Il giorno seguente uno strano formicolio impossessato del mio braccio destro decide che è ora di svegliarmi. Apro leggermente un occhio ma un raggio di sole mi costringe a richiuderlo, così giro la testa dall'altra parte e ci riprovo, questa volta con successo. Sorrido allo spettacolo che ho di fronte: Giorgia dorme, la testa poggiata sul mio braccio e un po' della bava che aveva lasciato uscire dalla sua bocca è finita anche sulla mia maglietta. Gliela pulisco senza esitare e le sposto il capo in modo tale da potermi alzare. Mi incammino scalza fino alla cucina con l'intento di cucinare dei pancake, ma una volta aperto il frigorifero sbuffo, notando che mancano le uova.
"Bene", penso. "Credo che ne aprofitterò per fare una bella passeggiata".
Vado in bagno e mi lavo il viso con l'acqua fredda. Alzo lo sguardo e guardo il mio riflesso nello specchio. Cosa c'è che non va in questo viso? Cos'è che mi manca? Esco dal bagno ripensando a tutto ciò che è successo ieri, e con ancora quelle domande in testa apro l'armadio: estraggo dei pantaloncini chiari a vita alta e un top bianco, indosso le mie Adidas super star bianche e nere e guardo il risultato finale allo specchio. "Anche il mio corpo non è male" dico, sospirando. Metto al polso il mio Casio, prendo il cellulare, il portafoglio e le chiavi ed esco di casa dopo aver lasciato un foglietto a Giorgia, nel caso si sarebbe svegliata e non mi avrebbe trovata, dicendo che ero uscita un attimo.Cammino per le strade di Seoul, il sole che accarezza la mia pelle e un sorriso stampato in viso; ho molta voglia di camminare, di scaricare la tensione accumulata quei giorni, quindi decido di andare al supermercato più lontano da casa mia.
Inizio a canticchiare a bassa voce "Mansae" dei seventeen fino a quando, dal saltellare leggermente mi ritrovo a ballare al ritmo della musica che usciva dalle mie labbra, con una passione pazzesca; solo dopo qualche minuto di sfogo mi accorgo di due occhi che mi fissano divertiti. Mi fermo bruscamente e mentre lo sconosciuto si avvicina, noto con disappunto che metà del suo volto è coperto da una mascherina bianca, che mi impedisce di osservarlo bene. Avanzo anche io di qualche passo annullando la distanza tra di noi; non c'è un motivo specifico che mi ha spinta ad andargli incontro, so solo che volevo farlo. Ci fissiamo negli occhi per qualche secondo: sono pronta a togliere quel tessuto che non mi permette di analizzare bene la sua faccia quando lui indietreggia di qualche passo e, sempre con gli occhi fissi dentro i miei (giuro che ho letto sfida nei suoi), inizia a ballare la coreografia nella quale mi stavo esibendo poco prima. Sgrano gli occhi e sento che la mia mandibola ha appena fatto amicizia con il suolo: i movimenti del ragazzo sono a dir poco perfetti, sotto ogni punto di vista. Rimango a fissarlo per un po', nonostante lui abbia finito da un pezzo, a bocca aperta e lui si avvicina nuovamente, mettendo una mano sotto il mio mento per chiudermela. Tremo leggermente sotto il suo tocco e lui sembra accorgersene, infatti nasconde un sorriso dietro la mascherina e fa una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi bacia. Anche se permute le une con le altre, le nostre labbra sono divise da quel piccolo strato di cotone che rimpiango di non aver tolto quando ne avevo l'occasione; ciononostante non mi ha impedito di sentirne il calore. È lui a interrompere quello che doveva essere stato un bacio e dopo avermi guardata un'ultima volta negli occhi scappa via, lasciandomi sola e confusa. Istintivamente mi tocco le labbra e un leggero "oh..." fugge da esse. All'improvviso le mie orecchie iniziano a fischiare, così ci premo le mani sopra, sperando che quel rumore cessasse anche di poco, ma nulla.
Ci ho messo un po' a capire che in realtà non erano le orecchie a fischiarmi, ma il cellulare che squillava impaziente. Lo estraggo dalla tasca posteriore del pantaloncino e osservo lo schermo: è Giorgia. Scoppio a ridere rumorosamente, conscia che stavo ridendo di me stessa. No, non di me stessa, ma della mia stupidità. Mi affretto a richiamare la mia migliore amica che nel frattempo si era arresa e aveva terminato la chiamata."Sonya! Dove sei?", mi chiede dall'altra parte del telefono.
"Mi pare di averti lasciato un foglietto sul tavolo" le faccio notare.
"L'ho letto, infatti con 'dove sei' intendevo MUOVITI PERCHÉ STO MORENDO DI FAME" sbotta Giorgia, mentre io sono costretta ad allontanare il cellulare dal mio orecchio per evitare al mio prezioso timpano una dolorosa morte.
"Ci metto un attimo" la rassicuro io, mentre lei aveva già attaccato. Sospirando, riprendo il mio cammino e dopo aver comprato le uova feci ritorno.Erano le 9:30 circa quando rincasai, e come mi aspettavo, Giorgia era seduta sul divano con braccia e gambe incrociate: fa sempre così quando è arrabbiata. Sapendo che mi ha sentita rientrare la saluto, vado in cucina e mi metto ai fornelli.
Una volta finito metto tutto dentro un vassoio e torno un salotto; noto che la mia migliore amica non acennava nemmeno a cambiare posizione. Così, una volta poggiata la colazione sul tavolino, prendo coraggio e mi siedo accanto a lei. So quanto le dia fastidio ritardare anche di un solo minuto la colazione, così le do una spinta scherzosa con la spalla sperando di smuoverla in qualche modo, ma nulla. Stavo giusto per chiedere scusa quando lei mi zittisce e inizia a mangiare in silenzio. Seguo il suo esempio e quando il vassoio è completamente vuoto mi alzo per andare a lavare ciò che avevo sporcato. Dopo vari minuti, Giorgia mi raggiunge e prendendomi alla sprovvista, mi chiede scusa per aver alzato il tono; io non riesco a fare altro che sorriderle e abbracciarla.
"Non sai cosa è successo stamani" le dico io staccandomi, mentre lei mi guarda con aria interrogativa.
"Beh non tenermi sulle spine, sputa il rospo!" Risponde lei ridendo.
Così inizio a raccontarle tutto, e lei sgrana gli occhi man mano che vado avanti.
"Non ci credo!" Grida lei sorpresa. "E tu? Cosa hai fatto? Gli sei corsa dietro vero?" Chiede. Io faccio no con la testa e lei, incredula e delusa, si alza e borbottando qualcosa di incomprensibile si va a rifugiare in camera sua. Io dal canto mio mi sdraio sul divano e chiudo gli occhi, ripensando a cosa era successo solo un'ora prima. Li riapro e mi alzo di scatto quando mi rendo conto di una cosa: il ragazzo incontrato stamattina mi ha rubato il primo bacio.________________
Annyeong! ❤ Eccomi qui con il secondo capitolo! Chi sarà mai il ragazzo che ha baciato Sonya? E cosa farà la ragazza ora che ha capito che il suo primo bacio le era stato rubato in quel modo? Ditemi cosa ne pensate e lasciate una stellina se vi è piaciuto il capitolo!