Incomprensioni

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Incomprensioni

Dopo qualche attimo d'esitazione, porsi il mio fiocco al demone, il quale non perse tempo a nasconderlo all'interno di una tasca dei suoi jeans; il cuore mi batteva furiosamente nel petto ed un improvviso groppo alla gola m'impedì di respirare adeguatamente. Avevo tanta paura delle conseguenze causate dalle mie decisioni e di ciò che sarebbe potuto succedere in seguito. Desideravo con tutta me stessa liberarmi dall'afflizione e dall'amarezza che mi tormentavano dal giorno in cui la mia sventura era cominciata, ma sapevo perfettamente che ciò non era possibile.

Il demone mi osservava con uno sguardo indecifrabile e, a quel punto, constatai che non avevo mai desiderato saper leggere nella sua mente così ardentemente come mai prima d'ora.

-Dai, rientriamo.- si alzò da terra ed iniziò a sbattere entrambe le mani sui jeans nel tentativo di pulirli un po'. Perché voleva già rientrare? Che avesse deciso di punirmi fin da subito per togliersi lo sfizio? Al solo pensiero, mi si accapponava la pelle. Lui, non vedendomi alzare a mia volta, concentrò la sua attenzione sulla mia caviglia slogata e, dopo qualche breve attimo, si riabbassò alla mia altezza. -Ti porto io.- eh? Non feci in tempo a capacitarmi della situazione, che mi ritrovai tra le forti braccia di Shade.

-Che cosa...?- il mio fu soltanto un sussurro, ma, a quanto pareva, il demone dovette avermi sentita perfettamente, perché, poco dopo, scoppiò in una fragorosa risata. Che cosa c'era di così divertente? Lo guardai con astio ed iniziai a dimenarmi per potermi liberare dalla sua presa ferrea; non lo tolleravo quando si comportava in questo modo. -Mettimi giù!- avrei voluto aggiungere la parola "stronzo" alla fine della frase, ma dovetti desistere per non aggravare ulteriormente la situazione. Dopotutto, era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.

-Sei uno spasso!- scoppiò nuovamente a ridere. Oramai era palese: avrebbe fatto una brutta fine per cause misteriose.

-Ah, ah. Molto divertente, davvero.- il demone, resosi conto della mia ironia, tacque e mi guardò con una strana espressione. Per un breve attimo, mi parve d'intravedere in quei suoi pozzi cobalto un lampo di malinconia, però esso fu così fugace, che pensai d'essermelo immaginato. Ciononostante, non potevo fare a meno di pensare che il Demons fosse tormentato dagli spettri del suo passato e da qualcuno in particolare; non mi seppi spiegare il perché di questo mio pensiero, né come mi fosse venuto in mente, tuttavia mi sentivo in dovere di restargli accanto e di aiutarlo. Certo che chiunque mi avesse sentita dire una cosa simile, mi avrebbe considerata pazza e volubile. Be', avrebbe avuto perfettamente ragione.

Ero talmente assorta nei miei pensieri, che non mi resi conto d'essere giunti a destinazione. Ma come diavolo era possibile che non mi fossi avveduta che il demone aveva iniziato ad avviarsi verso casa? Ero proprio un caso disperato.

-Che cosa c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua, forse?- ah, ah. Che spiritoso, davvero. Più scorreva il tempo e più non potevo fare a meno di pensare che egli si sarebbe sentito molto più a suo agio in luoghi come i circhi ed i teatri. Secondo il mio modesto parere, egli avrebbe fatto sicuramente carriera, sì, però come pagliaccio.

Stavo per rispondergli a tono, quando, improvvisamente, apparve dal nulla l'Agente 007 con in mano una lettera. Per lo spavento, urlai con tutta la voce che avevo in corpo e, senza rendermene conto, mi strinsi di più al demone. Come cavolo aveva fatto a venirci incontro senza che io me ne rendessi conto? Era anche un mago, per caso? Quel domestico iniziava a farmi veramente paura.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 08, 2015 ⏰

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