People need to escape.

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A Chiara, che è sempre rimasta
nonostante tutto, nonostante me.
Ti voglio bene.


Chiudi gli occhi: cosa vedi?

Strano modo per iniziare una lettera, vero? Eppure, non mi hai mai chiesto cosa vedevo io. Forse non se n'è mai presentata l'occasione, forse non te lo sei mai chiesto. Forse per paura. Perché se chiudevo gli occhi mi vedevo lontana chilometri da qui e tu questo lo sapevi bene. Chissà quante volte l'hai negato a te stesso mentre riflettendomi nelle tue iridi ti urlavo di scappare, mentre sorridendoti ti imploravo di mollare la presa e lasciarmi andare. Mentre io stessa ti stringevo più forte ogni volta che ti davo un motivo in più per marcare quella distanza che avrebbe segnato la mia partenza, chissà quante volte l'hai negato a te stesso. E non hai mai ceduto perché se c'era un'altra cosa che sapevi bene era che tra i due ero io la migliore nel mollare. La prima a cadere, la prima a rialzarsi senza lasciare alcuna traccia di frammenti di relazioni, sogni o speranza. Non sono mai stata brava a lottare per due. Forse perché risulta difficile lottare anche solo per me stessa. Forse perché il più delle volte lotto contro me stessa.

Le contraddizioni fanno parte di me da sempre, da quando a sei anni valutavo se prendere il gelato o no in base allo sguardo con cui mia madre me lo chiedeva. Ed ogni volta finivo per farla incavolare sul ciglio della strada davanti al furgoncino dei gelati perché non riuscivo a decidermi e tornavamo a casa in completo religioso silenzio, ciascuna persa nei propri sensi di colpa. Le contraddizioni contraddistinguevano la mia vita anche a sedici anni, quando dietro le foto attaccate al muro con lo scotch, che ritraevano alcuni dei momenti più belli trascorsi con le mie amiche più care, nascondevo i miei primi risparmi per scappare da quelle stesse persone. Perché la verità è che non sono mai stata brava in questo genere di cose, nel "migliore amiche per sempre" o nei "nulla ci potrà separare". Perché la vita si misura in base ad un numero finito e non è contraddistinta da quel simbolino che ci divertivamo a disegnare sulle copertine dei diari di scuola, o sul banco accanto all'iniziale della nostra temporanea cotta che ci ostinavamo a chiamare amore. Perché la promessa "nulla ci potrà separare" nasconde in sé una verità che ingenuamente ignoravamo. Il nulla è il vuoto, e il vuoto è mancanza. Perché arriva sempre un momento in cui due persone smettono di bastarsi, cessano di credere che il loro mondo si limiti ai piedi della persona che si ha di fronte, e percepiscono la mancanza di qualcosa. "La mancanza potrà separarci.". Un aneddoto divertente da aggiungere a questa storia dei risparmi dietro le foto è che quella piccola e stropicciata busta di carta blu, dagli angoli ridotti a brandelli decorata con i fiorellini rosa e profumata di lavanda, che conteneva essi, mi era stata regalata da una persona con cui all'epoca non parlavo già da due anni. Ricordo di avere buttato ogni minimo oggetto, regalo, frammento che la riguardasse, eppure questa busta da lettere mi era sfuggita, ed era lì a contenere i miei sogni più grandi. Sapevo che avrei dovuto buttare anche quella prima o poi, eppure giorno dopo giorno, anno dopo anno è rimasta lì, forse per comodità, per vagabondaggine, ho smesso di chiedermelo da tanto tempo. Oggi sono sei anni che non parlo con questa persona, forse non è poi tanto divertente come aneddoto. Ma succede. La vita di ciascuno è una giostra ad un unico giro, e quando prendi la decisione di scendere da quella di qualcun altro, risalire diventa troppo difficile, con il rischio di essere scaraventati fuori dalla forza centrifuga. Ognuno fa le proprie scelte, poi in base a cosa è un altro capitolo. Succede, è successo.

Anche tu sei stato una contraddizione.
Tu con la tua costante presenza e la tua ossessione nel tenermi la mano ogni qualvolta ne avevi l'occasione. Io che te lo lasciavo fare. Anche tu sei stato una contraddizione. Come quando al buio della tua camera pensando che stessi dormendo mi sussurrasti "Credo di amarti", e trattenendo il respiro tremai sotto il peso di quelle stesse parole. Perché chi ero io per farmi amare da te? Per meritare un qualcosa di così grande? La tua minima attenzione ai dettagli, alle virgole che io chiamavo 'poetiche' e che forse erano un po' troppe per una che utilizza solo il punto alla fine di ogni frase. E mentre io alle 23:59 ti scrivevo 'buonanotte', tu a mezzanotte mi inviavi quei messaggi chilometrici che la mattina per aprire la tua chat mi bloccavano whatsapp. E mi chiedevi la ragione per la quale ci ostiniamo a guardare il cielo, e ti rispondevo che l'uomo ha il costante istinto di scappare.
Anche tu sei stato una contraddizione. Con la tua abitudine di posare la mano sul mio ginocchio quando eravamo a casa di amici, come a dire "sono qui, resta qui", e la tua ossessione nel portarmi ogni notte tra il sabato e la domenica al mare. Lo chiamavi il nostro "settimanaversario", perché era proprio su quella spiaggia ad un'ora dalla pizzeria La Commedia che ci eravamo conosciuti la notte tra il trentuno e il primo di Gennaio, che poi coincideva con l'inizio del nuovo anno ma a te non è mai importato, a me si. Dicevi rappresentasse il nostro inizio, ma ogni inizio ha una fine, perché anche le stelle più luminose muoiono, e anche il mare finisce dove l'onda si ferma.

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