Quella mattina non era stata la migliore che avessi mai vissuto: la sveglia aveva suonato tardi, non avevo la cartella pronta e dovevo preparare la colazione anche a mia sorella, data l'assenza dei miei genitori a causa di un viaggio di lavoro. A complicare le cose c'era anche il fatto del bus, il mezzo pubblico che avrei dovuto prendere ogni mattina per andare alla scuola che avrei frequentato da quel giorno: la Karasuno. Quel maledetto autobus arrivava sempre in ritardo, lo so per i vari tentativi che ho fatto per vedere a che ora avrei dovuto prenderlo, e proprio quella mattina aveva deciso di essere puntuale. Dopo una mediocre colazione lasciata a mia sorella, appena fuori casa corsi più veloce che potevo, gridando cose del tipo "Aspetta!" oppure "Sono qui, non partire!", come se l'amore della mia vita stesse per trasferirsi a diecimila chilometri da me. Fortunatamente, l'ultima persona che stava salendo sul mezzo mi notò e fece cenno all'autista di aspettare. Mi agganciai alle porte automatiche ansimando e, tra un respiro e l'altro, ringraziai l'individuo e presi un posto a sedere. Con la coda dell'occhio intravidi la sua divisa, era uguale alla mia. Certo, in taglia più grande, molto più grande. Mi resi conto, infatti, che il tipo che mi aveva "salvato" era altissimo, sarà stato alto centottanta centimetri. Rimase vicino alle porte anteriori per tutto il viaggio, mezz'ora in tutto. Scendemmo insieme ma non ci rivolgemmo la parola. Aveva un passo veloce, così mi superò e si addentrò nella scuola, dirigendosi verso la palestra. Magari praticava qualche sport. Continuai per la mia strada e andai in sala professori a chiedere un modulo di iscrizione per il club maschile di pallavolo. Giocare in quella squadra era il mio sogno, perchè lì giocò anche il mio idolo: il Piccolo Gigante, chiamato così perchè, anche se piccolo di statura, riusciva a farsi spazio tra muri difensivi altissimi. Lo vidi giocare in tv alle elementari, credo fosse una partita del campionato nazionale, e da allora ho amato la pallavolo. Feci richiesta per la squadra maschile in prima media, ma con mia grande sorpresa scoprii che la squadra di pallavolo maschile della Yukigaoka non esisteva, così, con tutto l'imbarazzo che il mio piccolo me potesse provare, feci richiesta per quello femminile. Non partecipai a nessun torneo, ma finalmente ero alla scuola dei miei sogni, avrei potuto giocare nella squadra in cui ho sempre voluto giocare. Compilai il modulo con le mie generalità e nella casella che chiedeva le motiviazioni della scelta del club scrissi "Voglio diventare il Piccolo Gigante.". Lasciai il modulo nelle mani del professore, un tipo occhialuto con degli occhi verdognoli e capelli scuri, e cominciai a correre verso la palestra. Feci una piccola tappa al bagno maschile per cambiarmi, sostituii la tuta della scuola alla divisa che avrei dovuto indossare nelle ore di lezione, e ripresi la corsa. Nei corridoi c'era gente di tutti i tipi, proveniente da tutti i tipi di club, che urlava in giro slogan per convincere le matricole ad iscriversi. Sfrecciai tra una persona e l'altra, alcune mi si pararono anche davanti, come per costringermi a fare richiesta per i loro club. Mi gridavano se avessi già deciso di quale club entrare a far parte e io rispondevo, a gran voce, che mi ero già iscritto a quello di pallavolo. Rimanevano di stucco quando sfrecciavo affianco a loro, sfiorandoli solamente. Avevo il sorriso stampato in volto, d'altronde avrei realizzato il mio sogno, no? Percorsi gli ultimi metri saltellando e canticchianto melodie a caso, aprii la porta scorrevole di ferro della palestra e vidi una figura snella e alta che lanciava una palla, saltava e la colpiva. Un servizio in salto killer! E' stato magnifico, il modo in cui colpì la palla, la sicurezza e la freddezza del suo sguardo. -Hey, tu!- gridai, -Sei stato a dir poco fantastico!-. Li per li non feci caso alla sua espressione, che era del tipo e-tu-da-dove-spunti, prestavo attenzione solo alla palla che continuava a rimbalzare per tutta la forza che quel tipo aveva messo nel colpirla. -Sei il tipo di stamattina, quello dell'autobus.- esordì dopo poco, io osservavo ancora la palla con gli occhi che brillavano, -Giochi a pallavolo anche tu?-. -Insegnamelo, ti prego!- non prestai attenzione alla domanda che mi fece poco prima, ero troppo eccitato. Non avevo mai visto un servizio in salto così ben fatto, ne ero mai stato in grado di colpirne uno. Le mie basi non erano proprio il massimo. -Non se ne parla nemmeno.- rispose lui, forse era irritato dal fatto che l'avevo interrotto oppure dal fatto che non avevo risposto alla sua domanda, -Non ti conosco nemmeno!-
-Hinata Shoyo, classe 1-1!- esclamai. - Anche io sono nella 1-1. E' incredibile, stamattina sull'autobus, ora qui e adesso siamo anche in classe insieme? Scherziamo?- finalmente riuscii a distrarre la mia attenzione dalla palla e misi a fuoco il suo volto. Era il tipo dell'autobus, quello che aveva detto all'autista di aspettare. -Ma è magnifico! Così potrai insegnarmi tutto quello che sai!- quasi urlai dalla gioia. Ebbi l'impressione di vedere una di quelle cosette rosse che compaiono negli anime e i manga quando un personaggio è arrabbiato. -Prima testiamo le tue abilità.- disse con un tono rude e irritato, -Vai dall'altra parte del campo. Io batterò, tu dovrai ricevere il mio servizio.-. Fremevo all'idea di ricevere uno di quei servizi killer, così tanto da dimenticarmi che le mie basi facevano praticamente schifo. Lui battè, il servizio era diretto all'angolo opposto al quale mi trovavo io. Presi a correre per arrivare in tempo di fronte alla palla misi le braccia in posizione e ricevetti. Non mi resi conto di aver ricevuto malissimo fino a quando la palla non mi arrivò dritta dritta sul naso. Caddi all'indietro e vidi l'espressione non più irritata ma furibonda del tipo dal servizio killer. -E tu giocheresti a pallavolo? Non scherziamo. Sei indietro anni luce per poter giocare nella mia stessa squadra. Preferirei fare ricezione, alzata e attacco tutti da solo piuttosto che giocare insieme.- Rimasi molto male a quelle parole. Era vero, non ero tutta questa bravura ma nessuno mi aveva mai detto cose del genere. -Dimmi... dimmi almeno il tuo nome!- esclamai. -Kageyama Tobio, dalla scuola media Kitagawa Daiichi.- mi rispose, -Allora, Kageyama, ti sfido! Ci giocheremo il posto in squadra!-
-I primini di quest'anno sono un po' troppo rumorosi.- una voce dalla porta. Tre ragazzi con delle tute nere si avvicinarono al campo. -Dovreste calmarvi.- parlò quello al centro. -Potrei anche sbattervi fuori dalla palestra.-
Un brivido mi percorse la schiena all'idea di non giocare nella Karasuno. -Per chiarire questa faccenda che ne dite di fare una partita tre contro tre? Kageyama e Hinata, giusto? Voi due giocherete insieme, Tanaka sarà con voi.- indicò il ragazzo alla sua sinistra, un tipo rasato che continuava a fare faccie strane, come a voler spaventarci. -Io sarò in squadra con le altre due matricole. Oh, a proposito, io sono Sawamura Daichi, il capitano di questa squadra. Lui è Sugawara Koushi, vicecapitano.- fece indicando il ragazzo alla sua destra, un ragazzo con i capelli grigi e un neo sotto l'occhio sinistro. -La partità sarà questo sabato mattina.- Non realizzai subito il fatto di essere obbligato a stare a stare in squadra con Kageyama, ne che manchassero solo quattro giorni, visto che era lunedì, e forse nemmeno lui. L'unica cosse che fummo in grado di pronunciare entrambi fu un sonoro "Hah?!" e nulla di più. Mi si avvicinò e mi afferò un braccio portandomi via, furibondo. Chiese il permesso ai senpai, ormai ero certo che lo fossero, e uscimmo dalla palestra. -A quanto pare dovrò insegnarti veramente.- mi disse, non ero felice del fatto ma non potei fare a meno di sorridere. -Sì!- esclamai. Kageyama fece un espressione strana, si girò e mentre se ne andava disse luogo e ora degli "allenamenti" che avremmo dovuto fare per migliorare le mie pessime basi. Dopo le lezioni, alle sei del pomeriggio vicino al campo da calcio.
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Heart to Heart
Fanfiction[180810 #34 in #kagehina] [180818 #1 in #kagehina] Due ragazzi, due vite diverse: Hinata Shoyo e Kageyama Tobio. La mattina del primo giorno di scuola si adocchiano per la prima volta, alla fermata dell'autobus, ma nessuno dei due sembra avere inter...