Capitolo 4

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Sono viva.

Scusatemi l'immenso ritardo, ma questo capitolo è stato un parto, veramente.

Grazie ancora a chi ha letto, votato o commentato, grazie grazie grazie.

E nulla, okay stop, spero vi piaccia :)

• Ronnie's pov

Erano passati 5 interminabili giorni da quella sera e non riuscivo a darmi pace. D'altra parte non ero mai stato veramente in pace con me stesso.

Chiusi gli occhi sentendo i raggi del sole che mi scaldavano il corpo e mi abbandonai all'abbraccio del prato con le cuffie nelle orecchie per cercare di svuotare la mente.

Andy.

Di nuovo. Ancora lui, ancora quel pensiero fisso, ancora quell'agonia. Così dolce.

Avevo provato di tutto per dimenticare ciò che era successo, ma i risultati erano deludenti. Forse non volevo davvero dimenticarlo, ma allo stesso tempo la mia mente si rifiutava di accettarlo.

Non sapevo più che altro fare, mi limitavo a fare concerti e sperare che il tempo mi avrebbe portato ad una soluzione. Mi sentivo bloccato, bloccato dalle mie mille incertezze, inadatto. Intrappolato nei miei stessi pensieri confusi e contraddittori.

La mia vita era sempre stata un susseguirsi di eventi che non ero in grado di controllare, e che mi avevano forgiato. E ora era la stessa storia. I soliti sentimenti contrastanti e la paura di affrontare una nuova realtà.

"Dear Agony

just let go of me

suffer slowly

is this the way it's gotta be?

Dear Agony"

Adoravo ascoltare quella canzone, mi rilassava e soprattutto mi rispecchiava. All'improvviso sentii una mano sfilarmi la cuffia dall'orecchio e aprì gli occhi leggermente infastidito.

Trovarmi davanti la faccia sorridente di Andy mi sorprese, e non poco. Evidentemente era guarito. Come faceva ad essere così tranquillo? Ci eravamo evitati fino a quel momento ed ora arrivava sorridendo. Sorridendo con quel sorriso. E quel sorriso mi faceva impazzire.

«Hey! Chi non muore si rivede eh» disse.

«Ciao» risposi lanciandogli un'occhiata confusa mentre mi alzavo in piedi.

«Come mai qui da solo?»

Scrollai le spalle distogliendo lo sguardo.

«Ti va di parlare.. dell'altra sera?» continuò, dritto al punto.

Pensai a cosa avrei potuto dire per evitare l'argomento, ma lui non aspettò la mia risposta: «okay, potresti spiegarmi perché sei scappato? Cosa ti è preso? Se è stata colpa mia.. giuro che posso rimediare, ma dimmi almeno perché»

Eccola, quella domanda. Domanda a cui nemmeno io sapevo rispondere. Era successo tutto così velocemente, ed ero stato letteralmente inghiottito da un vortice di emozioni. Emozioni che non ero in grado di definire, ma che mi rendevano felice, ed era strano. Era così strano.

«Senti, ad essere sincero.. io non lo so. E' un periodo in cui non so assolutamente nulla. E non so cosa mi sia preso, semplicemente sentivo di dovermene andare. Credimi, sono molto più confuso di te e..» cercai di articolare una risposta decente, ma non trovavo le parole.

«Va bene.. ho capito. Volevo solo dirti che per me è stato davvero bello» mi interruppe lui.

Lo vidi abbassare lo sguardo come se volesse nascondersi in quel momento.

Aveva ragione, era stato davvero bello. Fin troppo per lasciarlo alle spalle. Mi sembrava così sbagliato, ma allo stesso tempo non riuscivo a smettere di rivivere quegli istanti nella mia mente. Sto ufficialmente impazzendo.

«No aspetta, non prenderla nel verso sbagliato. E' complicato. Io..anche per me è stato bello, ma non capisco il motivo.. intendo che a-a me non piacciono.. i ragazzi, o almeno non dovrebbero, credo. Con te è stato diverso, e insolito. Non so come ti senta tu, ma io ho non so cosa devo fare per capirci qualcosa» parlai, sentendomi in colpa dopo aver visto la sua espressione delusa.

«Si hai ragione, è successo tutto troppo in fretta»

«Lo so. Ed è stata solo colpa mia. Il fatto è che avevo bisogno di capire. Capire perché da quando sei arrivato tu non smetto di pensarti nemmeno per un secondo. Pensavo che facendo quello che ho fatto, tutti i miei dubbi sarebbero scomparsi, invece ora è molto peggio di prima perché mi sento attratto da te come non mi è mai successo con nessuno.» dissi tutto d'un fiato.

Ad essere sincero, nemmeno io sapevo da dove avevo preso tutto quel coraggio, ma poterne finalmente parlare con qualcuno mi faceva sentire sollevato.

Riuscivo a sentire le mie guance diventare sempre più rosse dall'imbarazzo. Sarei scomparso volentieri in quel momento.

Dopo qualche istante di silenzio, mi ritrovai attorno al collo le braccia di Andy, che mi avvolgevano nel suo abbraccio caldo. Appogiai delicatamente la testa sulla sua spalla lasciandomi sfuggire un sorriso timido.

«E questo che significa?» chiesi con una risatina.

«Che magari, sai.. potremmo ricominciare tutto da zero. Conoscerci meglio; dimenticare tutto e andare più piano. Nel frattempo potrai chiarirti le idee. Sempre se.. se vuoi» disse lui leggermente esitante.

«I-io credo di si. Forse è la cosa migliore» risposi.

Ero spaventato, e non poco, dall'idea di "conoscere" un ragazzo. Ero spaventato dal giudizio degli altri, dal cambiamento. Perchè scoprirsi gay a 32 anni era abbastanza strano. Ma alla fine decisi che non valeva la pena di preoccuparmi degli altri, se poi non potevo essere felice. E magari sarei stato felice con Andy. Dovevo solo capire.

Capire significava farsi delle domande, e darsi delle risposte. Significava mettersi in dubbio. Significava abbandonare il passato e analizzare me stesso. Scavare dentro di me, nei miei ricordi. Ripercorrere periodi non proprio felici e analizzare ogni aspetto di quello che ero diventato col passare degli anni.

Ed io ero pronto, determinato a fare qualcosa per me stesso. Dovevo farlo. Dovevo farlo se volevo che quell'agonia mi lasciasse andare.

«Tu sapevi già di essere gay, vero?» continuai.

«Si, da un po' di tempo. Scusami per non avertelo detto, credevo che non fosse il momento..»

Lo avevo immaginato in realtà, per questo non fui molto sorpreso dalle sue parole. Andiamo, gli si leggeva chiaro su quel bel faccino.

«E come hai fatto a scoprirlo?» chiesi. La risposta sarebbe stata di vitale importanza in quella situazione.

«L'ho capito quando ho iniziato a fantasticare su un ragazzo che veniva alla mia scuola. Lui era uno di quelli popolari, e io lo sfigato. Si chiamava Danny.»

«E com'è andata a finire?»

«Magari un altro giorno te lo racconterò» rise.

«Perché non ora?»

«Lo sai, sei veramente impaziente Radke. Comunque, è una storia lunga e piuttosto triste. Non voglio che tu la senta adesso. Adesso ho bisogno che tu faccia una cosa per me» disse.

«Cosa?» chiesi curioso.

«Conosci Heart of Fire?»

«Uhm.. no»

«E' una nostra canzone. Imparala a memoria, subito»

«Ai suoi ordini. Posso sapere almeno il perché?» domandai sorridendo.

«E' una sorpresa» rispose lui con un occhiolino, prima di allontanarsi.

Non avevo idea di cosa avesse in mente, ma pensai che probabilmente mi conveniva fare come aveva detto.

Cercai su YouTube la canzone e passai svariati minuti a guardare e riguardare in continuazione il video; in realtà prestando più attenzione ad Andy che alle parole.

Per imparare tutto il testo ci misi più di un'ora. Si, perché non era affatto facile non perdersi nella sua voce splendida, e non era facile non farsi distrarre da lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 06, 2015 ⏰

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