Capitolo 1

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Paure.
Buongiorno, Buonasera a tutti.
Mi chiamo Irene, ma per tutti sono ire, anche se preferisco essere chiamata Sam.
A dicembre compio 17 anni, e tutto ciò un pò mi spaventa.
Vi chiederete, sicuramente, perché?
Beh, non ho molta voglia di crescere, ho timore di tutto quello che il futuro riserverà per me, dato che, fino ad ora, la mia vita non è stata un granché.

Fin da piccina vivevo in una famiglia disastrosa, i miei genitori non andavano d'accordo, litigavano, urlavano, e mia madre era, puntualmente, l'idiota che permetteva a mio padre di trattarla così, ma, soprattutto, di picchiare me e lei.

Poi, 9 anni fa, a maggio del 2006, quando io avevo sei anni, a mio padre, diagnosticarono un tumore, di circa 9-10 centimetri di diametro, al fegato in stadio terminale. Morì l'8 luglio del 2006, due giorni dopo il compleanno di mia madre.

Non la presi molto bene, i primi mesi furono devastanti.

Dopo la sua morte, io e mia madre, ci siamo trovate con un vuoto nel cuore e un ammasso di debiti.
Mio padre ha sempre e solo creato problemi, ci amava, in modo macabro ma ci amava.

Mamma e papà avevano una cosa in comune: le dipendenze.

Alla sua morte mia madre si buttò, più del dovuto, nell'abuso di alcool, e, io, me ne accorgevo, soffrivo per lei perché sapevo che era triste.
Era uno di quei periodi dove litigavamo spesso per qualche anno, poi si calmarono le acque.

Ma è risaputo che la felicità è effimera.

Finì le elementari e mi ritrovai catapultata in prima media, un luogo a me sconosciuto, dove si può dire che bene non ci sono stata.
Le medie, per me, sono stati tre anni di pura merda. Non è come dicono gli altri che «Gli anni più duri sono le superiori ».

SBAGLIATISSIMO.

Classica storia del cazzo, mi prendevano in giro, gridavano le peggio cose, soprattutto in terza, e cose simili non ti scivolano addosso, specialmente, quando toccano uno dei tasti più bastardi. Ma alla fine, i bulli, se devono farti stare di merda premono la ferita che fa più male.

Scorrendo velocemente gli anni, dal 2006 ci troviamo al 2012.
In quei sei anni, avevo perso altre due persone, la mia bisnonna morta di vecchiaia, e mia cugina di tumore.
Ma arriviamo al punto.

Perché scegliere proprio quell'anno? Vi chiederete.

Indovinate un pò? Ci sarà, sicuramente, una data significativa.
Ed è vero. Il 27 maggio alle 11.20, mia nonna, chiamò me e mia madre.

«Irene, Irene, nonno è morto, è morto. Dio mio, come devo fare?»

Chiamai il 118, in quel momento ero a casa mia, a Ponte a Egola, per andare a casa di mia nonna ci volevano solo trenta minuti.
Avevo il cuore in gola, pochissima saliva, le gambe tremolanti e leggere.

Adrenalina.

Iniziai a correre verso la macchina, mia madre che mi seguì a ruota, impiegammo cinque minuti.
Quelle quattro rampe di scale, per me, non furono niente. Le volai. Non volevo perdere l'uomo che, con grande amore, mi aveva cresciuto.

Entrai a casa, penso di non poterlo dimenticare mai. Mio nonno sdraiato a terra, mentre due soccorritori cercavano di rianimarlo, le mie cugine, la sorella più grande di mia madre, Antonietta, e suo marito erano seduti sul divano, con una faccia malinconica. Mia nonna gridava:« Gesù mio, è morto è morto.» Mia zia con gli occhi colmi di lacrime, mi prese per mano, in una specie di gesto di compassione, o meglio comprensione.
Non ci volli credere, l'unica cosa che riuscì a dire furono dei ripetuti «No!».
Gli occhi sembravano un miscuglio tra dolore e  incredulità, ma nutrivo ancora della speranza.
Mi misi da sola, a sedere sulle scale al buio, e aspettai.
Sentii una delle soccorritrice andare in salotto e dire:«Signori, abbiamo fatto tutto il possibile, ma non ce l'ha fatta, è morto.»
E dentro di me, dissi «Ma che cazzo ditemi che è uno scherzo. Questo è un film, non la vita reale..»
Sbucò dalla porta mia cugina e, piangendo, mi abbracciò stretta a sé, proprio come quando morì mio padre, e in sottofondo c'erano i pianti di mia nonna e gli altri, mia madre chiedeva se si potesse continuare con la rianimazione, ma ormai era finita.

35 metri sotto terraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora