"Sorrida signorina, per la miseria!"
Alzo la testa di scatto e trattengo una faccia disgustata diretta al piccolo uomo dal capo calvo e rotondo davanti a me, pronto a scattarmi una nuova foto per l'album scolastico. Non ho mai sopportato le pose fisse, la particolarità di una foto è che cattura e intrappola momenti naturali, non dovrebbe obbligare nessuno.
Sposto i miei lunghi capelli castani sulla spalla destra e roteo gli occhi, sfoderando un sorrisetto malinconico: il flash invade le mie pupille e resto fulminata per qualche secondo, prima di alzarmi dallo sgabellino in legno scricchiolante e sistemarmi la felpa mentre mi dirigo verso la mia classe, impaziente di terminare le lezioni anche oggi. Quell'insopportabile rituale fotografico mi è costato metà lezione di chimica, una delle poche materie che mi appassionano.
In corridoio c'è il solito frastuono insopportabile di persone che gridano, porte che sbattono e risate del tutto fuori luogo, e raggiungere la mia aula risulta un'impresa impossibile. Cammino a testa bassa, coi capelli che ricadono sulle guance e a passo svelto, odio farmi notare e giudicare dalla gente, soprattutto che non conosco, e i corridoi di una scuola di più di 5000 studenti sono il più delle volte la causa del mio nervosismo.
Entro in classe e mi appoggio al mio banco armeggiando col telefono, mentre i miei compagni cominciano a sedersi dopo il suono della campanella.
Il professore di italiano entra in classe e infilo il telefono in tasca guardandomi attorno, solo adesso mi rendo conto che Carrie non si è fatta viva dall'inizio delle lezioni, ma sono più che certa che abbia marinato per andare a trovare il suo ragazzo. In ogni caso non me lo avrebbe detto, dopo la nostra litigata non mi rivolge più la parola se non per i compiti.
Mi abbandono sospirando sulla sedia e comincio a discutere sottovoce col mio compagno di banco di discorsi alquanto futili, ma più interessanti di una lezione di letteratura italiana. Proprio nel bel mezzo della lezione mi arriva un messaggio, ma non me ne accorgo subito.
Allungo la mano per guardare che ore sono e mi rendo conto che l'orario è accompagnato da un nome alquanto familiare. Carrie. Una sola parola nel messaggio: "chiamami"
Non posso fare a meno di preoccuparmi, e ho ragione. Quella chiamata è stata la mia rovina, ha rubato la mia esistenza rendendola unicamente sopravvivenza, giorno dopo giorno, in attesa della mia morte.
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Allora, ammetto che il prologo è decisamente noioso e corto, ma non sono riuscita a fare di meglio.
Vi prometto che la storia diventerà più interessante, ma per ora vi lascio così.
In futuro avrete anche un'immagine più chiara di Alyson e della chiamata.
Vi lascio col dubbio, un bacio **
Sabrina