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Sono sempre stato considerato un tipo...strano. Un albero diverso da tutti gli altri delle foresta. E per questo sbagliato. In famiglia, tra i parenti, al liceo... ovunque. Il motivo? Ero sempre lì a parlare, a pensare, a sognare. Le mie mani hanno sempre avuto il loro odore dentro, fin sotto alle unghie il loro odore. Quell'odore che non se ne va via nemmeno dopo mille doccie. Quell'odore che per gli altri è una sgradevole aroma. Io come molti voi ho vissuto quella specie di Aparthaid all'interno di gruppi sociali urbani. In sostanza, se non parli di calcio, automobili, vacanze tutto compreso alle Maldive, etc... non sei socialmente affidabile. Ho sprecato anni di vita a tentare di spiegare ai civilizzati e normodotati membri della nostra computerizzata civiltà che amare i cavalli ci regala la capacità di affrontare la vita in modo diverso. Il sottile confine tra forza e vulnerabilità che disegna l'anima dei cavalli è lo stesso fil rouge che segue la vita di ognuno di noi. La ricerca dell'equilibrio, dell'armonia, pensiero caro a tanti filosofi dell'antica Grecia, è la strada da seguire per conquistare il cuore dei cavalli e, secondo me, per vivere in sintonia con la gioia ed il dolore della nostra esistenza. E' un concetto semplice, ma come sempre la nostra civiltà tende ad associare alla semplicità l'idea della stupidità. Se una cosa è semplice è poco intelligente. Credo invece che se tutto questo vivere fosse ridotto ai minimi termini esistenziali, noi, i cavalli ed il resto del mondo avremmo giorni più sereni ogni giorno. Ma credo sia giunto il momento di smettere di scrivere come un Dalai Lama. Inutile spiegare tutto questo a gente che non ascolta. Per quanto mi riguarda possono tenersi i mondiali di calcio, le elezioni, gli ipermercati, i centri commerciali, i telefonini ultimo modello, le ADSL, le ASL, i codici a barre, i microchip. Che nascondano nelle tasche tutti i soldi che possono. Che sappiano la formazione della Juventus a memoria, che in edicola comprino pure il Corriere dello Sport, io mi tengo i cavalli. I miei amici con quattro ferri e una coda. Ho tanti libri da leggere. Tante cose da scrivere. Domani è sempre il primo giorno del resto della mia vita. Alla fine sono soltanto uno che parla di cavalli. Come voi. Un uomo di cavalli. Convinto, fiero, assolutamente tranquillo. Sono quello che ho sempre voluto essere. Non fatevi mai abbattere dai normali. Cosa vuol dire essere normale? Ascoltare le partite e andare a messa alla domenica alla stessa ora? Pensateci bene... Gesù era un tipo normale? Leonardo? Ghandi?
Che cavolo. Neanche Bruce Spingsteen è uno normale. Difendete la vostra anormalità. Parlate di cavalli. Infischiatevene. Life is short. Ride, love, laught.

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