Prologo

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La principessa Emma non era mai stata il simbolo della delicatezza in persona, e nemmeno quello della regalità. Se qualcuno mai avesse parlato di lei, avrebbe potuto dire che era spigliata, ribelle... Ma mai simbolo del titolo assegnatole dalla nascita.

Al contrario, la madre era sempre stata la cosiddetta principessa modello, ora regina. Sempre perfettamente pettinata e truccata, la regina, aveva sempre rispettato ed onorato il ruolo assegnatole. Biancaneve sempre ordinata. Emma spesso disordinata, spettinata e mai truccata! Insomma, l'una il totale opposto dall'altra. Se qualcuno mai le avesse viste una affianco all'altra, avrebbe dubitato del loro reale legame di sangue, pensando – molto probabilmente – che la piccola – ormai non più così piccola, come però il padre adorava chiamarla – fosse stata adottata, magari perché trovata in mezzo ad un'abbandonata stradina di campagna o accanto ad un ruscello e lasciatovi da una povera famiglia che non sarebbe riuscita a darle vita migliore.

Ma purtroppo per Emma non era così...

La madre, fin da piccola, aveva cercato di insegnarle ad adeguarsi alle situazioni, ripetendole sempre la solita frase: «Sei una principessa e devi onorare il tuo titolo, comportandoti come tale. Ricorda che un giorno sarai una regina.»

Certo, se avessero chiesto alla povera ragazza chi avrebbe preferito essere, avrebbe risposto senz'ombra di dubbio di voler essere una normale popolana, così da non dover seguire un galateo... Ma purtroppo la sua vita era quella di corte – volente o nolente che fosse – e da lì non sarebbe mai potuta scappare. Era destinata.

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La sera del ventesimo compleanno della bionda principessa dagli occhi di smeraldo, fu organizzato a corte un ballo in cui si sarebbero presentati i principi dai più lontani reami per incontrare questa meravigliosa ragazza e colpirla con il loro denaro e la loro compostezza, cose che sinceramente ad Emma non interessavano, ma a Biancaneve sì... E poi, era ormai da anni che le parlava di questo ballo, descrivendolo come: «La notte in cui incontrerai tuo marito». Esattamente, marito. Perché, quella sera, Emma sarebbe stata costretta a scegliere uno di quei dannati damerini e darsi lui in sposa. Avrebbero ballato insieme, ma il problema era che lei non sapeva ballare, poiché in tutti quegli anni aveva preferito tirare con l'arco che seguire i corsi di ballo della signorina Cindy. Come dirlo alla madre? Dio solo sapeva la ramanzina che si sarebbe dovuta subire, semplicemente perché non sapeva quei quattro dannatissimi passi principali del valzer. O forse erano tre...? O cinque...? Non ne ricordava neppure il numero, ma anche fosse stato uno lo avrebbe odiato con tutto il suo cuore.

"Emma, tesoro, tutti i principi sono nella grande sala che ti attendono."

"Madre, io non so se sono pronta per un passo così importante. Ho solo vent'anni, come potrei mai darmi in sposa ad un uomo e dar lui un figlio?" sbottò.

"Emma, vedrai che riuscirai... Basta semplicemente uno dei tuoi splendidi sorrisi ed in un attimo tutti gli uomini di quel salone avranno gli occhi su questa splendida ragazza." la rassicurò la madre, sistemandole una ciocca ribelle dietro l'orecchio.

La ragazza s'era imposta di voler portare i capelli sciolti e non c'era stato verso di convincerla – nemmeno con il cioccolato da lei preferito – a farsi una coda.

"Perché devo essere costretta?" la principessa sbuffò sonoramente.

"Emma Swan, tu ora scenderai quelle scale e sceglierai uno di quei principi, che tu lo voglia o no. E niente obiezioni!" la rimproverò, stufa, la madre.

Emma cominciò a camminare verso la scalinata, con un passo così svelto da poter battere anche una lepre, seppur avesse i tacchi. Scese poi la scalinata con grazia, guardandosi attorno, disgustata da tutti quei falsi sorrisi...

The Princess & The OutlawDove le storie prendono vita. Scoprilo ora