Katy:
Io mi chiamo Katy White, sono un'orfana di 13 anni, vivo a New York in un orfanotrofio, frequento la 3^ media e sono una ragazza dislessica che soffre di deficit d'attenzione.
Penso che fin da piccola non mi sia mai sentita completamente parte di questo mondo, ma non immaginavo che cosa volesse dire veramente. Fino ad una fredda mattina di dicembre.
Mi svegliai alle 7 con una sveglia che mi trillava sotto il cuscino (la mettevo lì sotto per non svegliare il resto della casa, insieme a me). Allora mi alzai assonnatamente e mi preparai per andare a scuola, cercando sempre di non svegliare nessuno.
Mentre facevo colazione ripensai al sogno che facevo ogni notte da un po' di tempo: il sogno iniziava in un bosco, davanti a un pino più alto degli altri, su cui era appoggiato a un ramo più basso degli altri quella che mi sembrava una coperta lucente e subito dopo vedevo un ragazzo (più o meno di 25 anni), pallido con dei capelli corvini, che mi correva incontro chiamandomi con un altro nome; mentre correva gli si vedevano le lacrime scorrergli lungo tutto il viso, e vedendolo ho la strana impressione di conoscerlo da molto tempo e di essergli molto legata, infine, quando lui mi stava per abbracciare, il sogno finiva e mi svegliavo.
Dopo questo breve momento "remember" mi dissi che era un sogno senza alcun senso e che probabilmente derivava da un film che avevo visto qualche tempo prima, quindi uscii dalla cucina, mi misi un giubbotto e mi incamminai verso la scuola.
Quando passai affianco ad un parco mi percorse la strana impressione di essere osservata, allora mi voltai, ma non vidi nessuno in strada concentrato su di me. Di conseguenza continuai per la mia strada.
Ma la stessa sensazione mi tormentò per il resto del tragitto, facendomi voltare altre volte: vidi un gatto randagio, ma era appena uscito da un vicolo cieco, quindi non mi poteva aver seguito dal parco; poi mi accorsi che quello che mi sembrava un senzatetto mi stava fissando male, ma, anche lui come il gatto, era uscito da un vicolo; in seguito mi accorsi di una figura alata che sfrecciò sopra i palazzi, che a me da lì sembrava grande come un cavallo, ma poi mi convinsi (dicendomi che doveva esser stato solo un effetto ottico e altre cose di questo tipo) che era solo un piccione. Allora continuai a camminare, anche se questo dubbio di essere seguita mi tormentava ancora.
Arrivata a scuola, mi accorsi che per colpa di quelle piccole pause per vedere se c'era qualcuno, ero arrivata in ritardo. Allora corsi dentro e raggiunsi la mia classe.
Quando aprii la porta mi ritrovai davanti un uomo di mezza età, quasi completamente calvo, che mi scrutava in malo modo: il professor Robinson; all'inizio non capii il motivo di quello sguardo, ma poi mi accorsi che Charlie, un mio compagno di classe che si faceva sempre beccare quando faceva casini, stava tirando un sospiro di sollievo e sentii il suo compagno di banco sussurrare: -Salvato dall'arrivo della ritardataria...
-Scusi il ritardo prof- dissi allora. Fu in quel momento, osservando la classe, che notai un ragazzo che non avevo mai visto prima. Aveva i capelli neri con alcune ciocche ramate e gli occhi erano verdi, ma di un verde come quello degli occhi di Malefica quando ha lanciato la maledizione ad Aurora. Mi avviai al mio banco, affianco alla mia migliore amica Grace, e mi sedetti.
Dopo aver segnato il mio ritardo sul registro, il signor Robinson disse: -Bene, se non ci sono altre interruzioni- e qui guardò male prima Charlie e poi me- possiamo continuare la lezione.
-Per fortuna sei arrivata,- mi sussurrò Grace –non mi andava proprio di passare un'intera giornata in banco da sola.
Istintivamente mi voltai, e intravidi per un attimo il ragazzo misterioso che mi fissava.
-Ma quello lì da dove sbuca?- chiesi a Grace.
-Si chiama David, viene dal Michigan e si è trasferito qui perché suo padre ha trovato lavoro da queste parti, dice.- Chissà perché, avevo la strana sensazione che non fosse davvero così.
Dopo tre ore di lezione, finalmente si sentì il suono della campanella della ricreazione. Dopo 2 minuti tutte e 6 le classi dell'istituto erano in cortile.
Io ero solita a passare la ricreazione per conto mio in una parte del cortile che nessuno di solito frequenta, e mentre passavo davanti a un vicolo che separava i due edifici da cui è formata la scuola, mi sentii strattonare il braccio e venni portata dentro quel vicolo. Vidi che la persona che mi aveva trascinato lì dento era David, e un secondo dopo avermi fatto cadere a terra, urlò: -Dimmi tutto quello che sai!
-Ma che cavolo vuoi dalla mia vita, io neanche ti conosco!
-Adesso non fare la furba con me, il mio signore vuole sistemare l'errore causato da non so che trovata geniale di suo figlio... e l'errore sei tu!
-Ma di che cosa stai parlando! Io non so niente di niente!
-Tu fai dei sogni, dei sogni pericolosi. Abbiamo cercato di rintracciati per molto tempo, e adesso che ti ho trovata è il momento di agire e di portarti dal mio signore.- e subito dopo aver detto questa frase, dalla sua schiena iniziarono a spuntare delle ali, e la sua faccia iniziò a cambiare forma, fino a diventare un volto di una donna bruttissima. Quando ebbe finito la sua trasformazione si alzò a qualche metro da terra, e proprio quando pensai che stesse per attaccare...
PUFF!
Il mostro (ormai avevo deciso che quello era: un mostro) si era polverizzato grazie a un fendente mollato da un ragazzo, con i capelli neri e un po' ribelli, che probabilmente era saltato giù dal pegaso completamente nero che si stava librando in aria in quel momento. Un momento...
-Un pegaso?!- esclamai io.
Il ragazzo allora parlò: -Già, si chiama Blackjack.
Probabilmente ero rimasta a guardare quella scena con un'aria del tipo: "Ma che cavolo...?!"
-Forse ti dovrei un po' di spiegazioni...- disse allora lui, leggermente imbarazzato. Solo allora notai il colore dei suoi occhi: un bellissimo verde, come quello del mare -ma prima, le presentazioni: io mi chiamo Percy Jackson.
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REMEMBER
FanfictionKatie White è una normale tredicenne, o almeno così pensa fino ad un certo giorno in cui scoprirà di essere una mezzosangue.. un po' speciale. Anzi, unica. Questa è la mia prima storia, spero che vi piaccia. X, Anna