Prologo

142 4 0
                                    

-Victoria Lewis, vent'anni. Sono qui per il ruolo di Andrea, la protagonista.-

-Bene, hai il copione. E' come un gioco ad eliminazione, non ci sono mezzi termini: capirai se hai la parte, dal fatto che rimarrai fino alla fine. Se ti faccio sostituire, vuol dire che il ruolo non è tuo. Se vedi che il tuo partner cambia, non bloccarti, e fai finta che non sia successo niente.- disse. –Come d'altronde ci si aspetta da te.- aggiunse.

Tu credi in me?

Certamente, ti credo.

Lo dici con quell'espressione, la classica di chi pensa di aver vinto. Hai vinto cosa, esattamente? Che vittoria ottieni dalla mia sconfitta? Che sadico piacere deriva dal mio dolore?

Il suo partner, come previsto, fu sostituito più e più volte. Ma lei no, lei restava lì, come se non ci fosse nessuno. Mentre la gente continuava ad entrare, nell'anfiteatro, lei, con la massima dimestichezza, si rivolgeva al suo compagno che, a causa dei cambi, spesso era inesistente. La si vedeva parlare col vuoto, come se fosse l'unica cosa che da sempre faceva.

Ti ho detto molte volte di non essere così teatrale, mia cara.

Teatrale, io. Con la sofferenza che provo e il dolore che mi hai arrecato. Marco, vorrei fossi un bambino, per schiaffeggiarti.

Puoi farlo comunque, se vuoi.

-Stop, stop!-

-Qualcosa non va?-

-No, va benissimo, signorina Lewis. Semplicemente il provino è finito e tu puoi andare.-

-Questo significa che...-

-Che riceverai una lettera, fra qualche giorno, in cui sono spiegate tutte le cose che devi fare, i giorni in cui devi venire e tutti gli orari e le riunioni. Ti arriverà anche, in un pacco, il copione per intero. Cerca di studiarlo, anche se non tutto. -

-Vi ringrazio infinitamente, grazie.-

-Basta così, signorina. Per oggi può andare.-

-Grazie. Arrivederci.-

Uscì dallo studio con un'espressione inesistente. la cugina la accolse con un grosso sorriso, emozionata sicuramente più di lei. Intuì dall'espressione che, magari, non aveva passato il provino. Pensò quindi al mondo in cui consolarla: -Se non è andato bene non fa niente... Lo sai che puoi sempre riprovare con qualcosa di minore...-

-Mi hanno presa.-

-Cosa?-

-Mi hanno presa, la parte è mia.-

Quasi non credette alle sue orecchie e iniziò a saltellare, strattonandola: -E allora?! Cos'è quella faccia?

-Niente, sono molto stanca. Andiamo.-

La povera donna era sfinita dall'indifferenza dell'attrice, ma fece finta di essere collaborativa perché conosceva il suo pessimo carattere. Arrivarono ad una strada che sembrava non finire. Da lontano si vedevano case su case e palazzi tutti uguali, fiori, alberi, decorazioni inutili. La casa era una delle prime: i genitori l'avevano comprata di proposito, per riconoscerla fra le tante.

Victoria entrò senza aggiungere parola e, dopo aver poggiato lievemente lo zainetto sul tavolo, entrò in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

Lo sguardo stranito della madre, incontrò quello della cugina, che rispose facendo spallucce e giustificandola: -E' solo molto stanca.-

Uscendo dal bagno con delle orribili borse sotto gli occhi, la ragazza comunicò con leggerezza alla madre quello che sarebbe accaduto prossimamente: -Mi traferirò in un'altra città, ovviamente, perché il lavoro che farò lo richiede. Lo stipendio sarà sufficiente a non rompervi la testa ogni mese per l'affitto.-

My old man is a tough manDove le storie prendono vita. Scoprilo ora