appartamento che io e Camila condividevamo.

Avevamo litigato, di nuovo.

Lei aveva portato qualcuno a casa dopo che si era drogata ad una festa, pensando che quel qualcuno fossi io.

Ma le mani che viaggiavano lungo tutto il tuo corpo non erano le mie. E le urla di Camila non erano causate da me. La sua voce non la faceva impazzire come ci riesce la mia. E molto probabilmente Camila cercò anche di mordersi il labbro per paura che il mio nome sarebbe scappato come un gemito dalle sue labbra.

Avrei dovuto fare le borse, così che una volta rimasta sola nella stanza si sarebbe accorta che i miei vestiti non erano più lì, che ogni cosa che apparteneva a me non era più lì e che soprattutto io non ero più lì.

Ma il pensiero di continuare a stare male per qualcuno che ami (o è quello che tu fai credere a te stessa di fare) è più forte del pensiero di andare avanti e cacciare via tutte le cose tossiche della tua vita e soprattutto, lei. Che in quel momento era la cosa più tossica.

Ma inizialmente pensavo di avere controllo su di tutto. Ma più la nostra relazione andava avanti più mi accorgeva che sì, riuscivo ad avere il controllo su tutto tranne su di lei.
Inizialmente mi spaventava questa cosa, ero sempre stata quella forte ma in questo periodo sembrava che l'unica cosa che riuscivo a fare fosse quella di sanguinare e di piangere perché non sapevo come mettere apposto le cose. Non lo sapevo, davvero.

Succede quasi ogni settimana che Camila si ubriaca o si droga e porta gente estranea a casa nostra, nel nostro letto. La maggior parte erano tutti uomini.

Ricordo la settimana scorsa mentre ero nel bel mezzo di un sogno meraviglioso e incominciai a sentire dei passi irregolari verso la porta di ingresso. Li sentii scomparire nella nostra stanza, in fondo al corridoio e in quel momento non mi accorsi nemmeno in che momento le lacrime incominciarono a rigare il mio viso. Quei passi bruciarono nella mia mente, sentivo che stavo sull'orlo di morire per quanto a lungo trattenni il respiro. Perché sentivo i suoi gemiti e non ne ero io la causa. Ma lui non la conosceva come faccio io e quella nel letto con lei dovrei essere io ogni volta che Camila porta un ragazzo diverso qui.

La porta della nostra stanza si spalancò rivelandone un uomo sulla trentina, robusto, mentre cercava di allacciarsi i pantaloni, con una t-shirt appoggiata su una spalla e una striscia di vomito sul suo petto. Probabilmente Camila aveva bevuto troppo.

"Stupida puttana," sussurrò il signore aprendo la porta di ingresso e sbattendola con tutta la sua forza poco dopo. Sussultai leggermente.

Chiusi gli occhi appena sentii che Camila nella stanza vicino era scoppiata a piangere. Mi alzai dal divano e andai nella stanza dove trovai Camila completamente nuda, mentre abbracciava uno dei due cuscini con cui entrambe dormivamo.

Mi stesi al suo fianco portando la ragazza, sporca anche lei di vomito, sul mio petto. "Hey," sussurrai. "Va tutto bene, non devi piangere."

"Lauren?" Chiese Camila.

"Si, piccola. Sono io."

"Non avevo intenzione di vomitare, ho sporcato tutto," Mi accorsi che la ragazza tra le mie braccia era ancora ubriaca. "Non devi preoccuparti, pulirò tutto quanto io, ma prima dobbiamo pulire te," ridacchiai leggermente per cercare di non farla piangere e di far calmare la ragazza, anche se in quel momento non c'era nulla di cui ridere. "Che ne dici se ti porto nella vasca?"

Camila annuì debolmente asciugando le proprie lacrime con il palmo della sua mano destra. "Si," poi disse, annuendo nuovamente.

Misi un braccio sulla schiena della ragazza mentre con l'altro riuscii a prenderle le gambe. In un colpo solo riuscii ad alzare la ragazza dal letto e a trascinarla in bagno. La misi seduta nella vasca e aprii l'acqua calda in essa. Mi misi a sedere sul pavimento, incominciando ad accarezzare i capelli di Camila che sembrava si fosse calmata, aspettando che la vasca si fosse riempita d'acqua.

"Lauren?" Chiamò Camila sorridendo leggermente alla ragazza più grande.
"Dimmi," dissi.

"Mi piace quando mi accarezzi la testa così," ridacchiò Camila. In quel momento sembrava una bambina piccola.

"Davvero? Allora dovrei farlo più spesso!" Dissi.

Camila annuì più di una volta ridacchiando.

Mi accorsi che la vasca si era riempita abbastanza da coprire d'acqua il corpo della ragazza più piccola, così mi alzai da terra, chiusi l'acqua e lasciai un bacio sulla fronte di Camila.

"Vado a pulire il letto così appena ti sei lavata per bene, ti infilo sotto le coperte e cerchi di riposarti, va bene?" Chiesi conferma. Camila annuì in risposta.

"Non muoverti da qui," dissi indicando la vasca.

Mi recai nella sua stanza sbuffando, ero stanca di tutto questo. Incominciai a cacciare le lenzuola sporche dal letto portandole nella piccola lavanderia alla fine del corridoio e ne estrassi un paio nuove dal cassetto del bagno. Rifeci il letto, era un sollievo sentire il profumo delle nuove lenzuola per lei.

Presi da terra i vestiti che quell'uomo aveva tolto di dosso a Camila e portai anche loro in lavanderia, per poi ritornare in bagno dove mi accorsi che Camila si era addormentata.

Aspettai che l'acqua andò giù per il tubo di scarico prima di avvolgere un'asciugamano intorno il piccolo corpo della ragazza che giaceva nella vasca. Lo asciugai per bene prima di riprendere in braccio Camila nello stesso modo in cui la portai nel bagno qualche minuto prima e la portai nella mostra stanza da letto, dove le infilai un paio di slip e una delle mie felpe larghe che Camila amava.

La misi sotto le lenzuola e le lasciai un bacio casto sulla fronte prima di decidere che forse, per quella sera, sarebbe stato meglio se avessi dormito sul divano nel salotto.

Sapevo che il giorno dopo Camila non avrebbe ricordato nulla.

after midnight ➳ camren one shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora