C'é un morto in giardino

139 11 4
                                    

Vivian sospirò appoggiata al grande tavolo di legno. Guardava insistentemente la porta, ma nonostante ciò, suo padre non tornava. Ogni tanto sfiorava il fucile a pompa nascosto sotto il tavolo. Quella era una delle tante sere in cui aspettava che suo padre tornasse dalla caccia. E come tutte le volte, Vivian doveva rimanere forzatamente a casa.
<<Se solo mi lasciassi venire con te, papà! Santo dio, da quanti anni ti vedo cacciare? Potrei aiutarti, so come..>> aveva iniziato a protestare Vivian, prima che suo padre cominciasse a scaldarsi.
Come sempre.
<<Cristo Vivian, sono tutte stronzate! Credi che sia bello cacciare?>>
E Vivian iniziava ad attaccare, mentre le sue guance diventavano quasi dello stesso colore dei riccioli rossicci.
<<Beh, credi che abbia molta scelta? Oh sì, perché potrei fare altrimenti, visto che ci spostiamo praticamente ogni due settimane e non faccio in tempo a mettere piede da qualche parte che già mi carichi in macchina perché dobbiamo andarcene! Ho 17 anni vecchio, me la posso cavare da sola>>
Suo padre taceva, ma nonostante ciò, Vivian non aveva ancora iniziato a cacciare.
Non c'era molto da fare quando era sola. A volte leggeva, la TV era un lusso che le capitava solo quando dovevano fermarsi in un motel. Ma non capitava quasi mai, dato che si stanziavano quasi sempre lontano dalle città.
Annoiata, iniziò a canticchiare Stairway to heaven. Guardò la vecchia chitarra che suo padre le aveva regalato per il suo dodicesimo compleanno e decise di suonare il pezzo iniziale. Anche perché, era l'unico pezzo della canzone che sapeva suonare.
Mentre faceva scivolare le dita sulle corde, si accorse che c'era un rumore diverso da quello della pioggia. Inizialmente, credette che suo padre fosse tornato, ma aguzzando l'udito notò che i passi avevano un ritmo diverso rispetto a quello del padre; era come se qualcuno camminasse con fatica, arrancando nel piccolo pezzo di terreno al di fuori della casa.
Mollò la chitarra e afferrò velocemente il fucile da sotto al tavolo; camminò lentamente fino alla finestra, le travi di legno del pavimento facevano un rumore raccapricciante che le dava sui nervi.
Era elettrizzata, quasi sperava che fosse un demone o un mostro: così poteva ammazzarlo e dimostrare a suo padre che se la poteva cavare. Si, era convinta che se la sarebbe cavata egregiamente, doveva solo dimostrarlo al suo vecchio.
Con la canna del fucile spostò lentamente la tendina sudicia per sbirciare fuori.
Vide un fagotto nero fare due passi verso la luce della finestra e poi accasciarsi a terra come se fosse svenuto.
<<Oh merda>>

Due ore prima
<<Quei figli di puttana ci stanno alle costole, sono troppi>> sbottò Dean.
Sam guardava in silenzio fuori dal finestrino
<<È meglio se portiamo i nostri culi il più lontano possibile>> concluse, pigiando il piede sull'acceleratore.
La strada sfrecciava sotto le gomme della vecchia Chevrolet Impala. I due Winchester rimasero in silenzio per un po'.
<<Sei stanco, Sammy. Dovremmo prenderci un po' di riposo. Da quanto che lavoriamo senza prenderci una pausa? Mesi?>>
Sam distolse finalmente lo sguardo dal finestrino.
<<Si, immagino che dovremmo.>>
Hells Bells suonava alla radio, e Dean ne seguiva il ritmo picchiettando le dita sul volante.
<<Ce ne andiamo a Las Vegas>>
Fece un sorriso sarcastico continuando a guardare la strada.
Sam appoggiò la testa al vetro e tentò di dormire: si, era davvero stanco.
Passò un minuto, o forse un'ora, quando sentì che qualcosa aveva colpito violentemente la loro macchina, e Dean cercò inutilmente di sterzare dall'altra parte.
L'Impala si capovolse, e poi tutto fu buio.
Era un miracolo che Dean riuscisse di nuovo ad aprire gli occhi dopo ciò che era successo.
<<Sam..>>
Nella confusione più totale tastò il sedile affianco, ma la realtà dei fatti lo fece rinvenire con violenza: suo fratello era sparito. Iniziò ad agitarsi, ma non appena si mosse, constatò l'innumerevole quantità di danni che gli aveva inflitto l'impatto. Trattenne un paio di volte un urlo di dolore, fino a farsi sanguinare le labbra, ma dopo un buona mezz'ora riuscì ad uscire fuori da quello che rimaneva della sua amata macchina.
Dean preso dal panico iniziò a chiamare Sam a gran voce.
Era sparito.
Doveva rimettersi in forze e ritrovare suo fratello, ma conciato così non poteva permettersi di andare da nessuna parte. Si trascinò oltre il bordo della strada e camminò un paio di minuti prima di scorgere una luce proveniente da una finestra.
<<Forza Dean>>
Due ore dopo
Acqua santa, pugnale in argento e persino il ferro: Vivian aveva provato di tutto, ma l'uomo rimaneva lì a terra inerme senza manifestare nessuna sofferenza ai metodi che gli aveva insegnato suo padre.
Fu presa dal panico. Rimase con il fucile stretto tra le mani, ad una distanza di sicurezza sufficiente; si sedette sul vecchio porticato di legno e aspettò.
Voleva portarlo dentro, ma se fosse stato un malintenzionato avrebbe fatto la figura dell'idiota sprovveduta con suo padre. Così la miglior cosa fu rimanere in guardia finché suo padre non fosse tornato.
La testa aveva iniziato a farsi pesante e gli occhi a socchiudersi quando sentì l'uomo lamentarsi. Vivian scattò in piedi e in quel momento l'istinto da cacciatrice prevalse: dominò i nervi e si mise tesa, con il fucile puntato contro lo straniero.
<<Sammy..>> mugolò agitandosi l'uomo.
<<Chi sei?>>
La ragazza tentò un tono di voce abbastanza intimante.
<<Mi chiamo Dean.. Dean Winchester>>
Vivian mollò il fucile a terra, rimanendo totalmente paralizzata.
<<Quel.. Winchester?>> balbettò lei.
<<Si, direttamente dell'inferno, piacere mio e stronzate varie. Se mi aiutassi ad alzarmi potremmo fare meglio conoscenza>> sussurrò con ironia, nonostante si notasse con quanta sofferenza scandisse le parole.
<<Cristo, mio padre mi ucciderà>> sussurrò.
Tese una mano ed aiutò Dean ad alzarsi.
I Winchester erano una calamita per danni. Bastava avere uno di loro nei paraggi e tutti i tipi di mostri o sventure arrivavano nei paraggi ad incasinarti per i prossimi vent'anni.
Dean era un tipo sui trenta, abbastanza alto e non troppo muscoloso.
<<Dove mi trovo?>> chiese guardandosi intorno.
<<Bloomington, Illinois>>
Dean squadrò la ragazza lasciandosi sfuggire una risata: evidentemente pensava che fosse una stupida che non sapeva neanche maneggiare un fucile.
Se c'era qualcosa che Vivian odiava, è la gente che la sopravvalutava. Dagli amici cacciatori di suo padre, a suo padre stesso.
Dean fece per avvicinarsi ma Vivian alzò il fucile contro di lui.
<<Alt>> sibillò.
<<Dimmi perché c'è il culo di un Winchester nel mio giardino e dammi un solo motivo per cui non dovrei piantarti una pallottola in faccia. Ah, fossi in te non riderei, valutando il fatto che quella con un fucile in mano sono io.>> scandì freddamente Vivian.
<<Woah, calma.>>
Dean alzò le mani in segno di resa, continuando a ridere. Quando la ragazza caricò il colpo  smise definitivamente di ghignare. 
<<Vabene, tesoro. Come vuoi.>>
<<Qualcosa ha colpito me e Sam mentre scappavamo da dei demoni ed ha capovolto la mia macchina. Mio fratello è sparito.>>
Notò che Dean era conciato davvero male: parte del viso era ricoperto di tagli profondi, i vestiti intrisi di sangue.
Vivian lo guardò dubbiosa <<Arriva al dunque.>>
<<Avrei solamente bisogno di rimettermi. Non sono messo bene, affatto.>>
Suo padre avrebbe brontolato come sempre; in realtà il suo vecchio non gli aveva mai parlato dei Winchester come persone di cui non desiderava la compagnia, ma era capitato un po' di volte di sentire altri cacciatori parlarne, mentre suo padre taceva. Vivian aveva sentito abbastanza per farsi i suoi conti.
Rimase per un po' a fissare Dean chiedendosi se fosse una buona idea.
<<Vedremo cosa ne pensa il vecchio Jeff>>

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 13, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

The soldier.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora