Ci fu un attimo di silenzio in cui i due restarono fermi a guardarsi, senza pronunciarsi, trapelando dalla loro espressione un forte stupore. Forse Tsurugi si era sbagliato, dopotutto il ragazzo di fronte a lui non era poi così simile al Tenma che ricordava, o almeno, era quello di cui tentava di convincersi.
«Tsurugi!» e invece no, l'urlo entusiasmato del castano aveva appena confermato che quello davanti a lui era il suo vecchio compagno di squadra alla Raimon.
Kyousuke era ancora troppo stupito per articolare una frase di senso compiuto. Fissava ancora Tenma con gli occhi sbarrati, ma lo sguardo assente, mentre nella mente premevano insistenti e insolute mille domande.
La giornata prima Miyu aveva cercato di dargli qualche indizio, allora; voleva avvertirlo che quello che stava per arrivare al fast food era una persona che apparteneva al suo passato, alla sua squadra. Eppure, se fosse stato semplicemente così, Kyousuke non si sarebbe ritrovato a reagire in una maniera così confusa e a tratti anche esagerata. Mentre invece, quello che si ritrova davanti, oltre ad essere stato per tre anni di seguito suo compagno alle medie, era anche il motivo per cui Tsurugi aveva abbandonato il calcio.
Tenma era cambiato ben poco. Gli occhi meno grandi e bambineschi di come erano nei suoi pensieri quando si ritrovava a rammentare inconsciamente lui e i suoi giorni alla Raimon, eppure vi si leggeva comunque l'entusiasmo che lo aveva da sempre caratterizzato. Non era cresciuto molto in altezza, il suo corpo rimaneva simile a quello di un ragazzino, nonostante avesse perso per la maggior parte i tratti infantili. Infine i capelli, tenuti come al solito in aria in una strana acconciatura disordinata, erano di poco più corti. In sintesi, eccetto la legittima somiglianza del suo corpo più a quello di un diciannovenne che a quello di un tredicenne, i cambiamenti non erano poi così tanti.
La cosa che più lo lasciò perplesso nell'osservarlo fu il suo entusiasmo che, sebbene fosse una sua caratteristica da sempre, per il modo in cui avevano smesso di sentirsi non ci sarebbe dovuto essere. Certo, tutto era successo tempo fa, era vero, ma rimaneva ancora difficile da digerire. Quel momento era impresso con forza nella sua memoria, un marchio indelebile, ne ricordava con accuratezza ogni dettaglio: quel ragazzo gli si era dichiarato durante la fine dell'ultimo anno scolastico e lui, senza alternativa, gli aveva detto le cose così come stavano. Sarebbe stato meglio per tutti e due rimanere amici e far finta che quella conversazione non fosse mai esistita. Nonostante la titubanza iniziale Tenma aveva annuito, asciugandosi quella che sembrava una lacrima in procinto di nascere - questo era il particolare che meglio ricordava, perché vi era legato una strana sensazione di malessere a cui per anni non aveva saputo dare un nome. La loro amicizia, nonostante l'accordo, ovviamente non era mai tornata intensa come una volta; tutt'altro, anzi, si era affievolita con il passare del tempo, e considerando che scelsero due scuole superiori differenti, non fu difficile perdersi completamente di vista.
Tuttavia non era passato giorno alle superiori in cui Tsurugi non si fosse ritrovato a pensare a lui, credendo di aver sbagliato qualcosa ma allo stesso tempo sicuro che in quel maledettissimo giorno in cui tutto era mutato non avrebbe potuto reagire in maniera differente. Poi questi pensieri si erano tramutati in rabbia nei confronti di Matsukaze che, se solo avesse tenuto quell'amore dentro di sé, non avrebbe rovinato tutto. Ma era un pensiero piuttosto stupido, e Tsurugi se ne rendeva conto da solo. Fu così che alla fine, a metà del secondo anno di superiori, si era reso conto di ricambiare i sentimenti del castano. Tutto troppo tardi, era convinto, per poter sistemare. E troppo orgoglioso, per sistemare. Si era pure allontanato dal calcio, perché la vista del pallone bianco e nero gli faceva tornare in mente il viso di quel ragazzo tanto ossessionato da quello sport.
Non ne aveva parlato con nessuno, si era tenuto tutto dentro, aveva continuato le giornate come sempre, senza che nessuna emozione legata a quell'accaduto facesse capolino sul suo volto. Aveva guardato più volte il telefono pensando che Tenma si facesse vivo, e aveva altrettante volte scartato l'idea di chiamarlo. E ora eccoli qua, quattro anni dopo ad incontrarsi per caso in un ignoto fast food al centro di Tokyo.
Era questo che lo faceva sentire incredibilmente in colpa fissando il sorriso del castano. Sorridente come una volta, come se le ferite che aveva inflitto al suo cuore tempo fa fossero finalmente sanate e glielo stesse in qualche modo dimostrando.
Oppure stava ancora tenendo fede a quello stupido accordo con cui Tsurugi aveva rovinato tutto?
«Che ci fai qui?» riuscì finalmente a dire, dopo minuti che parvero secoli.
Tenma si portò una mano dietro la testa, cominciando a grattarsi il capo in un gesto imbarazzato.
«Beh, sto cercando di formare una squadra di calcio-» già, non era cambiato affatto. «Ma sto riscontrando un paio di problemi e ho bisogno di soldi. Mia madre mi ha detto di avere un'amica che lavorava qui e cercava dipendenti, così... Beh, eccomi qua!» e sorrise gaio.
«Mh, capisco.» La risposta di Tsurugi non parve piacere all'ex capitano della Raimon che si ritrovò il viso contratto in una lieve smorfia. Era come se avesse appena messo un punto fermo a quella che doveva essere una conversazione appena iniziata, ma il blu non sapeva davvero cos'altro aggiungere. Sia per quella che era sempre stata la sua natura, di tipo non molto loquace, sia per la forte confusione che in quel momento inondava la sua testa.
Tenma si sentì il dovere di prendere le redini della conversazione.
«E tu, invece?» chiese, lanciando un'occhiata eloquente al libro posato sul tavolo, che Tsurugi sembrò non cogliere.
«Nulla, a volte vengo qui per pranzo o cena.» altri minuti di silenzio, che Tenma passò fermo a fissare il libro, come se aspettasse una spiegazione. Il castano non riusciva a capacitarsi di cosa l'ex asso della Raimon c'entrasse con la medicina - sempre ammesso che quello fosse un libro di medicina, l'aveva dedotto dal titolo ma non ne era sicuro. Al secondo anno delle medie erano capitati assieme in classe e non ricordava che Tsurugi avesse mai dato segno di interessamento allo studio. Era vero che il suo sguardo non lasciava trasparire molte emozioni, eppure era convinto che, proprio come lui, amasse il calcio più di qualsiasi altra cosa e gliene importasse ben poco del resto.
Poi, anche se esitante, si decise a parlare indicando il grosso volume: «E quello?» ancora il sorriso sul volto.
«Stavo studiando, vado all'Università.»
«Ah-!» quel verso di stupore fu immediato, non riuscì a trattenersi. La sorpresa era grande, molto.
«E... Il calcio?» era evidentemente deluso al pensiero che il blu lo avesse abbandonato per lo studio. Certo, ovviamente era libero di fare quel che voleva, e ne era passato di tempo, e ne erano successe di cose... ma di tutte le persone che potevano smettere di giocare a quel magnifico sport, proprio lui?
«Abbandonato.» una fitta al cuore.
Stava per aprire la bocca e uscirsene con tutti i motivi per il quale Tsurugi non avrebbe dovuto lasciare quello sport, ma si limitò a borbottare un "Ah, okay" colmo di tutta la sua delusione. Era passato tanto, troppo tempo, e si erano allontanati in un modo per niente bello. Non era più il migliore amico con il quale condivideva le giornate e che se Tenma mostrava il suo lato da testardo e cercava insistentemente di fargli cambiare idea su qualcosa si limitava a rispondergli un "rompiballe" in maniera amichevole. Lo Tsurugi che aveva davanti era un estraneo. E, alzando lo sguardo su quello ambrato dell'altro, si rese conto di quanto fosse complicato comprendere quel che gli passava per la testa. Certo, Tenma non era mai stato un tipo empatico, particolarmente bravo nelle relazioni sociali o in qualsiasi altra cosa che non fosse il calcio. Però, considerando il tempo che era passato e quello che era successo, lo sguardo serioso di Tsurugi, per quanto fosse una sua peculiarità, poteva anche indicare un forte fastidio che stava provando nel rivederlo.
«Senti, Tsurugi...» il ragazzo appena richiamato ebbe un sussulto. Cos'era quel brusco cambio di tono? «Mi spiace per quello che è successo tempo fa...»
La voce di Tenma suonò più incrinata di quanto lui stesso si aspettasse e notare che Kyousuke aveva leggermente sbarrato gli occhi non lo aiutò a completare la frase. Ma ormai aveva iniziato. «Io so che-» stava per esprimergli tutto il dispiacere per aver rovinato la loro amicizia, stava per dirgli quant'era stato difficile passare le giornate senza di lui conscio che rischiava solo di provocare disgusto nell'altro. Ma, o per fortuna o per sfortuna, non sapeva dirlo neanche lui, fu bloccato dalla signora Mizuyaji che lo chiamò in tono di rimprovero, pretendendo - aveva anche ragione - che si desse una mossa con il lavoro.
«Oh, scusi! Ehm, scusa Tsurugi, cosa prendi?»
E dopo aver preso le ordinazioni con un forte rossore a dominare sulle guance, andò via.
No.
Fu il primo pensiero che attraversò la mente di Tsurugi, che dopo aver osservato il castano andar via, si era ridotto a vegetare sulla propria sedia.
No, cavolo.
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тнe newѕтarт: dove rιcoмιncιare
Fanfiction[[ ĸyoυтen ; мιnιlong - тre capιтolι ; preѕenza dι orιgιnale cнaracтerѕ ]] daʟ тeѕтo: Non ne aveva parlato con nessuno, si era tenuto tutto dentro, aveva continuato le giornate come sempre, senza che nessuna emozione legata a quell'accaduto facesse...