Poco dopo il mio primo compleanno, a quattordici mesi, dovevo fare il vaccino. Mi portò mamma. Quella mattina ero più chiacchierona del solito. Poi, dopo l'iniezione, mamma mi vedeva infiacchita, come se mi fossi spenta all'improvviso. Chiese al medico se fosse normale, lui rispose che era conseguenza del vaccino e che mi sarebbe venuta anche qualche linea di febbre. Tornammo a casa.
Papà era rientrato prima dal lavoro, quel giorno. Anche a lui sembravo strana, quando mi prese in braccio. Non parlavo, non riuscivo a stare in piedi, non reagivo a nessuno stimolo. Chiese com'era andata, se avevo pianto. Mamma rispose che ero stata proprio una brava bambina, e cercò si rassicurarlo aggiungendo che era solo una normale reazione al vaccino, come aveva detto il dottore.
Ma papà non si tranquillizzò.Mi vedeva priva di espressione, non scorgeva la consueta luce nei miei occhi. Insistette per portarmi all'ospedale. Mamma, brontolando, non poté che acconsentire.
Papà era sempre più preoccupato, durante la corsa in ospedale. Cosa stava accadendo al mio corpo? La fronte scottava. il freddo della pelle mi penetrava fin dentro le ossa, bloccandomi ogni movimento.
Anche negli occhi di mamma, il panico. Soltanto paura e smarrimento, che stringevano come una morsa.
Papà pigiava il clacson per farsi strada. Mamma lo incitava a correre, a fare presto.
Arrivati all'ospedale, fu terribile. Papà, tremante, ripeteva a mamma che nei miei occhi c'era la morte.