Capitolo 3

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"When you lose something you can't replace
When you love someone but it goes to waste
Could it be worse?"

Quando Blaine si risveglia, la camera è sottosopra. Il letto è disfatto, alcune maglie sono buttate sulla poltrona vicino alla porta, l'accappatoio bianco è buttato per terra e sul letto ci sono il dvd del suo matrimonio e un film di Harry Potter. L'unica cosa che mancava in quella stanza era il solito biglietto di Kurt appeso all'armadio, con su scritto 'Rise and shine!'. Sospirò, fissando il soffitto, chiedendosi allo stesso tempo il motivo per cui Kurt era uscito così presto da casa.
Il moro si alzò dal letto, trascinandosi a fatica verso la cucina. Pensava che suo marito gli avesse preparato la colazione -cosa che faceva di solito quando usciva prima di lui- ma, una volta arrivato in cucina, si rese conto che i piatti erano ancora nel lavandino e non c'era traccia di una padella utilizzata per cucinare un po' di uova e del bacon.
«Chissà dove è finito.» mormorò Blaine, avviandosi verso il tavolino in salotto per prendere il telefono. Inserito il pin, aprì Whatsapp e la chat con Kurt.

'Amore, dove sei? x'
7:45 a.m.

Nessuna risposta.

'Tesoro, sei già andato al lavoro?'
7:45 a.m.

'O mi stai facendo una sorpresa e risponderai 
dicendomi che hai prenotato il viaggio in Europa?'
7:46 a.m.

'Kurt, ti prego. Mi rispondi?'
7:48 a.m.

Blaine continuava a fissare lo schermo del cellulare, cercava di capire il motivo per cui il marito non gli rispondesse, ma non gli veniva in mente. Per curiosità, andò a leggere il suo ultimo accesso.

Ultimo accesso il 15/04 alle 8:37 p.m.

«Non ci credo.» Blaine sussurrò quelle parole, prima di gettarsi a peso morto sul divano. Fissando la parete di fronte a lui, cercò di ricordare cosa fosse accaduto. Aveva un vuoto di memoria, come se si fosse appena risvegliato da un sonno profondo durato un'eternità.
'Ci siamo lasciati?' pensò il moro, ma vedendo la fede ancora al dito, scacciò quell'opzione dalla mente.
'Kurt è partito per lavoro?' Scacciò anche quella possibilità dai pensieri, ricordandosi che Kurt aveva deciso di lavorare unicamente nella sede di Vogue a New York, al massimo avrebbe continuato il lavoro a casa.

Blaine continuò a pensare. Ogni tanto si sdraiava completamente sul divano marrone, a volte si sedeva e appoggiava i gomiti sulle gambe, abbassando poi la testa sulle mani congiunte, fino a quando non gli venne in mente un'idea. Prese il computer appoggiato sulla libreria, tornò a sedersi con il laptop sulle gambe e aprì velocemente una pagina su Google. Digitò nella barra di ricerca Kurt Hummel e aspettò qualche secondo prima di ottenere qualche risultato. L'ansia lo stava divorando vivo: cercare il nome di suo marito su Google per sapere che fine avesse fatto era l'ultima delle sue intenzioni, e sicuramente quella peggiore.
Nel momento in cui il browser terminò di caricare la pagina, a Blaine mancò il fiato.

"Incidente mortale per le strade di New York.
Ferito gravemente un ragazzo ventitreenne"

Sperò con tutto il cuore che quel ragazzo citato nel titolo non fosse Kurt. Aprì subito il link e temette di morire da un momento all'altro.  La foto di suo marito era all'inizio dell'articolo. Pochi giorni prima, era stato scontrato da una macchina che non si era fermata allo stop all'incrocio. Kurt aveva proseguito come avrebbe dovuto, prima che l'altro guidatore colpisse e ribaltasse la macchina. Tre giorni in coma all'ospedale, tra le continue visite di amici e parenti, fino al momento in cui i medici non affermarono che Kurt non sarebbe sopravvissuto.
Gli occhi di Blaine erano lucidi. «Ma allora, ieri?- si chiese -Abbiamo dormito insieme, abbiamo mangiato insieme, abbiamo guardato anche il video del matrimonio.»
Batté un paio di volte le palpebre, prima che le lacrime iniziassero a bagnare le sue guance. Non voleva crederci. Aveva visto Kurt, stava bene. Ma perché su quel giornale veniva detto l'esatto contrario?

Urlò, in preda alla disperazione, alla tristezza, alla rabbia. Buttò il computer sul divano, prima di alzarsi e lanciare a terra qualsiasi cosa si trovasse sotto le sue mani. Dai libri ai cd, le foto, giacche, cuscini. Tirò un pugno al muro e, nonostante il dolore, ripeté l'azione. Una, due, tre volte, fino a quando non vide il sangue uscire dalle nocche. Era in preda alla rabbia più totale.
«Perché te ne sei andato, Kurt?» Blaine si mise le mani fra i capelli pieni di gel e si piegò sulle ginocchia. Non riusciva a credere che se la stesse prendendo con una persona morta, una persona che non lo avrebbe sentito e che non gli avrebbe risposto. «Ma che dico. La colpa è solo mia. Non mi sono goduto quegli ultimi istanti con te, abbiamo pensato a lavorare e nel momento in cui stavi tornando a casa, a casa nostra, te ne sei andato. Dovevo dirti di restare a casa, di chiedere un giorno di ferie e non mi sarei dovuto lamentare dei problemi economici che ti hanno portato a lavorare più duramente.»
Blaine urlò quelle parole con tutto il fiato che aveva nei polmoni, dando la colpa semplicemente a sé stesso, per non aver passato più tempo con Kurt.

Lentamente, le lacrime smisero di scorrergli sulle guance e anche la rabbia svanì. Blaine si stava svuotando da tutto.
L'unico pensiero fisso era ancora Kurt. Stava cercando di immaginare cosa ne sarebbe stato di lui senza suo marito, senza il suo più grande sostenitore e fan, senza l'unica persona che amava più di sé stesso. Come avrebbe vissuto ogni giorno sapendo di aver perso la sua guida? Dopotutto, era la persona che era grazie alla vicinanza di Kurt, ai suoi consigli, ai suoi insegnamenti.
Blaine si sedette sul divano, cercando di liberare la sua mente da tutto. Si sdraiò, chiuse gli occhi, convinto che avrebbe smesso di pensare a lui. Ma aveva ancora quel pensiero fisso in testa.

«Sai, Sam,- Blaine rivolse il suo sguardo all'amico, sulla strada verso il cimitero –questa mattina neanche credevo che Kurt fosse morto. Ricordo di aver passato ieri con lui, guardando video e chiacchierando, come abbiamo sempre fatto. E ora siamo sulla strada per andarlo a trovare, sepolto in un cimitero.»
Sam lo guardò. «Da bravo studente universitario che sono, anche se non ci vuole molto per dirtelo, hai semplicemente immaginato. Sei riuscito a fare un viaggio nella tua mente, hai ripescato i momenti belli che hai passato con lui e hai provato a riviverli. Eri convinto di vederlo davanti a te, ma sicuramente stavi parlando da solo.»
A quell'affermazione, il moro abbassò la testa, guardando le sue scarpe. Viaggiato? Lui lo aveva sempre fatto, ma realmente, non in testa, non ne aveva mai avuto il bisogno.
Continuarono a camminare sulla stradina. Quello stesso pomeriggio, Blaine aveva chiamato il suo migliore amico Sam per farsi accompagnare al cimitero. Non se la sentiva di andarci da solo, aveva paura di crollare davanti alla tomba, senza nessuno pronto ad aiutarlo.
«L'altro ieri,- riprese a dire Sam – ti ho accompagnato a casa dopo il funerale. In macchina cercavo di parlarti, ma tu eri completamente assente, allora ho capito che non era il momento giusto.»
«Avevi ragione.» rispose velocemente Blaine, prima di perdersi nei suoi pensieri.

I due continuarono a camminare e, in meno di cinque minuti, si ritrovarono di fronte al luogo in cui giaceva Kurt. Sopra c'era una delle foto che Blaine gli aveva scattato la notte di Capodanno a Times Square. Il sorriso del ragazzo illuminava la foto, i suoi occhi del colore non definito di cui si era innamorato Blaine appena lo aveva incontrato splendevano come diamanti.
«Ehi, amico?» mormorò Sam, avvicinandosi al moro. Blaine si girò e lo guardò dritto negli occhi.
«Ho paura, Sam. Ho paura di dimenticare la sua voce delicata, il suo sguardo, il colore dei suoi occhi. Ho paura di dimenticare i suoi consigli, la sua voce mentre mi cantava una canzone oppure il semplice modo in cui mi guardava.»
Riprese poi ad osservare quella foto, fino a quando le lacrime iniziarono a rigargli le guance. «Immaginavo sarebbe stato difficile per te.» rispose Sam, facendo voltare Blaine che si buttò su di lui per abbracciarlo.
«Mi manca, Sam.- disse fra le lacrime e i singhiozzi –Sono stato uno stupido ad immaginare che tutto potesse tornare come prima.»
Sam non rispose subito: si limitò a stringerlo ancora di più, per poi sussurrargli in un orecchio «Ci sono io, Blaine.»



#moi
Ecco i primi tre capitoli per il concorso 'The Wattpad Star' a tema VIAGGIO, sia fisico, che mentale.
Spero vi piaccia.
ehi_Darren

Another's arms «Glee» (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora