.:Chapter one:.

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L'università si stava dimostrando più dura del previsto e le ore in cui Tsurugi non aveva la testa infossata tra i libri si erano ridotte, quasi quasi, a quelle in cui dormiva e mangiava.
La maggior parte delle giornate trascorrevano così ormai: tra spiegazioni di cui cercava di comprendere più di quel che poteva - alternando le parole dei professori a sguardi al libro di medicina - a pomeriggi in cui si sedeva a tavola armato di libri e computer - per eventuali ricerche e approfondimenti - e staccava solo all'arrivo dell'ora di cena. Era qui che arrivava il vero e proprio problema di quella routine a cui si stava pian piano abituando: aprire il frigo e accorgersi di aver dimenticato di fare la spesa il giorno prima. E, più che una dimenticanza, questa si stava pian piano trasformando in abitudine e scusa per evitare di cucinare e andare al Newstart.
Il Newstart era un fast food che distava pochi metri dal suo appartamento e dalla sua università, un locale dall'arredamento semplice dove altri studenti come lui si recavano quand'era ora di mangiare. Era praticamente perfetto, corrispondeva a tutto ciò di cui aveva bisogno in una situazione come la sua: lo raggiungeva con facilità, poca gente, ottimo cibo e prezzi ragionevoli. L'unico difetto che aveva era la proprietaria, la signora Mizuyaji (una donna di mezz'età che lo innervosiva con nomignoli sdolcinati) e sua figlia Miyu, una ragazzina insopportabile e impicciona al limite dell'immaginazione.
Il giorno in cui Tsurugi preferiva andare al Newstart era il mercoledì sera, che si era più volte rivelato quello in cui c'era meno confusione e la fastidiosa Miyu si faceva sostituire da qualcun'altro a lavoro. Quella volta, constatò spiacevolmente il ragazzo, non fu così. Entrò nel locale e venne accolto nel modo peggiore che potesse immaginare: una pimpante Miyu gridare il suo nome seguita dall'immancabile "Buonasera tesoro!" della madre.
«Buonasera.» si limitò a rispondere Kyousuke dopo aver sbuffato, il libro di medicina stretto fra le mani.
La ragazzina corse verso di lui, con l'aria più allegra del solito per qualche arcano mistero che il blu non era intenzionato a svelare.
«Sempre che studi tu, eh?» e ridacchiò, innervosendolo parecchio. Ella parve accorgersene perché invece di continuare con le sue solite domande andò direttamente al motivo per il quale lui era lì.
«Comunque, prendi il solito?» Tsurugi annuì, lieto che di tanto in tanto quella ragazza dalla chioma purpurea desse segno di capire quando non era il momento.
E fu così che si incamminò verso il tavolo più lontano dal bancone, che avrebbe impedito alla signora Mizuyaji di attaccare bottone.
Una volta seduto poggiò il libro sul tavolo e restò, assorto, fermo a fissarne la copertina.
"Sempre che studi tu, eh?" ed ecco quella vocina acuta rimbombargli nella mente. Che sarebbe finito a studiare medicina, lui, non se lo sarebbe mai aspettato. In realtà nessuno se lo sarebbe aspettato, dato che in molti erano a conoscenza del suo innato talento come calciatore. E persino Yuuichi, che conosceva meglio di chiunque altro il motivo della sua scelta, aveva strabuzzato gli occhi quando glielo aveva annunciato. Ma a dire la verità non c'era poi tanto di cui stupirsi: dopo le medie per Kyousuke il calcio era diventato un hobby, nulla di più, per poi, trascinato dal tempo, svanire completamente dalla sua vita. Era lo stupore con cui tutti avevano accolto questa notizia che lo spronava ad impegnarsi più che poteva negli studi. A questa motivazione si aggiungeva quella di non deludere il fratello e, infine, quella di volersi, in qualche modo, lasciare il passato alle spalle.
«Ecco qui.» fu la voce gracchiante della signora Mizuyaji a riscuoterlo dai suoi pensieri. Gli consegnò il panino, con un sorriso definibile materno stampato in viso.
«Come stai caro? E gli studi come vanno?» la stessa domanda gliel'aveva fatta qualche giorno prima, quando per il medesimo motivo di sempre si era presentato al locale. Tsurugi si aspettava che quella donna nell'arco di così poco tempo comprendesse che la situazione non era variata.
«Bene, la ringrazio.» ma si sforzò comunque di essere gentile. Alla fine lei era a posto, eccetto i nomignoli fastidiosi. Magari non era nemmeno stata così prima che morisse suo marito (storia di come era nato il Newstart della quale Tsurugi non si era per niente interessato, ma che Miyu aveva insistito per raccontargli, esigendo poi anche di essere consolata.)
«Beh, ti lascio mangiare in pace.» e si allontanò, a spizzichi e bocconi, come se si aspettasse che la fermasse reclamando la sua compagnia. Cosa che, ovviamente, non aveva nemmeno sfiorato la mente di Tsurugi.
Dopo essersi guardato intorno per accertarsi che nessuna delle due stesse per tendergli un agguato, aprì il libro di medicina e cominciò a mangiare e leggere. Non era proprio il massimo studiare lì, c'erano un bel po' di distrazioni: il campanellino appostato sopra la porta, ad esempio, che tintinnava ogni volta che entrava qualcuno, oppure Miyu che sembrava aver di proposito acceso la TV e che chiacchierava animatamente con la madre.
«Tsurugi~~» Cantilenò la ragazza per poi trascinare una sedia e mettersi accanto a lui nel tavolo.
«Che vuoi?»
Questa sorrise divertita.
«Nulla, nulla, è che da domani ci sarà una novità qui al Newstart.» e poggiò i gomiti sul tavolo con le mani che sorreggevano la testa. Diede un'occhiata alla televisione e col telecomando che teneva fra l'indice e il pollice alzò il volume.
Stavano trasmettendo una partita di calcio, notò Tsurugi, che inconsciamente restò fermo sullo schermo per qualche minuto.
«Alle medie giocavi alla Raimon, giusto?» il ragazzo si vegliò, e scrutò la figlia della proprietaria davanti a sé con un sopracciglio inarcato.
«Sì, perché?» Non comprendeva dove, con quella serie di azioni sospette, la ragazza volesse andare a parare. Quest'ultima fece spallucce, ancora con quel sorrisino sulle labbra.
«Come mai hai smesso col calcio, poi?»
«Mi sono scocciato.» anche se non era esattamente così.
«Mmh... Sicuro? Solo per questo?»
«Non sono affari tuoi.»

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