Prologo

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"No", disse la ragazza battendo il palmo sul tavolo "ho detto no ed è no!".

"Se mi ascoltassi un momento tesoro...", tentò l'uomo, paziente.

La ragazza si passò una mano nervosa fra i capelli mossi. Sospirò, ma in realtà stava solo cercando di riprendere il controllo. Non era bene che si arrabbiasse, non ora che era così vicina alla meta.

"Ti ho ascoltato più volte e lo sai. Parliamo di questa follia da mesi!", sbottò cercando di trattenersi.

"Stai cambiando pelle Ris, calmati". 

Si guardò le braccia e, maledizione, stava davvero venendo fuori l'armatura.

"Scusami...lo so che dovrei gestire meglio la rabbia, ma in questi giorni sono stremata, è che questa cosa", scosse la testa e chiuse gli occhi per non guardare l'uomo davanti a lei. Si strinse la base del setto nasale per calmarsi.

"Cosa ti costa? Prova. Un mese, non ti chiedo altro".

"Questo mese lo sai, vero, cosa devo fare?".

"Non vedo il problema", disse l'uomo pacato.

La ragazza fissò l'uomo e ancora una volta batté con forza le mani sul tavolo, questa volta facendolo tremare. L'uomo aspettò che si fosse sfogata, ormai sapeva bene come funzionassero le cose con lei.

"Non ha senso, non ti rendi conto che non posso fare da babysitter a nessuno? Ho la prova alla Lega, la convocazione del Giardino, devo andare da Joris, che non mi dà tregua e-", serrò la mascella.

"E?", chiese l'uomo con dolcezza.

"E mi mancano", mormorò la ragazza "voglio andare da loro".

L'uomo sospirò.

"Questo non dipende da te Ris, lo sai, non puoi aspettare le due settimane che mancano alla convocazione?".

La ragazza annuì abbassando la testa, ma sempre con i palmi poggiati sul tavolo. I riccioli neri le ricadevano davanti, coprendole il viso. Alzò gli occhi sull'uomo. Due occhi viola, incredibilmente luminosi e vivi.

"Fammi provare, ti prego", mormorò.

L'uomo fece un profondo respiro. Congiunse le mani dietro la schiena e si voltò a guardare fuori dall'imponente finestra.

Girò il volto di tre quarti.

"Senti Gabriel, se lui ti accompagna, allora potrai provare", disse fra i denti.

La ragazza lo fissò seria.

"Dici davvero?".

"Dico davvero".

"Ma...Gabriel?", sembrava indecisa.

"Lo sai che io e Gabriel non andiamo molto d'accordo...".

L'uomo sorrise.

"Ilija è in Olanda con Kira. Quindi Gabriel".

La ragazza serrò i pugni, chiuse gli occhi e sospirò.

"Gabriel, va bene. Ma non garantisco che non finisca come l'ultima volta".

Questa volta l'uomo si girò del tutto è fissò la ragazza con un'espressione di rimprovero sul volto.

"Ris, lo so che a volte Gabriel è insopportabile, ma la scorsa volta avete distrutto la Sala Addestramento della Lega!".

"Ma...l'ho ricostruita", sussurrò la ragazza arrossendo appena. L'uomo sospirò ed alzò gli occhi al cielo.

"Ris, capisco che tu abbia il carattere di tua madre e la testardaggine di tuo padre...ma non potresti acquisire un po' della mia diplomazia? Ti scongiuro".

"Io non sopporto avere estranei intorno", borbottò stizzita.

"Neppure tuo padre, ma si è dovuto ricredere ed imparare che la solitudine non è una scelta coraggiosa".

Gli occhi della ragazza si incupirono un po'.

"Io non sto da sola".

L'uomo sospirò.

"I guerrieri, i cadetti della Lega, i tuoi cugini ed i tuoi...amici, non sono la stessa cosa".

"Ma non sto da sola! Ed i miei...amici, sono normalissimi vampiri come noi".

"Ris, organizzate combattimenti clandestini".

Lei arrossì.

"Credi che io non sappia cosa accade nelle mie terre?".

"È stato Vali, vero?", sibilò lei.

"Vali ti vuole bene come nessun altro". La ragazza fissò l'uomo severa.

Poi il suo sguardo si addolcì. 

"Lo so. Vali è...Vali", disse sorridendo al tavolo.

"E ti tiene sicura. So di non poterti impedire di combattere, ma ti chiedo di restare sempre con lui".

Lei sorrise timidamente. Poi ridacchiò.

"Mi vuoi far legare a Vali?".

L'uomo si girò e rise forte. Poi si avvicinò alla ragazza.

"Ris, non sono riuscito ad impedire a tuo padre di scegliere come compagna tua madre, che era una Cacciatrice. Come potrei scegliere io un compagno per te, con il carattere che ti ritrovi?".

La ragazza ridacchiò.

"Sei cattivo, nonno".

"No, ti conosco. Ora va da Gabriel e cercate di fare i bravi. Fatti portare alla Pagoda e prova ad entrare".

"Grazie, prometto di non fare casini...almeno da parte mia", sorrise maliziosa.

"Ris".

"Cosa", disse lei girandosi.

"Ti prego pensaci. Per me, solo un mese".

"Va bene nonno, prometto di pensarci. Ti darò una risposta stasera".

Si chiuse la porta alle spalle, seguita dai suoi riccioli neri.

Dal buio emerse una figura.

"Di carattere tua nipote, Artamon".

"Oggi veramente era di buonumore. Tranquilla direi, anche troppo. Come al solito trama qualcosa", un sorriso comparve sul suo volto.

Primo Sangue (Saga di Sangue libro II)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora