~Returned

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Da quando si trovava lì, Carmela non sapeva più cosa significasse stare bene, quando era caduta nella fenditura la prima cosa che aveva sentito era il calore, così intenso da bruciarle i primi strati cutanei, dopo essere caduta per un tempo indefinito si era schiantata su della roccia bollente, rompendosi la spalla, non fece in tempo a rialzarsi che subito si era sentita una lurida mano sulla bocca ed era stata trascinata via, verso un destino che non poteva lontanamente immaginare.
L' avevano portata in un castello nero, e sebbene lei provasse ad urlare e la mordesse la mano putrida non si spostava dalla sua bocca, provocandole conati che in poco tempo la portarono a vomitare sulla mano del suo rapitore, che la scostò schifato, in quel modo Carmela poté guardarlo in faccia, aveva delle piccole corna rosso scuro sulla fronte, capelli corvini ed occhi rossi, era sporco ed emanava un olezzo tremendo, come se si fosse rotolato su dei corpi in decomposizione. La fissava come se fosse stata qualcosa della quale volesse nutrirsi, e fu quello che fece preoccupare la ragazza, che inghiottì la saliva acida che era avanzata dal vomito di prima. Lui vedendola spaventata rise e con la mano sporca di vomito la prese per i capelli, trascinandola per i corridoi del castello e portandola al cospetto del "grande signore" Satana, che lei non poteva vedere. Carmela non riuscì a comprendere quello che dicevano, visto che stavano parlando latino. Dopo un tempo indefinito passato nel terrore venne trascinata in una piccola prigione, larga poco più di 10 metri quadrati è dotata di una branda ed un water, i primi due giorni vennero passati da lei nel terrore più totale, la maggior parte del tempo lo passava rannicchiata sulla branda con le ginocchia strette al petto. Il terzo giorno la svegliarono 2 guardie che con poca eleganza la trascinarono nei corridoi, nonostante la giovane emettesse resistenza, si sentiva violata e ferita, non poteva lontanamente immaginare cosa Loro avessero intenzione di farle.
Si ritrovò in una stanza, era stata denudata e centinaia di occhi la squadravano, e molti di questi sguardi erano sguardi lussuriosi.
Improvvisamente uno di loro le si avvicinò, spaventata provò a scappare ma quello che ci guadagnò fu solo un potente schiaffo sul viso, che la fece cadere e battere violentemente la testa contro il marmo nero della quale era fatto il pavimento della stanza la folla urlò, in delirio, mentre lei a terra piangeva disperata, ma silenziosa. Lo stesso che l'aveva schiaffeggiata l' afferrò violentemente per il braccio e le intimò "non provare più a scappare hai capito?" singhiozzando Carmela annuì, si sorprese molto di se stessa, la sua parte combattiva sembrava essere morta, per essere sostituita da un atteggiamento remissivo e spaventato, assolutamente non adatto a lei.

Intanto il demone le inserì un ago nella vena del braccio sinistro, inserendolo con così tanta forza da farla urlare dal dolore, questo dopo averle riso in faccia si voltò verso la folla e urlò "ci siamo! questa sgualdrina ora ci compiacerà tutti, diventando tutto ciò che volevamo diventasse, tutti i nostri vani tentativi oggi finalmente porteranno ad un risultato!" quello continuò a parlare, ma la ragazza non gli stava dando più ascolto, se ne stava solo inginocchiata, a fissare il punto penetrato dall'ago divenire sempre più gonfio e violaceo, improvvisamente l'uomo si girò e la stanza divenne improvvisamente silenziosa, Carmela si guardò attorno, sentiva dentro di se che stava per succederle qualcosa di grosso, anche più grosso della sua mutazione in angelo.

I suoi occhi si spalancarono: si! le ali! decise che avrebbe provato a fuggire volando, oppure che li avrebbe uccisi tutti con i suoi poteri. Le ali vennero fuori, immense e nere come al solito, ma un dolore lancinante alla testa la fece accasciare a terra urlando, cominciò a tossire sputando sangue e il suo corpo venne scosso da violente convulsioni.

"boo-hoo! niente ali swiffer qui" disse il suo carnefice toccandole la fronte e facendo modo che le ali rientrassero nella schiena di lei, che fu lasciata rantolante a terra ad assaporare il suo stesso sangue. "basta iniziamo col rituale!" disse l'uomo ad uno dei suoi simili che nel frattempo lo avevano affiancato tutti i demoni cominciarono ad intonare una cantilena triste e laconica che risuonava nella testa della ragazza, entrando dentro di lei ed impregnandole il cuore di nero dolore e di pura depressione, mentre il demone che l'aveva vessata fino ad ora si tagliava il polso sinistro e lo avvicinava alle sue labbra, il sangue nero e vischioso le finì in gola, soffocandola. Provò a scansare il braccio ma non le fu concesso; solo quando il demone quasi non si poteva reggere sulle gambe il braccio le venne sottratto.

La ragazza aprì gli occhi.

l'adorabile color cioccolato aveva lasciato posto al nero pece e la radice dei suoi capelli tendeva al rosso scuro, le sue vene erano nere e viola e sul suo seno sinistro c'era un pentacolo, il demone sorrise e la folla acclamò. L'esperimento era riuscito ed il mostro era stato creato.

Il tempo passò, e i demoni continuarono a tenerla prigioniera, usandola per i loro scopi, prelevandole centinaia di campioni di DNA, e facendola allenare pesantemente nel posto dove l'avevano trasformata. La vita di Carmela ormai si svolgeva li, tra le mura ristrette della cella e nella stanza dal pavimento nero.

Fino a quel giorno.

Le porte erano tutte blindate e quel giorno non l'avevano fatta uscire dalla cella per il suo consueto ritiro genetico e non le avevano portato i pasti della giornata, poco le importava, mangiava poco o nulla.

La porta si sfondò, rivelando una chioma di capelli biondi che manovrava un rampicante in modo che strozzasse una guardia. Dakota.

Dakota la liberò subito, usando i rovi appuntiti per aprire la complicata serratura e la abbracciò forte, piangendo sulla sua spalla. Guardandosi attorno riconobbe anche le sue amiche Ylenia, Veronica e Tiziana, lottavano con foga, sopraffacendo i demoni con facilità inaudita, la ragazza convenne che si erano allenate molto in quel tempo. Carmela si accorse che Tiziana portava una collana lunga che le arrivava allo stomaco, la pietra posta alla fine della collana era azzurra, e sembrava che qualcosa al suo interno si muovesse la ragazza la guardò e poi urlo qualcosa rompendo la collana e schiacciando la pietra sotto la scarpa.

Un portale blu si aprì e Carmela venne afferrata da una mano unghiata e trascinata in esso, la testa le vorticò pericolosamente e la bile le salì pericolosamente in gola, una luce bianca si insinuò nel blu del portale poi improvvisamente sbattè il mento sul pavimento bianco e freddo, per poi alzare lo sguardo ed incontrare gli occhi di Ramiel, pieni di felicità.

Era tornata a casa, era tornata ad Athalia.

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