Io ti...

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Dylan accompagnò Andrée a casa, quando la signora Wittles lo vide e gli chiese:
-Vuoi restare a mangiare, caro? Mi fa piacere che Andrée abbia amici e non dubiterò ad invitarli, soprattutto se sei tu l'amico!
La signora Wittles era una donna sulla trentina, capelli neri e mossi e un sorriso dolcissimo.
-Ehm, va bene, se non disturbo...- rispose Dylan, guardando Andrée che annuiva contenta col capo.-Poi, non so se mio padre mi dia il cons...
-Non ti preoccupare, ho chiesto personalmente a tuo padre se potevi restare!- lo interruppe il vicesceriffo Wittles, sbucato da un angolo.-Inoltre, tuo padre lavorerà fino a tardi, mi ha riferito.
-Ah, allora va benissimo!- sorrise Dylan, incrociando lo sguardo di Andrée. Sentì di nuovo le farfalle svolazzare all'interno del suo stomaco, come una piccola bufera.
Dylan entrò nella casa e si sedette a tavola vicino ad Andrée.
-MAMMAAAAAAAAAAAA!- tuonò una voce squillante, dal piano di sopra.-ANDRÉE È TORNATAAAA?
-Tommy!- esultò Andrée, andando ad abbracciare un bambino che scendeva le scale.
Aveva dei boccoli rossi e un visino pallidino, gli occhi verdi e in mano una...bussola?!
-Andrée!- rise il bambino.-Sai, ho trovato la Luna!
-Ma davvero?- rise lei.
-Te lo giuro! È una forma rotonda e luccicosa sotto al mio letto! Ma quello lì chi è?- aggiunse Tommy, guardando Dylan.
-È un mio amico.- rispose Andrée, andandosi a sedere.
-Ah okay, allora sarà simpatico come te!
-Nessuno è simpatico come me, Tommy!- ribatté Andrée, ridendo.
-E io?- chiese Tommy, corrucciando la fronte.
-Vabbé, tu sei uno strappo alla regola.- concesse lei.

Finito di mangiare, i signori Wittles e Tommy uscirono, andando a fare la spesa e cose varie.
-Perché Andrée non viene??- chiese Tommy alla madre, prima di infilarsi le scarpe.
-Perché vuole stare da sola con il suo amico.- sorrise la madre.
Tra sbuffi e lamentele, i signori Wittles riuscirono a convincere Tommy ad uscire con loro e se ne andarono senza troppe cerimonie.
Dylan e Andrée cominciarono a guardare un film, seduti sul divano, uno accanto all'altra.
Dylan allungò la sua mano verso quella di Andrée e la strinse. Sentì un'ondata di caldo insinuarsi nel suo petto.
-Ma Tommy è...- cominciò Dylan.
-...adottato, sì.- concluse Andrée, sbadigliando e stiracchiandosi.-Come me. Ecco perché ci vado d'accordo: siamo tipo...be', uguali.
Dylan annuì, sorridendo.
Gli occhi di Andrée erano fissi sullo schermo della TV, i capelli sciolti che le fluivano giù per le spalle. Dylan, allora, le cinse le spalle con un braccio, tirandola verso di sé.
Lei non protestò, ma si strinse contro di lui, poggiando la testa sul suo petto.
-Per un attimo...oggi ho pensato di essere normale.- mormorò Andrée, puntando i suoi occhi gialli su quelli color miele di Dylan.-Poi però mi sono ricordata che io non sono normale...
-No, non sei normale.- le sussurrò lui, sorridendo.-Tu sei speciale.
Andrée sorrise veramente per la prima volta: un sorriso vero.
Dylan si sporse verso di lei e la baciò sulle labbra.
-Sai...prima ti ho mentito.- sussurrò Andrée, accrezzandogli i capelli neri.-Tu non mi piaci: io ti amo, Dylan.

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