capitolo 1

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Ogni tanto le cose superflue dovrebbero essere considerate. Pensateci, un tocco di dita tra due innamorati, una traccia per un investigatore, un fiore senza un petalo per un fiorista...

...svegliarsi due minuti prima o due minuti dopo, lo so che mi capite!

Abbandono con fare quasi disperato il mio letto e come per miracolo nel giro di una trentina di minuti sono pronta: chiavi alla mano, abbonamento e cartella in spalla.

Mi dirigo però come al solito di corsa e goffamente verso la fermata del bus.

Trafelata, riesco giusto in tempo a schiacciarmi insieme agli altri nella calca di corpi e le porte dietro di me si chiudono.

Respiro affannosamente e cerco di riconoscere la strada guardando fuori dalle porte a vetri che sono ovviamente appannate, intanto dentro di me spero di non perdere la fermata, ancora.

Mi lascio sfuggire uno sbuffo di frustrazione quando il mezzo si ferma per far scendere dei ragazzi e io per farli passare sono costretta a schiacciarmi ulteriormente su altre persone, ma prepotentemente qualcuno si fa largo spingendo me e altra gente giù dall'autobus.

"Oh ma dai!" Si lamenta qualcuno indignato.

"Ma chi ti credi di essere?" gli grida dietro un altro ragazzo dalla faccia assonnata.

"Ma stai attento" si arrabbia un terzo, che si dovette reinfilare gli auricolari scivolati via nel trambusto.

Di tutta risposta uno dei maleducati ride lasciandoci ripartire con un bel terzo dito.

Finalmente arriva la mia fermata e io scendo davanti alla solita pensilina cadente e mi avvio verso scuola seguendo l'orda di studenti che faceva come me lo stesso percorso.

Ogni giorno è tutto uguale: ci sono quei maledetti quattro paletti a lato marciapiede da evitare attentamente, lo dico per esperienza personale, poi segue l'ormai sbiadito passaggio pedonale, che avrebbe anche un semaforo che però viene puntualmente ignorato, per disgrazia dei neopatentati e turisti che si aggirano nei paraggi - gli altri guidatori ormai sono avvezzi-, all'angolo c'è il baretto, naturalmente intasato dagli studenti che non riescono ad usufruire di quello scolastico e poi, girata la curva si scorge la scuola, l'agglomerato di cemento più brutto della città.

Mi guardo attorno e per la prima volta noto che anche gli studenti sono sempre gli stessi, a parte qualche sperso e ingenuo primino, ma che io di tutti quelli non conosco nessuno.

Poi, una volta davanti all'istituto grigio e moderno svolto a sinistra per entrare dal retro, passando vicino all'area fumatori, perché lì, in quel punto che ristagna di tabacco ed erba si trova sempre, ma proprio sempre quel ragazzo.

Il più bel ragazzo del liceo scientifico Pardoni. Il mio cavaliere senza nome e chi ha detto che la principessa per essere salvata dovesse conoscere il principe? Nessuno.

Io non lo conosco, ma quel suo bellissimo sorriso, e quegli occhi verdi striati di marrone mi hanno conquistata. Mi hanno conquistata da quando per la prima volta l'ho guardato.

Gli passo davanti e fugacemente gli dó uno sguardo.

È bellissimo, nei suoi jeans neri e con la sua giacca di pelle fa un gran figurone.

Mi affascina: è genuino e i suoi denti brillano quando li scopre per sorridere.

Proprio da film.

Ma poi ritorno al mio mondo, entro nell'edificio e la vista angelica sfuma immediatamente.

"Watson mi vuole dire di cosa sta discutendo così animatamente con la sua amichetta?" Mi domanda la prof.

La classe si volta a fissarci e noi un po' imbarazzate liquidiamo il tutto con un "niente prof, scusi".

La professoressa Bianchi si gira e Chiara mi fa segno che non è finita qui e che avremmo dovuto approfondire il discorso.

Al che la lezione diventa improvvisamente interessante, non ero pronta per dirle ancora nulla.

Al suono della campanella per sfuggire al questionario della mia amica la distraggo un po' chiedendole di accompagnarmi alle macchinette.

Sospiro arresa e acconsento "si va bene te lo farò anche vedere così non mi romperai con sta storia a vita."

E stiamo proprio per entrare in classe quando con quella vista mi si gela il sangue e l'unica cosa che vorrei fare sarebbe scappare e rifugiarmi in un angolo remoto e inesistente della terra.

Non poteva essere...

non tutto è come sembraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora