Capitolo 1

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Resto ferma nel bel mezzo della sala, tremante e stanca. La sola cosa che si sente è il mio forte respiro. Una goccia di sudore, dovuto all'enorme sforzo fatto, mi scivola sulla guancia. Guardo i giudici che mi osservano con un'espressione scocciata sul viso, e anche l'ultima briciola di speranza rimasta svanisce: non ce l'ho fatta. Di nuovo. È un miracolo se non mi cacciano a calci nel sedere: ormai è la quarta volta che partecipo a questa audizione, penso proprio che si siano stancati di avermi di fronte. La voce di uno di loro mi costringe ad abbandonare i miei pensieri. -"La ringraziamo per essere venuta qui per la quarta volta, signorina, ma come le abbiamo già detto precedentemente, lei non ha ciò che stiamo cercando."- Li guardo con aria disperata, e faccio una cosa che non avrei mai pensato di fare: mi inginocchio di fronte a loro. -"Vi prego, mi impegnerò il doppio, il triplo, anche mille volte di più, ma perfavore prendetemi!"- dico ormai al limite, mentre i giudici mi guardano con aria confusa e scioccata. -"La prego di uscire immediatamente da qui!"- urla uno di loro. Mi alzo a fatica, mi esibisco in un inchino ed esco.

Quando metto piede fuori dall'edificio calde lacrime cominciano a scorrermi sul viso. Come lo dico a Giorgia? Mi ha aiutata tantissimo con le prove, è stata notti intere a guardarmi ballare, ascoltarmi cantare e correggere i miei errori; non voglio deluderla ulteriormente.
Mi accascio contro il muro abbracciandomi le gambe e piango più forte di prima. La gente mi passa davanti indifferente, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Fanno bene. Sono sicura che tra un po' mi apparirà sulla fronte la scritta "SONO INUTILE".
-"Sonya...?"- Alzo di scatto la testa e la vedo: ha uno sguardo preoccupato e il fiatone.. Sicuramente avrà corso fino a qui. -"Cosa è successo? Perché stai piangendo? E perché non rispondi al telefono?"- mi chiede Giorgia. Io non dico nulla, mi limito ad asciugarmi le lacrime e ad abbassare la testa. Capendo che non ho intenzione di parlare, si mette in ginocchio davanti a me e mi alza il mento con un dito, costringendomi a guardarla negli occhi.
Ho sempre pensato che i suoi occhi parlassero, sin da quando eravamo piccole. E in quel momento mi incitavano a dire cosa c'era che non andava. -"S-scusam-mi.."- dico riprendendo a piangere.  "-Per cosa?"- mi chiede lei, accarezzandomi la testa preoccupata.
-"N-non s-sono passata.. Mi d-dispice m-moltissimo.. So c-che hai fatto m-molto p-per aiutarmi.."- rispondo tra un singhiozzo e l'altro. La sento tirare un sospiro e la guardo: mi sorride. Amo il suo sorriso, è così rassicurante, così dolce che lo guarderei per ore. -"È per questo che stai piangendo?"- mi chiede. Annuisco lentamente e noto uno luccichio nei suo occhi. -"Quindi tu avevi paura di deludermi..."- disse, mentre una lacrima le rigava la guancia sinistra. Mi abbraccia forte e ci ritroviamo a piangere per strada come due sceme. Poggia la fronte sulla mia e mentre io le asciugo le lacrime lei le asciuga a me. Ci alziamo ridendo e mano nella mano come due sorelle ci incamminiamo verso casa.

Mi chiamo Sonya, ho 15 anni e abito in Corea del Sud con la mia migliore amica Giorgia. Tutto accadde due anni fa, dopo l'abbandono dei miei genitori, quando decisi di vivere con Giorgia in un appartamento nel centro di Seoul. Da quel momento lei si prese cura di me, e per questo le sono molto grata, come lo sono ai suoi genitori, che ci aiutano finanziariamente. Ammetto che è stata dura per la mia migliore amica convincerli a lasciarla andare, ma alla fine hanno ceduto.

Giorgia estrae le chiavi dalla borsa e apre la porta di legno levigato. Entriamo e mi dice di andare a fare la doccia mentre lei prepara la cena. Le schiocco un bacio sulla guacia e lei di tutta risposta mi tira una sculacciata scherzosa. Ridendo salgo in camera mia, prendo un asciugamano, vado in bagno e mi ficco sotto la doccia. I miei muscoli si rilassano quando il getto d'acqua calda incontra la mia pelle e automaticamente chiudo gli occhi. Ripenso a quello che è successo oggi, alla figuraccia che ho fatto con i giudici. Riflettendo, mi rendo conto che anche se mi avrebbero presa l'avrebbero fatto per pietà, non di certo per il mio talento. Sospiro, e inizio a lavarmi i capelli con lo shampoo. Dopo circa mezz'ora passata a giocare con la schiuma, decido di uscire, così mi avvolgo nell'asciugamano e torno in camera. Mi metto l'intimo, dei pantaloncini da basket neri abbinati a una maglia a maniche corte bianca, mi spazzolo i capelli bagnati e scendo di sotto. Trovo Giorgia intenta a tagliare un pomodoro e vedendola in difficoltà le do una mano. Prendo il suo posto mentre lei apparecchia la tavola. Una volta finito ci sediamo e iniziamo a mangiare. -"È ottimo!"- affermo con la bocca piena. E lo era eccome. Hamburger ottimo. Dopo aver sparecchiato e lavato i piatti, ci buttiamo sul divano e guardiamo la tv. -"Fa tanto male?"- mi chiede improvvisamente. -"Di cosa parli?"- domando io sbadigliando. -"Del fatto che non ti hanno presa."- risponde. -"Ormai me ne sono fatta una ragione"- dico, appoggiando la testa sulla spalla. -"Menomale.."- sospira Giorgia. Mi da un bacio sulla fronte e io mi addormento con un sorriso stampato in viso.

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Salve a tutte/i! Questa è la mia prima ff sui seventeen, anche se ammetto che nel primo capitolo non li ho nemmeno accennati eheh Ma andiamo con calma! Appariranno il più presto possibile, promesso!BTW, se vi è piaciuto il primo capitolo lasciate una stellina e un commento! Annyeong

C'era Una Volta Una SvoltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora