Capitolo 1 - Evelyn

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Il mio classico pomeriggio su i libri sta per terminare. La preparazione per l'esame di Marketing va a gonfie vele. Penso di sapere a memoria ogni parola presente nell'immenso libro, composto da ben duemilatrecentonovantadue pagine. Un tempo non avrei mai pensato fosse possibile immagazzinare nella propria mente, una quantità assurda di pagine. Oggi mi ritrovo a dire che è più che possibile. Non chiedetemi però, se questo sia merito del mio essere incline alla pazzia oppure no, perché non saprei rispondere a tale domanda.

Questa sera come ho promesso alla mia cuginetta Selene festeggeremo insieme ad amici il mio trenta e lode. Quel famoso trenta e lode - di una lunga serie - preso in Diritto privato la settimana scorsa. Mio padre non mi fa uscire facilmente di casa, se non per accompagnarlo alle prestigiose cene di lavoro, di conseguenza non ho molti amici. Vi chiederete, che fine abbia fatto la madre di codesta fanciulla: è scappata via di casa quando avevo appena sei anni. Non le do una colpa, avrei fatto la stessa cosa anch'io al suo posto. Credetemi quando vi dico che sopportare mio padre è difficile. Solo una creatura innaturale ci riuscirebbe, ed io di naturale non ho nulla. L'unica mia salvezza è Selene. Figlia del fratello di mio padre, cugina di primo grado, e dunque dello stesso sangue nobile della famiglia Grimaldi. Solo con lei, mio padre, fa un eccezione a quella che è la regola della detenzione forzata in casa. Io e Selene ci passiamo quattro anni di differenza. Lei è più grande di me, ed il fatto di esserlo dovrebbe dare per scontato la sua superiore maturità rispetto alla mia.

"Diamine Evelyn sei ancora su quei dannati libri? Sono le nove, ti vuoi muovere?!". Eccola.. mia cugina Selene, un essere umano totalmente diverso nel genere. Alcune volte mi chiedo se sono io quella scambiata accidentalmente al momento della nascita, o lei.. tutto questo, per affermare che siamo l'opposto in tutto. Lei solare, carismatica e bellissima. Io negativa, asociale e bruttissima.

"Selene stai calma, e soprattutto non mettermi ansia come solo tu sai fare".

"Certo che sei una pallaaa. Sempre con questa scusa dell'ansia e della depressione. La vuoi smettere di piangerti addosso? Hai ventitré anni non cinquanta.. su su, svelta a cambiarti, e stasera...." mentre lo dice, sventola in aria una busta enorme con su scritto il nome di un famoso marchio italiano, ovvero Armani "...decido io cosa devi indossare. Non mi porto in giro per i locali più "in" di Milano una nonna di altri tempi". Non ha tutti i torti, l'ultima volta che siamo uscite insieme ho indossato una longuette marrone ed una camicetta a fiori panna. Mi hanno guardata tutti schifati per l'intera serata, ed io che ho avuto pure il coraggio di domandarmi il perché. Sei una sfigata Evelyn, una S.F.I.G.A.T.A.!

"Io mi auguro che i tuoi vestiti siano idonei alla prova del nove che mi farà mio padre non appena uscirò da questa stanza".

"Tranquilla, tuo padre è uscito per una cena di lavoro con mio padre. Non corri il rischio di essere beccata, almeno per questa sera. Invece, per quanto riguarda i vestiti...fidati di me, sarai uno schianto". Le ultime famose parole...

Esattamente un'ora dopo sono davanti allo specchio. Selene ha gli occhi lucidi dall'emozione e mi osserva, palesemente orgogliosa del risultato raggiunto. Io non so se correre in bagno e chiudermi a chiave per sfuggire a questa tortura cinese, oppure darle il privilegio di giocare con il mio corpo, come fossi una bambolina, e accontentarla per un'unica sera. Opto per la seconda, anche perché dopo cinque ore sopra i libri ho bisogno di prendere un po' di aria. Guardandomi bene allo specchio posso constatare che in realtà non sono così male. Indosso un vestitino nero aderente di una lunghezza poco sopra le ginocchia. La scollatura è leggermente accennata sul davanti, e poco più profonda sul retro, infatti Selene ha pensato pure di acquistare un reggiseno color carne con bretelle trasparenti. Ovviamente ha esordito dicendo "è inutile dirti che l'abito vestirebbe meglio senza reggiseno, ma conoscendo la mia polla, ed onde evitare attacchi di panico improvvisi, ho deciso di acquistartene uno adatto". E meno male dire, non l'avrei mai e poi mai messo senza, vista la mia terza abbondante. Ai piedi un comodissimo paio di sandali neri umile tacco dieci. Una borsetta microscopica dello stesso colore delle scarpe sotto il braccio. Alcuni gioielli, giusto per colorare un po' l'espressione funebre che ormai mi contraddistingue da anni, e sulle labbra, per la prima volta in vita mia un rossetto rosso fuoco...

"Sei favolosa..." continua a ripetere mia cugina, imitando così un disco rotto degli anni trenta. L'Audi con autista, che il caro babbo non ha dimenticato di inviarci a casa, è appena arrivata davanti all'ingresso del Vanilla Club Milano, una delle più rinomate e famose discoteche della zona. Mia cugina ha organizzato tutto in grande, "tanto pagano i fratelli Grimaldi, chi se ne frega" ha detto.

Una volta dentro, l'odore di fumo ed alcool inebria le mie narici, e per una volta in vita mia penso che questa sia la serata adatta per ritornare a casa bella che ubriaca. *Che sarà mai una bella sbronza dopo tutti questi anni buttati su i libri?*.

La serata procede alla grande, come il livello di alcool in circolo nel mio corpo. Nonostante abbia esagerato un po', ho seguito il consiglio datomi da Filippo: "se sei una che regge l'alcool, e non vuoi precipitare prima del previsto basta non mischiare i generi. Se inizi con cocktail, finisci con cocktail. Se inizi con super alcolici, finisci con super alcolici". Ho iniziato con cocktail, e dopo averne bevuti cinque credo che sia arrivata l'ora di finire del tutto con l'assunzione. La testa inizia leggermente a girarmi e la vescica a lamentarsi. Decido di andare in bagno per liberare la sofferenza della mia vescica e per rinfrescarmi un pochino. Avviso gli altri del mio allontanamento, nel caso un incidente di percorso dovesse impedirmi di ritornare indenne.

Riesco a trovare i bagni senza alcuna difficoltà, anche se il corridoio è buio e stretto. Il bagno è abbastanza pulito, nonostante la notevole mole di gente presente nel locale. Dopo essermi rinfrescata, mi guardo allo specchio e mi accorgo che sono un disastro. I miei occhi sono arrossati e quel po' di mascara messo è tutto sbavato sotto gli occhi, per non parlare del rossetto ormai inesistente. Sistemo alla meglio la mia immagine, e penso a come siano stupide le ragazze che amano fare questa vita ogni sera. Abbandonarsi inutilmente a se stesse per il semplice piacere di essere identiche fotocopie l'una con le altre.

Esco dal bagno barcollando leggermente. Forse ho esagerato, o forse non reggo per niente l'alcool. Una vertigine improvvisa mi coglie di sorpresa facendomi perdere l'equilibrio. La mia lucidità mentale mi annuncia che non avrò nemmeno il tempo materiale di aggrapparmi a qualcosa, o poggiarmi semplicemente al muro. È un istante, perché di istante si parla. Due mani grandi e calde si posano sulle mie braccia in una presa forte ma allo stesso tempo dolce, possessiva. Le mie spalle si posano su un petto duro che mi impedisce di conseguenza una caduta memorabile. Sono sicura che sia un uomo, non ho alcun dubbio in merito. Le sue braccia mi stringono forte a se, mentre il suo viso, e di conseguenza le sue labbra iniziano una danza delicata di baci sul mio collo. Dovrei pensare che sia finita nelle mani di un maniaco seriale che ha solo voglia di stuprarmi ed usare il mio corpo, invece sposto la mia testa verso il lato opposto incitando maggiormente l'uomo in questione a continuare. Il suo alito caldo e profumato mi riscalda concedendo al mio corpo la possibilità di provare l'ebrezza del piacere. Un piacere che il mio corpo non ha mai sperimentato. Ho ventitré anni e sono ancora illibata. Non sono mai stata violata in alcun modo da nessun uomo, e mi sento quasi una poco di buono in questo momento, perché ho dato la possibilità ad un perfetto sconosciuto di farlo. Con un movimento leggero mi volta. I nostri respiri sono affannati, ansimanti. Non ho il coraggio di aprire gli occhi, e di conseguenza non lo faccio. Voglio semplicemente abbandonarmi alle sensazioni che questo uomo mi regala. Non lo conosco, ma scommetterei tranquillamente sulla mia stessa vita che anche lui ha gli occhi chiusi, per assaporare proprio come me questo momento. Restiamo immobili per un momento ad entrambi sconosciuto. Ci soffermiamo su i nostri respiri, come se volessimo semplicemente scoprire qualcosa in più l'uno dell'altra. Intorno a noi non vi è niente. Non riesco a percepire neppure la musica alta del locale, perché mi sembra di riuscire a sentire unicamente il ritmo costante del suo cuore. Le sue mani calde sulle mie scapole, e le mie mani sul suo petto sono le uniche cose che riesco a ricordare, prima che l'uomo misterioso vada via, subito dopo avermi dato un semplice bacio a stampo sulla fronte...per la prima volta dopo tanti anni ho provato un emozione. Un emozione così forte di cui non conoscevo neppure l'esistenza. Ed è stata bella, così bella che mi manca già terribilmente...

L'unica sinfonia del mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora