Chapter Three

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L'acqua scorreva veloce, fredda.
Come al solito, nella pausa pranzo, mi ritrovavo con Agatha a bere un the e a mangiare un paio di gallette di riso soffiato.
Sembrano più insipide del solito quella mattina.

Lei era tornata dietro al banco della segreteria già da una ventina di minuti, quando qualcuno mi cinse i fianchi da dietro.

Sentii un brivido percorrere ogni millimetro del mio corpo, per poi terminare sulla punta delle dita, dove rimase un pizzicorio piacevole.

Mi irrigidii ripensando a ciò che era accaduto in giardino due giorni prima, ma, quando sentii le note profumate di Chanel, capii che dietro a me, un Matt tutto sorridente attendeva il mio saluto.

"Hey" mi girai chiudendo il getto d'acqua e posando nel lavello la tazza pulita.
"Tessa" mi diede un bacio veloce, per poi andare a versarsi del caffè in una tazza di ceramica.
Dovevo ammettere che molte delle cose accadute venerdì sera, erano confuse...

Era tutto molto imbarazzante.

Soltanto il fatto di non ricordarmi molte delle cose successe mi rendeva impacciata e vergognosamente ridicola.
Io e l'alcol non eravamo mai andati molto d'accordo.

"Come è andata al lavoro oggi?" Chiesi asciugandomi le mani nello straccio umido appeso al muro e cercando di apparire perfettamente normale e consapevole dell'accaduto.

"Bene, ho fatto solo un paio di sedute e di programmazioni per la settimana prossima. Devo togliere la forchetta dal collo del 78" rise.
Un paio d'ore fa c'era stata una rissa nella sala della mensa, ma a quanto pare nulla di particolarmente preoccupante.

Una forchetta nel collo potrebbe essere scandalizzante e scioccante nella società là fuori, ma qui, a Wolford, gli eventi gravi erano ben altri.

Matt sorseggiò il suo caffè, io restai immobile davanti alla finestra. In lontananza l'albero contro cui poco tempo prima ero stata baciata da Niall.

Una fitta al petto mi fece sussultare.
"Stai bene?" chiese, con un'espressione annoiata, ma con un briciolo di preoccupazione. Annuii e mi avvicinai a lui.

Mi diede un bacio sul naso e ci incamminammo verso la sala ricreazione; il corridoio principale della struttura era affiancato dalle celle dei pazienti, che i giornalisti chiamavano 'detenuti'.

Ero stata vagamente informata che la settimana seguente sarebbe venuto uno stagista a fare un giro nella struttura e a fare un paio di domande a Suor Emma, il boss di Wolford.

"Cosa fai dopo il lavoro?" Mi chiese Matt mettendomi una mano sulla spalla, nel silenzio più totale, interrotto dal regolare ticchettio dei tacchetti delle mie scarpe.

"Mh... Nulla. Ho una seduta con Niall, ma penso di poter finire velocemente oggi" a dire il suo nome, una scintilla ardente si riaccese in me, ma venne spenta dalla voce di Torrence, che mi riportò alla realtà
"Voglio portarti in un posto. Alle sette a casa tua." mi disse per poi farmi un bacio sulla fronte.

Lui era così.
Non ti faceva una proposta, o una domanda. Affermazioni.

Decideva per sè e per gli altri.

Gli appartenevo, e questo a lui piaceva, mi facevo dominare, aveva il controllo sul mio tempo libero e sapeva tutto quello di essenziale che mi riguardava.

Poteva essere frustrante, a volte, ma in quel momento mi andava bene così.
Avevo altre responsabilità su cui concentrarmi, come la salute mentale dei miei pazienti, di Niall. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 21, 2016 ⏰

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