1. Tradimento

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Nyoko si stava aggiustando il kimono che le segnava la vita snella e copriva le lunghe gambe. Il vento tirava forte, quel pomeriggio, mentre lei cercava alcune erbe medicinali per curare la piccola Tsui, la sua nipotina rimasta avvelenata da un demone che l'aveva trovata sola nel bosco.
"Quel bastardo" pensò la donna.
La brezza portava con sé un dolce profumo che però non si faceva riconoscere. Un profumo che la fece sorridere, cosa che non si permetteva da molti mesi.
<< Signorina Nyoko! >> sentì urlare, era una voce flebile, ma maschile.
<< Baiko, sei tu? >>
<< Sì. >>
Quando vide spuntare il piccolo Baiko ne fu sollevata, era tutto intero. Avrebbe dovuto rimproverare un'altra volta qualcuno per aver lasciato uscire un giovane bambino di dieci anni, solo, nel bosco. Non era forse stato di lezione tutto ciò che era successo a Tsui?
Sospirò rumorosamente e tornò al villaggio con lui.
<< Goro, Jiro! >> urlò Nyoko.
Gli uomini più forti del villaggio accorsero immediatamente alle porte, e appena videro Baiko di fronte a loro sbiancarono.
<< Datemi una spiegazione, ora! >> tuonò.

<< Non dovevi arrabbiarti così, zia. >> sussurrò la piccola bambina bionda, mentre Nyoko le fasciava le ferite. Quell'operazione era diventata talmente abituale da somigliare ad un rito. Gli occhi blu di Tsui sorridevano nel sentire l'affetto della zia tutto per lei. Si sentiva importante, era la nipote della capo-villaggio. Una delle poche capo-villaggio donne nella storia.
<< Zia, mi parli di mamma e papà? >>
Ogni sera era sempre la stessa storia, voleva raccontato qualcosa per allietare i suoi sogni, ma quando era più malinconica chiedeva dei suoi genitori, quelli che aveva conosciuto poco. Aveva appena quattro anni quando, entrambi, erano morti a causa di un incendio.
Nyoko iniziò a narrare di quando sua madre, Maeko e suo padre, Isuko, si erano conosciuti.
Mentre la bambina si addormentava lei procedeva lentamente, indugiando sui ricordi di quell'uomo che l'aveva fatta innamorare, ma che era stato dato in marito alla più grande delle sorelle.
Si ritrovò, così, con il cuore nuovamente spezzato, mentre osservava le stelle della volta celeste brillare. Il villaggio era addormentato, ormai.
"E' così bello, tutto silenzioso, la pace che ti assorbe completamente." Avrebbe voluto uscire, dirigersi al ruscello e farsi un bagno sotto la luna, ma non poteva permettersi di lasciare il suo cuore, l'unica ragione della sua vita, indifesa.
Rimase lì, sui gradini, ad osservare il cielo cercando il volto del suo amato Isuko.

<< Vi amo, Isuko. >>
<< Vi amo anche io, ma non possiamo stare insieme. Vostro padre mi ha detto che non può accettare un vostro matrimonio, poiché siete troppo giovane e vostra sorella maggiore non si è sposata. Mi ha proposto di diventare marito di Maeko ed ho accettato. >>
<< Cosa? >> urlò lei sconcertata.
Le braccia di Isuko cercarono di tenerla stretta, ma lei fuggì, distrutta. Lui aveva accettato di sposare sua sorella, aveva buttato via il loro amore, aveva preferito Maeko, la bella Maeko. Tutti nel villaggio posavano gli occhi su di lei, era bella come una dea e saggia, tutte cercavano il suo conforto e tutti le donavano il loro aiuto e i loro servigi.
Si era nascosta sul monte più alto, proprio sulla cima, dove nessuno sarebbe andato a cercarla, dove poteva dormire senza sottoporsi al vento gelido. Nella piccola grotta cresceva un albero, un albero di frutti che rilucevano di una luce particolare, agghiacciante. Nyoko decise di non toccarli, almeno fin quando non sarebbe stata troppo affamata per resistere. Nei momenti in cui più si sentiva sola ripensava a quel lungo corteggiamento, a quell'amore nato nascosto, cresciuto veloce e forte, forte solo per lei, considerato che lui aveva gettato tutto via in pochi minuti.
<< Vuuuoi essssere più forte? Sento la tua anima, furiosa, tradita. Vorressti vendicarti? >>
Un serpente uscì dalla grotta e le si attorcigliò intorno alla coscia pallida. << Cosa sei? >> chiese, calma.
Nyoko aveva sempre avuto la virtù della calma, niente la spaventava, lei sapeva tutto, studiava i rotoli sacri, niente le sfuggiva, ma proprio non sapeva come fosse possibile che un serpente parlasse.
<< Sono un demone, debole, ma che può aiutarti ad ottenere la tua vendetta. >>
<< Io non cerco vendetta. >> rispose lei, impassibile.
<< Potrei uccidere l'uomo che ti ha spezzato il cuore, oppure impedire il matrimonio con la sua nuova donna. >>
Quell'essere sapeva troppe cose e questo significava che l'aveva già presa di mira da molto.
All'improvviso riuscì ad accorgersi dell'odore e dell'aura demoniaca che facevano parte del demone. Aveva ragione, era debole, ma era pur sempre pericoloso per una ragazza giovane ed inesperta come lei.
<< Perchè dovresti aiutarmi? >>
<< Perchè ho bisogno di un corpo. >>
<< Dovrei darti il mio corpo? >>
<< Sssì. >>
"Non voglio assolutamente dargli il mio corpo. Venire a patti con un demone è uguale a morire."
<< Dammi la tua risposta, umana. >>


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