Parte I

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Attenzione! Questa storia è il sequel della mia One-Shot "The vampire notes". Vi consiglio di leggerla prima di leggere questa, perché ci sono vari riferimenti che per quanto non essenziali, comunque possono essere utili. La trovate nel mio profilo.
Ovviamente, su molte cose riprendo The Vampire Diaries (come le capacità dei vampiri e le caratteristiche), ma per il resto, tutta la storia è frutto del mio cervellino bacato.
Per il personaggio di Lydia, mi sono ispirata ad Holland Roden (c'è anche nell'immagine).
Buona lettura!


"ZEE!" fu l'unica cosa che Louis riuscì a gridare quando vide il paletto di legno infilarsi nel cuore del suo migliore amico e quando vide il suo colore sparire velocemente dal suo volto, sostituito da un bianco orribile. Gridando non riconobbe nemmeno la sua voce, troppo impastata dalle lacrime e dal dolore. Voleva solo correre a stringerlo, a sussurrargli che sarebbe andato tutto bene, ma non poteva. Era bloccato su quella cazzo di sedia, con le mani e le gambe legate con corde intrise di verbena per renderlo innocuo da non sapeva nemmeno più lui quanto tempo. Forse erano ore, forse addirittura giorni. Non lo sapeva. Aveva perso il conto del tempo a causa delle torture a cui era sottoposto e alle numerose volte in cui era svenuto.
Li avevano presi una sera che erano in giro per locali. Zayn aveva notato che c'era qualcosa che non andava, ma era ormai troppo tardi: si erano ritrovati entrambi per terra con un dolere lancinante alla testa. Non riuscivano a reagire, non riuscivano a muoversi, a difendersi. Si erano ritrovati chissà dove, legati a queste maledette sedie e sottoposti ad un interrogatorio senza fine. I colpevoli? Sempre loro, le streghe. Una congrega che i due vampiri non avevano mai sentito nominare. Erano una decina e a turno si davano il cambio per torturarli e sapere qualcosa di questa maledetta 'strega suprema' – come la chiamavano loro -, ma i due davvero – davvero – non ne sapevano niente.
Quindi, visto le risposte negative che Louis e Zayn continuavano a dargli, avevano deciso che forse sarebbe stato più stimolante per fargli aprire bocca non minacciarli personalmente, ma minacciando l'altro.
Louis aveva visto Zayn contorcersi sotto gli incantesimi di quegli stronzi, senza poter fare niente.
"Vi prego, lasciatelo stare! Noi non sappiamo niente di questa strega! Ve lo giuro!" aveva provato inutilmente a spiegare il castano, vedendo l'amico che cercava di sputare l'ennesima sorsata di acqua e verbena che gli avevano fatto bere per bruciargli la bocca e l'esofago. Avevano provato a liberarsi, a spiegarsi, ma non c'era stato verso.
"Sappiamo che la conoscete! Ora diteci dove possiamo trovarla!" gli aveva intimato una di loro. Era di carnagione scura, i capelli erano corti e forse sarebbe stata anche da considerarsi carina, se non avesse rotto il collo ad entrambi almeno un paio di volte.
"Non sappiamo davvero di cosa stai parlando!" ringhiò Zayn, ormai allo stremo delle forze. Era terrorizzato, sia per sé che per Louis. Non sapeva cosa volevano da loro ed era sufficientemente sicuro che se anche glielo avessero dato, non ne sarebbero usciti vivi. Aveva male ovunque, era sicuro di aver avuto un paio di costole rotte, un polso e una spalla slogati. Ovviamente non riusciva a guarire perché in pratica li avevano dissanguati e loro avevano bisogno di bere o non sarebbero sopravvissuti in ogni caso.
"Bene, vedo che le minacce con voi non servono. Quindi è meglio metterle in pratica" aveva sentenziato un uomo, avvicinandosi a loro con un paletto di legno in mano.
I due vampiri sgranarono gli occhi e Louis iniziò di nuovo a piangere: sapeva cosa sarebbe successo e non poteva fare assolutamente nulla per impedirlo. Cercò comunque di nuovo di liberarsi da quelle corde, ma era senza forza e bruciavano come l'inferno.
Quando l'uomo fu davanti a Zayn, il moro guardò Louis per una frazione di secondo, con un'espressione sul volto che voleva significare solo 'So che non è colpa tua, tranquillo'. E proprio in quel momento l'uomo aveva piantato il paletto nel cuore del suo migliore amico. Se il cuore di Louis avesse battuto, probabilmente in quel momento si sarebbe fermato. Vide tutto nero e un dolore diverso, nuovo, si fece largo nel suo petto.
"No. No. No. No. No. Zee. Zayn!" continuava a ripetere senza sosta, mentre l'uomo si allontanava e lasciava il paletto conficcato nel cuore dell'amico, il cui corpo si era raggomitolato in avanti – per quanto le corde lo consentissero.
Louis era completamente sopraffatto dal dolore al suo petto (quello a tutto il resto del suo corpo era improvvisamente passato in secondo piano) e dai singhiozzi. Le lacrime correvano per le sue guance ininterrottamente (e lui che pensava di averle finite).
"Visto che facciamo sul serio?" chiese ancora quell'uomo, appoggiando le mani sulle braccia di Louis, avvicinandosi al suo viso. Prontamente il castano fece uscire i canini e cercò di attaccarlo, ma debole com'era, non rese difficile allo stregone lo spostarsi in tempo.
"Coraggio succhiasangue, non vuoi dirci dove trovare la strega suprema, prima di fare la fine del tuo amico?" chiese la ragazza di prima.
Louis stava ringhiando. Il dolore ancora che premeva sul suo petto e le lacrime a solcargli ancora il viso.
"Vaffanculo! Vi avevamo detto che non ne sapevamo niente fin dall'inizio!" urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni, trattenendo l'ennesimo singhiozzo.
"Ma noi sappiamo che mentivate" rispose con tono piatto l'uomo, incrociando le braccia al petto. Louis aveva capito che era lui il capo della congrega, da quell'omone dipendeva tutto. Non si era mai sentito così debole ed indifeso in tutta la sua lunghissima vita. Non sapeva cosa fare, cosa dire, come uscirne. C'era solo una cosa che sapeva: doveva stare vivo. Solo così avrebbe dato una speranza a Zayn, solo così avrebbe dato una speranza a sé stesso di riabbracciare il suo migliore amico. L'unico problema era che non sapeva come ci sarebbe riuscito.
Così, quando sentì l'ennesimo mal di testa che una delle streghe gli stava causando per fargli venire un aneurisma e sentì che stava per svenire per l'ennesima volta, il suo cervello fece l'unica cosa razionale che potesse fare in quel momento: "Lyd aiuto, ti prego..." pensò, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi completamente andare.

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