First Set.

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Non riuscii a fare altro se non pensare all'espressione che aveva Kageyama in volto quando se ne era andato, lasciandomi da solo in compagnia di quella vocina nella testa che molti chiamano subconscio. Io la chiamo alter ego. Ci facciamo chiacchierate veramente lunghe e mi da addirittura consigli. A volte penso addirittura di essere mentalmente instabile. Camminai a lungo, immerso nei pensieri più profondi che avessi mai avuto, quando andai a sbattere a qualcosa di duro. In un primo momento pensai che fosse un muro ma poi scossi la testa, alzai lo sguardo e misi a fuoco due occhi blu scuro a dir poco furibondi. Associai quegli occhi alla persona che in quel momento odiavo di più: Kageyama Tobio. Non feci in tempo a chiedere scusa che mi mandò a quel paese e mi diede uno spintone, facendomi cadere all'indietro. -Ahia! Non ce n'era bisogno, Kageyama!- fui fulminato dal suo sguardo truce. -Eccome se ce n'era bisogno.- e si allontanò. -Stupido Re.- borbottai. Proprio mentre si stava allontandando si fermò di colpo, tornando indientro con passo deciso e espressione furente. Mi tirò su da terra per il colletto dell divisa e, con il volto a pochi centmetri di distanza dal mio, sussurrò: -Come sai della storia del Re?- -Di che parli?-.
Nessuna risposta, semplicemente mi scaraventò a terra nuovamente. Si girò e fece per andarsene quando, fermandosi per pochi secondi, disse: -Non pronunciare mai più quella parola.-, e si allontanò.
Cosa avrò detto mai? Re era un ottimo soprannome per lui, dato che si comportava esattamente come tale: arrogante ed egoista. Devo ammettere, però, che esistono anche dei re buoni. Di quelli che fanno solo il bene del popolo, ma Kageyama non rientrava in quel tipo di re. "Forse é successo qualcosa nel suo periodo alle medie,", pensai, "se ricordo bene viene dalla Kitagawa Daichi.". Quella della Kitagawa Daichi era una squadra di una bravura impressionante,quasi da non credere per soli ragazzi delle scuole medie. A quanto pareva, Kageyama era stato soprannominato Re per qualche motivo legato alla squadra. Magari era stato talmente arrogante e pretenzioso con i suoi compagni che alla fine l'hanno messo a scaldare la panchina.
Mi avviai verso la classe, parecchi metri dietro Kageyama, pensando a come le sue emozioni facessero capolino sulla sua espressione sempre cupa e seria. Tornai con la mente all'espressione di poco prima, davanti alla palestra. Era strana, non l'avevo mai vista. Perlomeno non in volto di un ragazzo. Il mio banco era molto distante da quello di Kageyama e le lezioni erano state particolarmente noiose, così iniziai a fantasticare un po'. Senza rendermene conto cominciai ad immaginare come sarebbe stato baciare qualcuno e inconsciamente pensai ad un bacio con un ragazzo. Quel ragazzo, che balenò improvvisamente nella mia mente, era proprio Kageyama. Non era mia abitudine fare filmini mentali e non provavo di certo piacere nell'averne uno, anche se a distanza di tanto tempo. Ero spalle al muro, le braccia di Kageyama alle mie orecchie. Avrei potuto benissimo abbassarmi e scappare, ma era come se mi si fosse paralizzato il corpo. Il suo volto si avvicinava sempre di più fino a lasciare un centimetro o due di distanza che lo separava dal mio. Le sue labbra si posarono sulle mie. Un sonoro "EEEEHHHH?!" fu l'unica cosa che fui in grado di gridare. Aprii gli occhi e con mia grande sorpresa mi resi conto di essere ancora in classe, nel bel mezzo della lezione, e io ero appena saltato in piedi facendo morire di infarto praticamente tutti i miei compagni, compreso Kageyama. -Hinata, ti senti bene?- era il professore, con tono incerto. Non potevo biasimarlo, del resto aveva appena avuto un mini-infarto a causa di un suo alunno. Tutta la classe rimase in silenzio, come se qualcuno fosse uscito dall'armadietto in fondo all'aula gridando "Wow! Narnia é fantastica!". -Sì, non si preoccupi.- e mi rimisi seduto. Potevo sentire la pesantezza dello sguardo di Kageyama, posato su di me. Perché era successo tutto quello, in quella mia cavolo di testa? Non nego che Kageyama fosse un ragazzo veramente di bell'aspetto ma, andiamo, sono un uomo! Non sarebbe stato strano? E poi lui, probabilmente, aveva giá ricevuto le prime dichiarazioni d'amore. Cosa che mi dava incredibilmente fastidio. Eppure era la persona più antipatica, egocentrica ed egoista che ebbi mai conosciuto. Il suono della campanella mi riportò alla realtá. Non mi resi conto del fatto che fosse la campanella della fine delle lezioni fino a quando non mi ritrovai Kageyama davanti, con la sua solita impassibilitá che raramente lasciava far capolino a qualche emozione. -Vieni con me, cominceremo un tantino prima.- -Dimmi, a quanto corrisponde un tantino, nella tua testa?- Mi fulminò con lo sguardo. -Ascolta, non serve che ti dica che fai schifo. Penso e spero che sia abbastanza intelligente per capirlo da solo. Perciò cominceremo subito con l'allenamento, non ho intenzione di perdere quella partita.-. Mi afferrò un polso e prese a correre, non era tanto veloce quindi riuscivo a tenere il passo molto facilmente. Corsi con lui per un po' di minuti, con il polso ben stretto nella sua mano. Era calda, ed era stranamente... piacevole. Cosí cominciai a pensare che forse non mi sarebbe dispiaciuto più di tanto, allenarmi con lui, e che mi avrebbe fatto solo bene. In quel momento una strana sensazione prese a invadermi il petto. Non mi ero mai sentito così e non trovavo un motivo per il quale avrei dovuto farlo con una persona orribile la quale era quella mi stava stringendo il polso. La sua presa si allentò e sentii l'impulso di far scivolare il braccio, in modo da far incastrare la mia mano nella sua. Il calore della mano di Kageyama cominciò a riscaldare la mia, di mano, che, al contrario era fredda; era tremendamente piacevole. Si fermó di colpo, mandandomi a sbattere contro la sua schiena. Girò lentamente, e di poco, la testa e riuscii a vedere un leggero rossore invadere le sue gote. Ci misi un po', ma alla fine realizzai il fatto di star tenendo la mano di un ragazzo. E non uno qualunque. Il ragazzo più egoista, antipatico, egocentrico, cattivo e antipatico che avessi mai conosciuto ma, sfortunatamente, anche quello più bello. -Che stai... facendo?- la sua voce non suonava fredda come al solito ma era più insicura, addirittura timida. -Eh? EH?!- fu l'unica "parola" che fui in grado di pronunciare, prima di arrossire e morire nell'imbarazzo.

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