Uno spiraglio di luce attraversa la tenda illuminandomi il viso e costringendomi ad aprire gli occhi.
Scosto le coperte e cerco di alzarmi, ma una fitta di dolore mi invade obbligandomi a sedermi sul letto con una mano sulla pancia. D'improvviso tutto mi torna in mente.
Sbatto le palpebre e guardo a terra, fazzoletti sparsi ovunque mi ricordano il pianto, e a testimoniare ciò i miei occhi rossi e gonfi.
Lo specchio è in frantumi, i vetri sparsi sul grande tappeto macchiato.
Lentamente mi avvicino alla finestra e la spalanco, il cinguettio degli uccellini è sovrastato dal clacson delle automobili che sfrecciano e il sole riscalda appena il mio corpo infreddolito.
Mi dirigo verso la scrivania e recupero il telefono, controllando l'ora. Sono le 14.37.
Mi costringo a scendere al piano di sotto così da capire meglio la situazione e magari anche bere un bicchier d'acqua, dato che ho la gola secchissima. Scendo le scale aggrappandomi alla ringhiera, mi sembra di precipitare nel vuoto ad ogni passo, è tutto così irreale.
Non appena varco la soglia della cucina mia madre si volta verso di me e si blocca, smette di pulire e si avvicina per poi avvolgermi in un caldo abbraccio. Mi accarezza la testa com'è solita fare e io trattengo le lacrime sperando con tutta me stessa che quel dolore non potrà durare per sempre, che prima o poi cesserà per essere rimpiazzato da un sentimento felice.
Una piccola parte di me però sa che non succederà mai.
Lei scioglie l'abbraccio e le rivolgo un sorriso timido, rassicurandola, dopodiché mi siedo sullo sgabello della cucina con un bicchiere in mano, sperando mi passi la nausea.
Mi giro verso mia madre e lei mi sta fissando preoccupata, le labbra leggermente aperte, come non riuscisse a dirmi qualcosa. Dopo un po' prende coraggio e parla.
-Tesoro, immagino tu non ti senta bene, infatti non ero sicura se dirtelo oppure no, però devi sapere che un paio d'ore fa è passata di qui Carrie.
Il senso di nausea mi torna immediatamente.
-Stai scherzando?- cerco di parlare ad alta voce, ma devo aver urlato troppo il giorno prima perché esce un suono lieve ma strozzato:-che cosa vuole ancora dalla mia vita?
-Semplicemente sapere come stai, lei al momento si trova in una situazione addirittura peggiore della tua, e le fa onore essersi recata qui per te.
-Oh sì, ma certo, cerchiamo di recuperare i rapporti dopo aver cercato in tutti i modi di distruggerli completamente.- prendo un respiro profondo, assalita dai ricordi: -Mamma, non voglio avere più nulla a che fare con lei.- concludo.
Mi guarda come fossi un'aliena, ma lei non sa quanto ho sofferto per quella ragazza, quindi non può certo capire.
Bevo un sorso d'acqua e mi alzo dallo sgabello tornando in camera mia: non ho le forze di affrontare conversazioni oggi.
Mentre oltrepasso il lungo corridoio che mi separa dal mio morbido letto a due piazze, mi viene un'idea. Decido di farmi del male.
Aumento il passo e apro la porta della mia camera, spalanco le ante del mio armadio e comincio a frugare tra le mie cose.
Ma dove l'ho messa? Nel mio "ordine" mentale, la scatoletta avrebbe dovuto trovarsi proprio lì, invece non ce n'è traccia.
Ad un certo punto sfioro un fiocchetto di raso con le dita e tiro un sospiro di sollievo. Estraggo la scatoletta dall'armadio e la osservo, è rimasta chiusa per tantissimi mesi. Avevo deciso di buttarmi alle spalle quella storia, ma non c'ero mai riuscita del tutto. Infatti la scatola racchiudeva un amore desiderato per anni riportato su carta, ed ero pronta a respirare di nuovo quell'amore, dopo tanto tempo.
Prendo il piccolo quadernino di pelle al suo interno e lo fisso per un po', immersa tra i ricordi. Durante un periodo felice della mia vita riportavo le mie emozioni ogni sera su quel quaderno, lo lasciavo sempre nella borsa così che potesse tenermi compagnia nei momenti di solitudine.
Ad un certo punto della serata, mi avviavo verso il mare e mi sedevo sugli scogli, e scrivevo. Scrivevo qualsiasi cosa mi passasse per la mente, e tante volte Lui veniva a farmi compagnia; quando veniva gli scattavo sempre una foto di nascosto e poi la incollavo sul mio diario. Lui si avvicinava a me, si sedeva vicino e fissava l'orizzonte, senza dire nulla. Non cercava di leggere, non parlava, non si annoiava. A volte mi accarezzava delicatamente le mani o mi abbracciava e, quando era di buonumore, mi dava baci all'improvviso come fossimo una naturale coppia. Ma non lo siamo mai stati.
Quei ricordi bruciano, creano una voragine nel petto, un senso di vuoto incolmabile.
Scosto la manica lunga del pigiama e prendo la piccola chiave sul mio braccialetto, sbloccando la serratura del lucchetto incastrato sulla copertina del diario, e lo apro.
Pagine e pagine piene di foto, parole, colori ed emozioni mi appaiono davanti, riaprendo la voragine.
Sulla prima pagina c'è scritto:
Questo diario riporta uno dei periodi più felici della mia vita, leggetelo con il cuore in mano
Alyson Evans
Ed era proprio così. Quel periodo non tornerà.
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So che ci ho messo moltissimo a pubblicare il primo capitolo, ma ho avuto dei problemi.
Non ricapiterà più, promesso.
Ringrazio coloro che stanno seguendo la mia storia e hanno commentato❤️
Grazie ancora, un bacio **
Sabrina
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