Stella di sangue (#JustWriteIt #horror)

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Dopo cena si sarebbe rimessa in auto, in marcia verso quella landa dimenticata da Dio, quale posto migliore per lei? Avrebbe tenuto i finestrini abbassati per osservare, annusare e ascoltare la morte che serpeggiava in quelle valli di scheletri. Aveva sopportato già troppo a lungo le masse di carni informi, la razza umana tanto amata dal suo Creatore. Vivere fianco a fianco con loro poteva essere divertente ma, quando non si dedicava a farli soffrire, l'esistenza era una noia mortale.

La cameriera le portò la sua bistecca al sangue con un bel bicchiere di vino rosso e la osservò in tralice. «Forse nelle sue condizioni sarebbe meglio un bicchiere d'acqua, non crede?» propose la ragazza mentre si torturava le dita strofinandosele con vigore.

Stella sfoggiò un sorriso sin troppo enfatico e rispose con eccessiva cordialità: «Oh, non si preoccupi gentile signorina, il dottore dice che un bicchiere di vino fa solo bene al bambino».

La cameriera, con due occhi che brillavano di azzurro, le sorrise.

Stella avrebbe voluto vomitare. Che schifo quei sacchi di carne e sangue, pensò dopo aver afferrato il coltello per fare a pezzi la sanguinosa bistecca di manzo. Osservò la lama, era affilata e avrebbe volentieri usato quel filo di acciaio per aprire la pancia di Mary e poi annusarne l'odore delle interiora mentre scappavano fuori dalla pelle lacerata.

Per sapere tutto dell'anima di una persona, le bastava guardarla negli occhi un solo istante e quella Mary, di fronte a lei, era davvero vomitevole. Tutta buoni propositi e tanta gentilezza. Che schifo, rifletté.

«Maschio o femmina?» proseguì la ragazza dagli occhi brillanti con il sorriso più solare che avesse in repertorio.

«Maschio.»

Nel fast food, oltre a loro due, c'erano il cuoco e una coppia di anziani. Stella, dopo aver concepito il futuro figlio dell'Oscurità, aveva perso gran parte dei propri poteri, ma il desiderio di squartare tutti i presenti era insistente nella sua mente come il ticchettio di un orologio.

Tic, tac. Tic, tac.

Sbuffò.

«Dov'è diretta?» Mary parlò ancora e Stella digrignò i denti per il fastidio di quella vocina troppo vicina alle sue orecchie. Capì che la santarellina non si sarebbe tolta dalle palle con facilità, così decise.

Uno sfrigolio sulla punta delle dita e un solo gesto verso l'addome della cameriera. La poverina percepì un forte dolore alla pancia, il viso si innevò, le labbra erano una smorfia di dolore, ma non emise nemmeno il più piccolo suono. Gliene doveva atto: la ragazzina era forte più di quanto avesse pensato.

«To... torno alle mie... mansioni» balbettò Mary e si incamminò verso il retro, toccandosi il ventre nel tentativo di placare il malessere.

Stella immaginò di canalizzare i poteri offensivi che le erano rimasti per far volare tutti i presenti in aria, come fantocci di pezza privi di peso. Gli occhi le luccicavano della frenesia che quella possibilità si potesse realizzare. Sul viso le si leggeva una cupa ilarità che albergava anche nel suo cuore, se così lo si poteva chiamare. Era un viso angelico il suo, pelle abbronzata e luminosa, occhi da cerbiatta e labbra carnose che manteneva sempre socchiuse per stimolare negli uomini immagini sensuali ed eccitanti, collegate all'idea del sesso orale. Ma quell'involucro era tanto splendente quanto effimero e falso.

Divorò la bistecca con velocità soprannaturale e sentì dentro di sé il pargolo scalciare per la soddisfazione di un così lauto pranzo.

Sarebbe morta.

Dopo il parto, il suo corpo umano sarebbe stato inutile e finalmente avrebbe fatto ritorno negli Inferi ad attendere. Ad aspettare che il suo bel pupo diabolico fosse pronto, ma prima doveva alimentarlo con energie vitali, oltre che con il semplice cibo umano.

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