"Anche le parole
più dolci lasciano indifferente
un cuore
ormai infranto".Carine cammina, con una sigaretta fra le labbra, mentre il cappuccio della sua felpa nera le copre la testa. Le sue labbra sono serrate, i denti stretti, la mandibola contratta. Si muove cauta, sinuosa, mentre la fioca luce dei lampioni illumina la sua figura, mentre l'ombra del suo corpo si riflette nel cemento del marciapiedi consumato da tutte quelle scarpe che sono passate sopra di esso.
I suoi occhi sono concentrati, fissi, sui suoi piedi, mentre il viso di Lydia rimane integra e viva nei suoi pensieri.
La sua bellezza e il suo menefreghismo sono le peculiarità che hanno sempre affascinato la bruna.
Lydia ha quello bislacco modo di fare per la quale non le frega di ciò che sopravviene attorno a lei.
Lydia è terribilmente egoista ed individualista, solo per il motivo che ha paura di essere annientata da una qualsiasi persona.
Lydia ha innalzato un muro granitico persino con Carine, tramutando la sua dolcezza nei suoi confronti, in un senso di apatia conforme e crudele.
Carine è abbattuta da questa freddezza verso di lei, vorrebbe rivedere sempre un sorriso vero da parte sua, ma ciò che vede è solo un ghigno sarcastico espresso sul suo volto, mentre arriccia il naso e tira gli angoli della bocca all'insù. Pensa a lei.
Le capita di ponderare e rimuginare su tutti i particolare che caratterizzano il suo viso angelico, cercando di richiamare alla mente tutti i dettagli delle sfumature dei suoi occhi verdi. E ci pensa, a lei, come sarebbe intrufolarsi nella mente di Lydia, e magari venire a conoscenza che è nei suoi pensieri. Scuote la testa. Non può permettersi di fantasticare su di lei in quel modo. Sospira, affranta. Perché sa, che per Lydia, lei è solo una cara amica con cui trascorrere i pomeriggi o con cui andare a qualche festa.
Vuole che la sua mente assopisca tutti i suoi sentimenti che la riguardano, ma sa che non può domare il suo cuore, che continua a battere forte, palpita intensamente quando le iridi verdognole di Lydia creano un contatto visivo con le sue, più scure e profonde, e i loro sguardi non si distolgono l'uno dall'altro, perché Carine cerca di andare dietro all'apparenza, cercando di capire ciò che si cela dietro a quella freddezza consistente che si è impossessata di quell'anima sin troppo giovane.
Continua a camminare. Non si ferma, come sempre, del resto. Carine non si lascia mai abbattere dagli ostacoli che la vita le pone dinanzi, affronta il problema. Sta andando da lei, nelle sue vecchie converse consumante, mentre i capelli ondeggiando ai lati della sua testa, provocandole un leggero formicolio alle sue guance. Pensa come affrontare la questione, dovrebbe decidere se essere sfrontata con lei, oppure se essere semplicemente se stessa. Parlotta fra sé e sé, le persone che le passano accanto, la guardano estranei alla situazione. Le sue labbra si muovono velocemente, è nervosa, il suo busto sembra un pezzo di legno, è tesa, la mandibola ancora più contratta di prima e la sigaretta è caduta a terra dalle sue labbra, facendola imprecare. Si rassegna, sospira affranta, schiacciandola con una strana forza e dinamicità. È costretta ad accendersene un'altra, ma non ne vale la pena di consumarne una per quasi un minuto di tragitto. I suoi passi attraversano soffici la strada, con la sua classe e la sua innaturale spensieratezza. Osserva il locale davanti a lei. È carino, sembra rustico dall'esterno. E il led con il nome del piccolo pub illumina la strada di fronte ad esso, sebbene la luce di qualche lettera del nome lampeggi quasi disturbando le pupille di Carine, che si copre gli occhi. Aggira il locale, dirigendosi verso la porta sul retro. Sono le dieci passate. Sa per certo che la sua amica è lì.
Infatti è proprio là, nel suo grembiule ormai grigiastro per la sporcizia, girata di spalle, intenta a pulire il pavimento con una scopa scaccia e rotta. Si appoggia allo stipite della porta, ma deve aver fatto qualche rumore, perché vede l'amica irrigidirsi. Lydia è rigida, gira di poco il viso, protesa a sentire qualsiasi rumore.
La tensione è palpabile nella stanza, ma Lydia continua a far finta di nulla, anche se sa che Carine si è accorta che l'abbia notata.
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Adiaphora, hs
Random"E' un'apatia completa. Ti mangia il cuore, lo stomaco, fino ad arrivare al cervello. Nemmeno per le cose belle, dove una volta ti scoppiava il cuore dalla felicità, ti fanno effetto. Vuoto. Un vuoto profondo e basta" I diritti per la cover vanno tu...