La vita è strana. Il giorno prima ti senti come se non ti mancasse nulla e percepisci solo la felicità interiore, mentre il giorno dopo non sai neanche chi tu sia o cosa tu stia facendo nella tua miserabile vita. Ero così confusa e stremata. Giacevo nel letto da ore, cercando di arrivare ad una conclusione plausibile che potesse spiegarmi la causa di tutto ciò che stavo passando nella mia esistenza. Ma, alla fine, mi ritrovai a sbuffare sonoramente e lanciare cuscini e roba varia contro quella parete bianca e scrostata del mio buco di camera. Odiavo alla follia non avere risposte. Se c'era una cosa che detestavo troppo era proprio il "non sapere". E non era di certo la prima volta che mi ritrovavo in un vicolo cieco. Ormai avevo perso il conto.
Ma avevo imparato una cosa importante dalla vita, nonostante la mia non fosse delle migliori: mai arrendersi. Mai. Se lo fai, sei nella merda. Ed io non volevo.
"Kelsey, è ora di anda-" La porta si spalancò e Caitlynn comparve. Uno sguardo di stupore e incertezza stampato in viso, mentre percorreva la camera con gli occhi, notando la roba per terra. "Ma che cazz.." disse, per poi buttare a terra lo zaino e raggiungermi sul letto. La guardai e le mostrai un debole sorriso. "Che succede? E' ora di andare e tu sei ancora in mutande e reggiseno!" puntualizzò, squadrandomi da capo a piedi. "E, per di più, hai un aspetto orribile, Kelsey" aggiunse, quasi mettendosi a ridere. Alzai gli occhi al cielo, scherzosamente, poi mi tirai su, pigramente, e andai in bagno per guardarmi allo specchio. Sussultai. Di certo, non mi aspettavo di avere quell' aspetto. Pensavo sembrassi meno disperata. Ritornai in camera, allarmata.
"Che ore sono?" le chiesi.
"Le otto e quaranta" rispose, leggendo l'orario dalla sveglia sul comodino. Quella sveglia. Brutta stronza.
"Cazzo, non ha suonato, stamattina" dissi, andando a prenderla, con l'intenzione di distruggerla. "Tra quanto comincia la prima lezione?" mi voltai verso di lei.
"Tra venti minuti, cara mia" disse, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
"Venti minuti?!" esclamai, in ansia, facendo cadere la sveglia dalle mie mani.
"Esattamente" si appoggiò allo stipite, sogghignando. "Pensavo che fossi pronta quando sono venuta qua ma, appena sono entrata, ho visto una distesa di cuscini per terra e una te disperata sul letto" spiegò "Forse devi dirmi qualcosa, Kelsey?" mi chiese.
Sospirai, poi aprii l'armadio, il quale stava cadendo a pezzi, e indossai un paio di jeans e una maglietta semplice alla velocità della luce. "Non c'è niente che non va, Caitlynn. Sono solamente stanca, okay? Tutto qui" mentii. Non perché non volessi raccontare cosa avessi alla mia migliore amica, ma semplicemente perché non volevo si preoccupasse. Solo questo. Gliene avrei parlato, comunque, ma non in quel momento. Ma comunque non era né una tragedia né la prima volta.
"Se lo dici tu.." disse, alzando le spalle. "Ti aspetto fuori, stronza. Muoviti" disse, uscendo dalla stanza.
"Faccio subito!" urlai, mentre mi infilavo le scarpe. Dopo di che mi diedi una sistemata ai capelli e misi il cellulare in tasca. Uscii dalla camera per andare all'entrata, dove tenevo lo zaino. Ma, ovviamente, non c'era.
"Cazzo" imprecai. Corsi in sala e lo trovai dietro la poltrona. Lo afferrai e lo aprii per controllare se ci fossero i libri e tutto il resto. C'era tutto. Andai in cucina, presi un bicchiere e ci versai dell'acqua fresca. Mentre bevvi, mi accorsi di un foglietto appiccicato sulla superficie del tavolo. Lo lessi:
"Tesoro, io sono andata al lavoro.
Torno oggi pomeriggio.
Buon primo giorno di scuola."
Mh, sì. Ricordamelo pure, mamma. L'ultimo anno di liceo è arrivato ed io sono in ritard-
"Kelsey, ti vuoi muovere o no?!" la voce di Caitlynn mi distolse dai pensieri, così posai il bicchiere nel lavandino e uscii fuori, dopo aver preso le chiavi di casa. Chiusi la porta e saltai la staccionata. Ci incamminammo immediatamente verso la fermata dell'autobus. Fortunatamente non distava molto.
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Rich&Poor
RomanceLa vita è strana. Davvero strana. Io non la capivo. Che senso aveva tutto ciò? Avevo milioni di domande, ma zero risposte. Non comprendevo ciò che mi accadeva. Non sapevo perché dovessi vivere certe situazioni. Di certo, non rimpiangevo la mia vita...