Missione ricognizione

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All'alba, Leihm si alzò, si vestì, ed andò verso la camera di Monois. Bussò tre volte.
"Monois? Sei pronto? Dobbiamo partire."
'Yawn....che?"
"Non dirmi che ti sei dimenticato!"Leihm si mise una mano sulla fronte.
"Arrivo subito!' Il ragazzo si vestì di fretta, mettendo un po' di cose nel suo zaino.
I due fecero colazione con delle uova ed una ciotola di latte.
"Andiamo, dai." Si avviarono al maneggio dove li aspettava Jafilia. Appena vide il suo padrone, il drago cominciò a sbuffare contento.
"Ciao, principessa! Tutto bene?' Leihm accarezzò la maestosa creatura. Poteva sentire il calore del suo corpo e il suo respiro profondo. Accompagnati da un Elfo, uscirono dal maneggio. Leihm controllò che tutti i finimenti fossero ben allacciati, e poi salì sopra Jaflilia, insieme a Monois.
"A Ruckindosh, Jafilia." Il drago aprì le ali, prese una piccola rincorsa, e spiccò il volo.
"Urgh...Sento che mi sta salendo la colazione..." Disse Monois con aria nauseata.
"Un po' di contegno, per favore!" Esclamò Leihm.
Il gruppo viaggiò per circa due ore. Fecero sosta in un piccolo paesino, per mettere qualcosa sotto i denti.
"Mi spiace, Jafilia, ma dovrai stare qui. Torniamo subito, non preoccuparti." Lanciò al drago un coniglio intero, come spuntino. La creatura se lo mangiò con gusto.
"Ti confesso che quando mangia mi fa un po' paura..." Disse Monois con una risatina tesa.
"Bè, è sempre un drago. Sarà anche addestrata, ma è carnivora." Replicò Leihm.
I due arrivarono in una piccola panetteria. Lo stomaco di Monois brontolava come se non mangiasse da settimane.
"Ahh...che buon odore di pane!" Disse felicemente.
"Prendiamo quattro panini, grazie." dopo aver mangiato, I due ripresero il viaggio verso la capitale.
Atterrarono un po' distanti, in modo da passare inosservati.
"Se avremo bisogno, ti chiameremo." Leihm e il suo apprendista si avviarono verso Ruckindosh.
Ciò che era scritto nella lettera era vero. Si sentiva una grande tensione nell'aria.
"Mi raccomando, dobbiamo passare inosservati."
"Temo che questo sia impossibile, Sir Leihm." Disse una voce dietro di loro.
"Chi siete?!" Disse il cavaliere girandosi.
"Non vi preoccupate, sappiamo già perché vi trovate qui. Certo, un po' di diffidenza è normale, ma addirittura mandare dei cavalieri (in realtà solo uno) in ricognizione mi sembra un atto di sfiducia totale."
"Non ripeterò la domanda tre volte: chi siete?"
"Il mio nome è Elios, re degli Elfi di Ruckindosh."
Leihm e Monois si inginocchiarono all'istante.
"Oh, non è necessario, tranquilli. Ditemi, è Re Leandro che vi manda qui?"
"Sì, maestà. Siamo in ricognizione. O almeno lo eravamo..."
"Proprio come pensavo. È naturale, Leandro non vuole rischiare. Comunque seguitemi, vi dimostrerò quanto detto nella lettera." Senza aprire bocca, i due seguirono Elios, scortato da una dozzina di guardie. Arrivarono in un grande campo, il cui verde acceso sembrava innaturale.
"Qui giacciono le anime di tutti i nostri fratelli caduti." Alzando lo sguardo, Leihm notò numerose lapidi, disposte l'una affianco all'altra. Un silenzio tombale regnava in quel luogo.
"Ora sarà meglio tornare al castello, vi potrò mostrare meglio la guerra che è appena scoppiata.>> Disse Elios con tono triste.
"Temo che la guerra sia davvero scoppiata, Monois."
"Lo credo anche io." Arrivati al castello, Elios, Leihm e Monois si diressero verso un balcone molto ampio, che dava la vista sul regno degli Elfi. Il re porse a Leihm un binocolo.
"Guarda verso ovest." Il cavaliere puntò lo sguardo dove l'Elfo indicava, e lo vide: il campo di battaglia, ciò che confermava l'inizio della guerra. L'erba era tinta di un rosso scarlatto, ma il campo era vuoto. O almeno così sembrava. S solo si aguzzava un po' la vista, si potevano vedere tantissimi corpi, accasciati gli uni sopra gli altri. Ma nessuno era vivo. Solo morti, morti ovunque. Un velo di oscurità si era posato sulla terra di Ruckindosh. La guerra era piú vicina di quanto si pensasse.
"Dobbiamo tornare indietro. Riferiremo tutto al Re."
"Si sta facendo tardi, potrete rimanere qui a riposare. Di notte non è sicuro qui, né in cielo, né in terra. Oh, e non vi preoccupate, il vostro drago riposa tranquillo nel nostro giardino. Ora sarà meglio che andiate a rilassarvi."
Leihm e Monois furono condotti nelle loro stanze. Avevano un balcone in comune. La notte arrivò presto, e il sonno avvolse l'intero castello, tranne Leihm. Il ragazzo aprì la finestra, e si sedette fuori sul balcone.
"Neanche tu riesci a dormire?"Era Monois.
"No, purtroppo. Neanche tu, vedo."
"Già." I due si misero vicini ed iniziarono a parlare.
"Questa faccenda della guerra mi preoccupa davvero tanto, sai?"
" Siamo tutti tesi. È almeno da 57 anni che non scoppia una guerra. E non si sa come andrà a finire. I Troll e gli Orchi diventano sempre più numerosi. Certo, sono meno addestrati, ma possono contare sui grandi numeri." Disse Leihm a testa bassa.
"Certe volte penso al fatto di essere fortunato."
"In che senso?"
"Voglio dire, sono solo un dilettante, eppure sono ancora vivo."
"Diventerai un bravo cavaliere, Monois. Ne sono certo.>>
"Grazie, amico mio. Sono contento che tu sia il mio gran maestro. Non ne avrei potuto chiedere uno migliore." Leihm sorrise. I due passarono la notte contemplando le stelle, parlando del loro passato, del futuro, e della guerra, che con la sua ferocia, incombeva su tutti. Il mattino seguente, dopo una ricca colazione, i due lasciarono il castello, pronti a tornare a casa.
"Aspetterò una risposta. Nel frattempo, vi auguro buon viaggio."
"Arrivederci, Maestà." Leihm e Monois salirono sul drago e partirono per tornare ad Akithos. Una volta arrivati al palazzo, si diressero immediatamente al castello. Il re era seduto sul trono, che li attendeva nervosamente, giocando con le mani.
"Allora?"
"Maestà, pessime notizie. La guerra è cominciata. Abbiamo visto i campi di battaglia, e i numerosi morti. La situazione è più grave del previsto. I nostri nemici possiedono imponenti eserciti." Re Leandro ebbe quasi un mancamento, ma riuscì a maniere la sua compostezza.
"Ogni giovane di Akithos e dintorni sopra i 16 anni sarà arruolato nell'esercito! Non abbiamo tempo da perdere!" Questa la dura sentenza. La notizia si diffuse molto presto. E non mancavano certo le lacrime. Le madri piangevano, al solo pensiero di non vedere più i loro figli. Molti di loro sarebbero morti, ed erano consapevoli di questo. In mezzo alle urla doloranti dei genitori, moltissimi ragazzi chiudevano dietro di sè la porta di casa, e si avviavano, insieme ai loro amici, verso un destino comune: la guerra.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 19, 2016 ⏰

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