Il Saggio estrasse dal sacchetto un fogliettino e annunciò con tono compiaciuto "La figlia di Atena".
Tutti fissarono Cornelia. Alcuni risero, altri le fecero complimenti, altri ancora le dicevano di non temere.
Ma lei, in quel momento, non provava nulla.
Sua madre non era con lei, le dee erano costrette a restare nella terra dei cieli, molto distante da dove si trovava lei.
Viveva con suo padre, un umile elfo dai capelli blu e gli occhi dorati, e sua sorella, più simile a suo padre, bassina e con capelli blu ricci come sua madre ma molto corti, orecchie a punta, corporatura esile, occhi molto grandi e verdi come sua madre, la piccola che riusciva sempre a dire la sua, una brava oratrice già dalla più tenera età.
Suo padre le aveva dato il nome di Lia, e le si addiceva.
Era la più brava a scuola con la magia, anche se aveva solo 12 anni.
La piccola, quando sentì quel nome, stranamente, non riuscì ad emettere un suono, strinse forte la sua sorellona, le lacrime le bagnavano quel visino paffuto.
Non voleva perdere la sua guida, non voleva.
A casa la madre non c'era, erano cresciute solo con il padre, una volta al mese la dea riceveva una giornata di riposo e potevano andare a salutarla, non di più.
Le due, già da bambine, non erano viste di buon occhio dai compaesani.
Eh sì, i matrimoni misti, anche se il paese era evoluto, non piacevano.
Figuriamoci i figli nati da questi matrimoni!
Ogni giorno erano costrette a sentire commenti come "che razza impura", o "se fossi il loro padre le avrei già abbandonate".
Per non parlare della scuola. Non avevano amici, erano sempre vittima di bullismo, anche fisico, cavie per scherzi di cattivo gusto.
Ma ora una di quelle cavie sarebbe andata su quel pianeta considerato tanto misterioso, avrebbe acquisito popolarità, come non mai nella sua esistenza.
Era realmente pronta ad affrontare quella situazione?
Non lo sapeva, ma una cosa era certa:non poteva tirarsi indietro.