Capitolo 2 - Al mercato.

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Martina sorride e guarda sognante il vuoto. Andrea sorride e guarda sognante Martina.
Okay, tutto normale.
«Ragazzi? Ma ci siete?» Distolgono lo sguardo dal mondo dei sogni e lo rivolgono finalmente a me, che parlo come un'ebete da trenta minuti senza ricevere attenzioni. «Allora lo facciamo ragazzi?» sorride Andrea in preda alla gioia. «Si ragazzi. Lo faremo Domenica. Questa stessa Domenica.» Dico decisa. E loro sorridono soddisfatti.

Sono anni che pianifichiamo questa fuga, finalmente diremo addio alle nostre radici. Da Domenica inizia una nuova vita. Preparati mondo, stiamo arrivando.

Il pomeriggio arriva in fretta e il tempo sembra essere bellissimo adesso, così chiediamo il permesso per uscire di casa. Sono due mesi che non esco e lo stesso anche Martina, Andrea invece esce spesso con suo padre a svolgere incarichi di lavoro oppure viene a casa nostra.

«Andrete al mercato in città non permettetevi ad oltrepassare questo limite.» dice inflessibile.

Annuiamo. Per me va benissimo.

Il mercato, posto perfetto per pianificare la fuga. Possiamo comprare le cose che ci servono, le portiamo a casa e Sabato sera prepariamo lo zaino e poi bye. Poi al mercato si trovano sempre quelle pettegole signore che possono aggiornarti su tutto.
Mercato, arriviamo!

Usciamo dalla porta. Aria, fresca, venticello estivo tra i capelli. Chiudo gli occhi per godermi quel breve momento di libertà, poi li riapro pensando che ce ne saranno altri. Prendiamo le bici in garage e ne diamo una anche ad Andrea.

Dopo una mezz'oretta siamo al mercato, situato al centro del paesino indiano in cui vivo. Non sono indiana, sono italiana, ma vivo qui da quando i miei trovarono questo dannato lavoro che li arricchì, svuotando completamente me.

Appoggiamo al muro le biciclette e andiamo in giro per vedere se troviamo qualcosa di interessante. I miei occhi scorrono tra gli oggetti in vendita sulla bancarella dei souvenir. Tutte cose che non mi servono, ma mi affascinano. All'improvviso l'occhio mi si ferma su un oggetto particolare: una collana con una chiamici, ntica.
«Mi scusi, può dirmi qualcosa su questa collana?» Si, qui tutto ha una sua storia, anche gli oggetti più banali. «Si dice appartenesse agli Dei» risponde. Era un'africano sui quarant'anni, probabilmemte nel suo paese era a capo di una tribù di cannibali. Si, okay, non penso, ma mi piace pensare a cose strane.
Mi giro cercando l'approvazione dei miei amici, ma come immaginavo non c'erano. Saranno sicuramente in qualche stupido bar a mangiare qualcosa di stupido. Stupidi. «Devo andare sarà per un'altra volta» dico dispiaciuta a quel povero africano cannibale. Se li trovo che mangiano giuro che divento io una cannibale.

Giro senza sosta tra le affollate strade di New Delhi nella speranza di trovarli. Proprio mentre sto per sedermi ecco che mi squilla il telefono. Martina. Lo sapevo.

«Ma dove siete finiti?»
«Siamo nel bar vicino al mercatino della frutta. Vieni?»
Ecco che l'istinto omicida sale.
Oggi a cena mangerò un pò di Martina con salsa di Andrea.
«Arrivo. Voi NON muovetevi di là.» dico scandendo bene il non. Loro erano capaci di andare in un altro bar solo per farmi impazzire. Annuiscono ed io mi metto in cerca del ‘Bar vicino al mercatino della frutta’.

Che informazioni dettagliate.

Finalmente li trovo. Stanno lì seduti in un chiosco all'angolo della strada, a ridersela mentre bevono un masala chai, che a me non piace, ma loro ne vanno matti. Il tè non mi è mai piaciuto, specialmente questo indiano. Mi sembra di essere vecchia.

«Non permettetevi più a sparire in questo modo ragazzi!» li guardo male. Mente male. «Eddai sta tranquilla non è niente di che» dice Andrea gesticolando con le mani. Gli butto un occhiataccia e poi mi siedo con loro. «Ragazzi, non abbiamo comprato ancora niente e direi che dobbiamo sbrigarci perché sono le 16:00 passate!» gli faccio notare e sorrido soddisfatta alla loro reazione di imbarazzo. «Bene, ora andiamo.» dico tirandoli dai vestiti. Siamo nella bancarella della frutta. Facciamo un rifornimento abbondante, tanto abbondante da riempire sei buste. «E questo è solo per il viaggio!» sghignazza Andrea. Io e Martina ridiamo. «Apparte gli scherzi ma tutta questa merce dove la metteremo?» Chiede Andrea. Già, dove? «Prendiamo uno di quei carri» risponde tranquilla Martina. Mi sa che non ha capito la domanda. «Intende dire che non possiamo mica portare tutto questo a casa, ci scoprirebbero!» comincio ad essere nervosa, molto nervosa. «Non pensiamoci dai, continuiamo e dopo un modo lo troveremo.» Ci rassicura Andrea. Annuiamo catapultandoci sulla bancarella dei vestiti. Prendiamo dei veli lunghi e una stoffa pesante nera per coprirci la notte. «Per oggi basta così dai» ci ferma esausta Martina. «Si torniamo a casa sono passate quasi due ore e poi dobbiamo ancora vedere dove posare tutta questa roba.» Beh dovranno abituarsi a non averci in casa. Annuisco e torniamo alle bici. Durante il percorso mi viene in mente la collana e decido di tornare a comprarla. Saluto l'anziano cannibale e gli chiedo della collana. Me la mostra ed io accetto di comprarla. «È molto bella» sorride Andrea. Martina conferma.

Saliamo sulle bici, ma durante la strada una ruota prende un chiodo e finisce fuori dalla strada.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 07, 2015 ⏰

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