Capitolo 2.

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Tre giorni dopo.

Sebastian stava sistemando alcuni documenti nell'ufficio della signorina, quando vide la lettera del conte Vlad sulla scrivania.
Vlad.
Qualcosa gli suonava familiare; quel nome non era molto diffuso lì a Londra, eppure non riusciva a ricordare a chi appartenesse.
"Lo scopriremo stasera" disse a voce alta con aria divertita, continuando a sistemare gli ultimi fogli. Quando finì diede un'occhiata al suo orologio da tasca, erano le 7.00 di mattina e doveva preparare la colazione per la sua Miss.

Era solo una neonata quando Ciel gliel'affidò e da quel momento Sebastian non smise un attimo di pensare a lei. Il prendersi cura di una creaturina così piccola e indifesa fece nascere in lui una specie di parte umana, che lo spinse sempre di più a proteggere la Phantomhive e ad affezionarsi a lei. Erano passati sedici anni da quel giorno, e anno dopo anno si rese conto di non essere più il demone di una volta, quello interessato solo a stipulare contratti e a saziarsi di anime. Era... cambiato. Tutto ciò che provava per la ragazza si stava man mano intensificando e non era più semplice protezione. All'inizio è stata dura ammettere a sé stesso di poter provare quel sentimento così profondo, come solo l'amore può essere, nei confronti di un suo simile, per giunta anche metà umano.

Chi era lei per scatenare in lui tutte quelle piacevoli sensazioni? Com'era possibile che un essere così potente era riuscito ad innamorarsi di qualcuno?

Ma prima di ciò, doveva dire ad Anya la verità: anche lei era l'essenza del demonio, e non poteva continuare a nasconderglielo. Doveva parlargliene. Il terrore di una reazione negativa da parte della ragazza lo bloccava, non voleva perderla, non se lo sarebbe mai perdonato e solo l'idea gli faceva venir voglia di spaccare ogni cosa che gli capitava a tiro.

Se erano in quella situazione fu solo per colpa di Alois, poichè impedì a Sebastian di portare a termine il suo compito, ovvero divorare l'anima del suo padrone, facendo rinascere quest'ultimo demone e maledicendo di conseguenza tutta la dinastia dei Phantomhive, sua figlia compresa.

Ma per fortuna Anya apparteneva ad una categoria inferiore.

Era, diciamo.. un demone incompleto.
Come la maggior parte di quegli esseri, anche lei aveva capelli scuri, grandi occhi scarlatti e unghie nere, ma non aveva bisogno di cibarsi di anime. Infatti, avere in lei del sangue umano misto a quello del maligno, l'aiutava a tenere a bada la sua forma demoniaca e a comportarsi come una comune persona normale. Non era assolutamente come suo padre, uno spietato apatico affamato solo di vendetta e odio. Lei, a differenza, era gentile e sapeva provare pietà e sensibilità nei confronti altrui.
Inoltre stava per diventare un demone adulto e da lì a poco avrebbe sviluppato altre qualità degne di un essere così, tra cui l'immortalità (poichè, da quando la leggendaria Lævateinn Blade, l'unico strumento capace di uccidere un demone, andò distrutto, tutti quei mostri erano costretti a vivere per l'eternità) e il fascino.

Già, il fascino. Molti, danno retta a quelle stupide leggende che rappresentano il diavolo come un piccolo spiritello rosso, con due corna e una lunga coda appuntita.

Non è così.

Il diavolo non è altro che un essere di straordinaria bellezza, quella bellezza capace di far cadere in tentazione chiunque, uomo o donna che sia. Infondo, è stato un angelo, ma non uno qualunque, bensì il preferito di Dio.

Sebastian entrò nella vasta camera e notò che Anya era già sveglia.

"Buongiorno miss Anya" disse mentre raccoglieva le tende lungo i lati della finestra, in modo da far entrare la luce del mattino, che andò subito ad illuminare il volto della ragazza. "Ha dormito bene?".

Fece una smorfia "Lo sai che non riesco a dormire da un bel po'.." si stirò e si appoggiò con la schiena alla testiera del letto.

Il giovane maggiordomo rimase in silenzio. Era preoccupato, la ragazza stava inziando a non avere più bisogno di dormire. La sua lunga veglia stava per iniziare.

Sempre silenziosamente le versò una tazza di thè verde, che lei rifiutò.

"Padroncina, le farà male non mangiare" insistette.
"Non mi interessa, ti ho detto che non voglio niente, ho quel fastidioso peso sul petto che non mi permette più di fare nulla.. Ma che mi sta succedendo?"

Egli non poté far altro che ascoltare quelle parole. Detestava vederla stare male.

Risistemò la tazza sul piccolo carrello e si ricompose.

"Impegni per oggi?" riprese svogliatamente.
"Beh, oltre al solito appuntamento con Mr.Baker, nessuno in particolare, madame."
"Davvero? Nemmeno alla Funtom?" domandò titubante.
"Sì, my lady.. Le ricordo che questa sera ci sarà il Gran Ballo alla residenza del conte Tepes. La carrozza passerà per le 19.00.
È stata lei a dirmi di cancellare tutti gli appuntamenti per oggi.." proferì serio.

"Cavolo, è vero.." disse portandosi una mano sulla fronte. "..Ma che ore sono?"
"Le 8.30 signorina. Vuole che vada a preparare la vasca per il bagno?" domandò dirigendosi verso l'uscita.
"Sì, Sebastian, grazie.." disse lei seguendolo con lo sguardo.

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