Capitolo 2.

16 1 0
                                    

Un suono scostante mi obbliga ad aprire gli occhi. Allungo un braccio, tastando con le dita il comodino, nella vana illusione di colpire la sveglia. Non ho la più pallida idea di che ore siano. A giudicare dalla luce fioca del sole, che filtra dalle persiane chiuse, deduco siano circa le sette. Aggrotto la fronte. Eppure, oggi è sabato. Non ho lezioni, nè tantomeno impegni. Perchè diavolo la sveglia è suonata? Sbuffo, infilando il viso al di sotto della coperta, nel tentativo di riaddormentarmi. Il rumore scostante riprende ad infastidirmi con insistenza. Ma che diavolo? Sollevo una palpebra, rimanendo vigile. Mi rendo conto, che il tonfo assordante non deriva dal comodino. Bensì, dalla porta. Apro anche l'altro occhio, allarmandomi. Chi puó essere a quest'ora del mattino? Mi scrollo il lenzuolo da dosso, prendendo coraggio per scendere dal letto. Infilo le ciabatte e mi aggiusto la maglietta del pigiama, passandomi una mano tra i capelli annodati. Nulla da fare. Sembro uscita da un film horror degli anni '80.
Quando ero piccola non avevo dimestichezza con queste cose. Non mi preoccupavo di come andassi in giro. Struccata. Vestita male. Non importava a nessuno, perchè sarebbe dovuto importare a me? Con il periodo della pubertà, non è cambiato nulla. Mi vestivo con ció che trovavo in giro, non facendo realmente caso a quanto mi stesse bene o meno. I trucchi erano un limite assoluto. Gli smalti, i tacchi, le gonne? Solo pura fantascienza. Ad essere sincera, ora come ora, me ne vergogno un po'. Lo stile da "maschiaccio" non si avvicinava neanche lontanamente a ció che mi rappresentava. Era più un "nonminteressa" e, nonostante fosse comodo, era un vero e proprio deterrente umano. Poi, ho conosciuto Rebecca. Non ha soltanto rivoluzionato la mia vita, ma anche il mio guardaroba. E, mio malgrado, gliene sono grata. Sebbene, a volte, mi proponga outfit che, a dirla tutta, non rifilerei neanche al mio peggior nemico.
Mi stropiccio gli occhi con le dita, mentre mi trascino lungo la moquette. Le mie gambe sono fatte di mattoni.
Più il tempo passa, più i colpi aumentano.
"Arrivo, arrivo." Borbotto, assonnata.
Apro la porta, riparandomi dalla luce del sole.
"Ma che diavolo.."
"Mi sa che ho sbagliato." Una voce familiare si fa largo nella nebbia mattutina, spazzando via i residui della notte appena trascorsa. Non ci credo.
"Harry?" Che cosa ci fa lui, qui?
"C'è Rebecca?" Aggrotto le sopracciglia.
"Ehm, no. Rebecca non abita qui. Alloggia al campus."
Mi appoggio allo stipite della porta, sfregando i piedi nudi tra di loro. Harry si mordicchia il labbro inferiore, revisionandomi da cima a fondo. Solo adesso, mi rendo conto delle condizioni in cui sono. Arrossisco violentemente, schiarendomi la voce. I suoi occhi si soffermano più del dovuto sui pantaloncini slavati che indosso.
"Sono coni gelato, quelli?"
"Eh?"
"Quelli sui pantaloncini," li indica con le dita, "sono coni gelato?"
Arriccio le punte dei piedi, cercando di alleviare la tensione.
"No. Sono pizze." Ammetto, imbarazzata.
"Sono carini," inarca un sopracciglio, puntellandosi un polpastrello sull'arcatura del mento, "i pantaloncini, intendo."
Incrocio entrambe le braccia al petto. L'aria fresca comincia a pungermi il viso, lasciando una scia di brividi lungo il suo tracciato.
Annuisco, afferrando tra i denti il mio interno guancia.
"Ti ringrazio."
Nessuno dei due sembra mollare.
"Allora.."
"Allora.."
Dondolo sui talloni, spostando il peso da un piede all'altro. Non vorrei essere indiscreta, chiedendogli di andare. La verità è che, oltre a non voler relazioni, lui mi mette a disagio. Terribilmente a disagio.
"Perchè sei qui?" La domanda mi esce di getto, senza darmi il tempo di riflettere sul da farsi.
Non sono mai stata in grado di adoperare il famoso filtro "bocca-cervello", nonostante i miei sforzi, tutti i tentativi si sono rivelati essere dei fallimenti in piena regola.
Harry si guarda intorno, stringendosi nelle spalle.
"Te l'ho detto. Stavo cercando Rebecca."
"E perchè la stavi cercando a casa mia?"
"Mi ha dato questo indirizzo."
Ora è tutto chiaro. In questo momento, se non altro, vorrei strozzarla.
Tendo le labbra in un sorriso forzato, aggrappandomi alla porta come se potesse trattenermi dal dire o fare qualcosa di cui potrei pentirmi. Sono furiosa.
"Beh, a quanto pare si è sbagliata." Mormoro, a denti stretti. "Ora, se vuoi scusarmi, devo fare una telefonata."
E, senza aspettare risposta, faccio l'errore più grande della mia vita. Gli sbatto la porta in faccia.

"Si può sapere che cavolo ti è venuto in mente?" Sto praticamente urlando, ma non mi interessa. Dall'altro capo del telefono c'è solo un silenzio assordante.
Una volta rientrata in casa, ho chiamato Rebecca a tempo record, senza curarmi del fatto che, con tutte le probabilità, avrei svegliato sia lei che l'intero campus.
"Becca, rispondimi, perchè sto iniziando ad incazzarmi."
"Pensavo che.."
"Non mi interessa. Non puoi dare il mio indirizzo a chiunque." Mi passo una mano sul viso, massaggiandomi l'attaccatura del naso con veemenza, stringendola tra l'indice e il pollice. Mi verrà un'ulcera, ne sono sicura.
"Mi dispiace.." sussurra, insicura.
Sospiro, decisa a darmi una calmata. Di questo passo, non arriveremo da nessuna parte. Sono sempre stata una persona impulsiva, un treno in quarta che, quando parte, non riesci a fermarlo. Non ne vado fiera. Spesso e volentieri le parole mi sfuggono, ed è difficile riuscire a prevenire, prima di curare.
Passeggio avanti e indietro per la stanza, tenendo lo sguardo fermo sul davanzale.
"Becca.." faccio un respiro profondo, chiudendo per un secondo gli occhi, "non farlo mai più, va bene?" Mi sembra quasi di vederla annuire, con un sorriso sornione stampato sulle labbra.
"Ti voglio bene, Sky."
"Anche io."
Interrompo la chiamata, appoggiando il cellulare sul ripiano lucido del bancone. Mi mordicchio il labbro inferiore, facendo mente locale.

Il pomeriggio scorre tranquillo, tra uno zapping e l'altro, tra un pop-corn e l'altro, avrò preso come minimo due chili. La noia mi assale, costringendomi a rimanere in pigiama.
Dopo l'ennesimo documentario, spengo la tv. Mi guardo intorno, assorbendo il silenzio nel quale sono precipitata. Mi alzo, emettendo un suono gutturale che, a dire la verità, non mi appartiene. Mi sto consumando. Devo fare qualcosa. Do un'occhiata fuori: il tempo sembra reggere, nonostante le nuvole grigie. Decido di andare a prendere un frappuccino da Starbucks.

Dopo essermi lavata e vestita, esco di casa, infilando un ombrello nella borsa per sicurezza. Mi avvio a piedi verso la caffetteria più vicina, non facendo caso al via vai di persone.
Entro nel bar senza guardarmi intorno, ordinando un frappuccino al caramello.
"Ne faccia due."
Mi volto impercettibilmente. Riconoscerei quella voce dappertutto.
"Sta diventando un'abitudine."
Harry sorride, mettendo in mostra due fossete ai lati delle guance.
"Due volte in un solo giorno. Sono onorata." Ironizzo, afferrando la mia ordinazione.
"Al contrario. Sono io, quello fortunato." Accompagna le sue parole con un occhiolino che, probabilmente, potrebbe diventare un tic. "A meno che tu non abbia intenzione di sbattermi qualche altra porta in faccia, sia chiaro."
Vengo riportata indietro nel tempo. Esattamente a quella stessa mattina, quando, per l'ennesima volta, ho fatto una figuraccia. Decido di optare per l'indifferenza.
"Scommetto che ne hai conquistate tante." Mormoro, ansiosa di cambiare discorso. Tergiversare non è mai stato il mio forte. Ma, come si dice, tentar non nuoce.
"Nessuna che mi interessasse davvero."
Appoggio il bordo del bicchiere sull'estremità del labbro, bevendo un po' di frappuccino. Sto giocando con il fuoco, lo so bene.
"Peccato." Faccio spallucce, lasciando una banconota da cinque dollari sul bancone.
"Ma, ehi, c'è sempre una prima volta."
Scuoto il viso, sentendo improvvisamente caldo.
"Buona serata, Harry." Balbetto, impacciata. Afferro il resto e, per la seconda volta, mi allontano.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 17, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Glee||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora