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24 Dicembre 2015

"Sayda!" chiamò una voce dal piano inferiore.

Nessuna risposta.

"Saydaaa!" ripeté, questa volta con più insistenza, facendosi sempre più vicina.

Silenzio.

Il rumore dei tacchi che battevano sui gradini della scala principale cominciò a riecheggiare per la casa.

Tic tic, tic tic.

Un suono fastidioso e costante, significava solo una cosa.

"Sayda!" disse un'ultima volta la signora Clark una volta arrivata al piano superiore.

Ancora una volta non ricevette risposta.

Leggermente preoccupata ma soprattutto irritata, la donna decise di attraversare il lungo corridoio e andare a cercare la figlia direttamente in camera sua.

Bussò ma inutile dire che non uscì nessun suono da dietro quelle mura.

Così, convinta che la figlia fosse assente, decise di aprire la porta e fare capolino nella stanza.

Un delicato profumo di vaniglia e di pulito inondò le sue narici.

'Per lo meno ha pulito la sua camera' pensò Stephanie.

La prima cosa che notò entrando in camera fu una massa folta e scura di capelli che sbucava da sotto le coperte viola del grande letto.

Alla vista della figlia dormiente, la giovane donna sorrise divertita e d'un tratto parve dimenticare l'irritazione di poco tempo prima e con essa anche il vero motivo della sua presenza lì.

Probabilmente le voleva solo chiedere qualcosa, ma non riusciva a ricordare cosa realmente volesse chiederle.

Come se nulla fosse, la signora Clark decise di rimandare ciò che doveva fare al risveglio della figlia.

Allora, chiudendosi la porta alle spalle, si diresse in cucina trainata dal buon profumo di pan di zenzero appena sfornato (o almeno in procinto di essere sfornato).

Scese le scale e tornò a dedicarsi a quella che avrebbe dovuto essere la migliore merenda pre-natalizia di sempre.

***

Una luce chiara e cristallina attraversò le sue palpebre e scaldò i suoi occhi.

La ragazza li aprì lentamente e, dopo aver battuto per un paio di volte le palpebre, li stropicciò e riuscì finalmente ad aprirli definitivamente.

"Mmh?" brontolò confusa, ancora molto assonnata.

Tutto attorno a lei non sembrava per nulla casa.

Sotto di lei non c'era sicuramente un letto, e quello alla sua destra non era certamente un armadio.

"Ma...dove mi trovo?" si chiese la ragazza.

Portò le mani davanti alla propria visuale e si sorprese nel vederle coperte dai guanti.

Si guardò intorno e realizzò di non essere affatto a casa: era seduta sopra il terreno innevato, coperto da una semplice coperta, e quello alla sua destra era un grandissimo albero sempreverde.

Sayda si mise in piedi e cominciò ad analizzare il posto.

Oltre all'albero alla sua destra, attorno a lei c'era il nulla: solo un unico e continuo manto di neve, bianca e pura.

Faceva molto freddo, ma fortunatamente lei possedeva un cappello, una sciarpa e un cappotto molto caldo (oltre ai guanti e agli stivali).

Il sole non mancava quindi, ogni tanto, se avesse avuto fortuna, avrebbe potuto godere di un po' di calore.

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