Prologo.

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Prima che Evelyn si presentasse fin troppo sorridente davanti a me, ero ancora convinta di poter riuscire ad intraprendere una vita semplice e normale.

Non chiedevo molto, avevo tutto quello che mi serviva. Un buon lavoro, un appartamento tutto per me ed una famiglia che mi amava. E soprattutto, al contrario di molte altre persone, evitavo in ogni occasione quella che veniva definita da tutti "la svolta nella propria vita".

Ero talmente affezionata alla mia vita normale, che la sola idea di fare qualche cambiamento mi provocava un brivido lungo la schiena e la maggior parte delle volte, anche una forte emicrania.

Mi chiedevo spesso, infatti, per quale assurdo motivo la mia migliore amica, fosse tutto il mio contrario.

E sinceramente, me lo chiedo ancora oggi, a distanza di anni.

Evelyn era quel tipo di persona che viveva in affitto per poter cambiare appartamento ogni volta che il proprio la stancava.

Credo di aver reso l'idea.

«Non puoi rifiutare!» urlò, alzando le braccia al cielo, quasi fosse la prima volta che ricevesse una mia risposta negativa ad una sua folle proposta.

«Per l'amor del cielo, abbassa la voce» sussurrai a denti stretti, mentre sentivo lo sguardo di tutti i clienti posarsi su di noi.

«Non prenderla sul personale. - ripresi, cercando di sembrare convincente - Sai cosa ne penso di questo argomento e, se devo essere sincera, preferirei non parlarne mentre sono a lavoro» conclusi convinta.

«Tu non ne vuoi mai parlare e tecnicamente adesso sei in pausa» sottolineò Evelyn con fare risentito. La osservai abbassare lo sguardo, mentre si mordicchiava una pellicina del pollice.

«Smettila di torturarti le mani! - colpì con poca forza la sua mano e la vidi fulminarmi con lo sguardo - E comunque... Parlami di questo invito»

Mi pentì non appena pronunciai quella frase. L'espressione risentita di Evelyn era scomparsa, spazzata via da un sorriso raggiante, ennesima dimostrazione di quanto fosse brava a recitare.

Ed ennesima dimostrazione di quanto io fossi credulona e permissiva.

«Devi solo accompagnarmi a questa festa - parlò lei, non riuscendo a smettere di sorridere - ed aiutarmi a raggiungere una persona»

Il mio sguardo si incupì. Quando Evelyn rimaneva sul vago, dovevo iniziare a preoccuparmi.

Ma per qualche assurdo motivo, non la fermai.

«Ho due domande. - presi a pulire il bancone, se pur fosse già perfettamente pulito - Di che festa stai parlando e di che parli quando mi dici "una persona"»

Evelyn roteò gli occhi scocciata. Mi sentì leggermente in imbarazzo.

Effettivamente, quello di fare troppe domande, era sempre stato un mio brutto vizio.

Non che volessi fare l'impicciona, credevo che il poter conoscere più particolari possibili, mi avrebbe aiutato a mantenere le cose sotto controllo.

«Non è una festa. - Evelyn mi guardò con sufficienza - E' la festa per i suoi dieci anni di attività. - precisò, rimanendo però sul vago - E la persona, è uno dei più grandi stilisti di tutti gli Stati Uniti...»

«William Stinch, bla bla bla - la bloccai io capendo a chi si riferisse, mentre mi fissava con sguardo truce - la sua collezione autunno/inverno dello scorso anno è stata premiata più di una volta bla bla bla e poi è così carino!» cinguettai, ricevendo come risposta una botta sull'avambraccio.

'Cause all I need is you. || Charlie Puth fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora