Capitolo 2

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Il primo impatto fu terribile. Per una stella abituata a temperature molto alte,il suolo freddo d'estate non era il miglior benvenuto che potesse ricevere. L'aria, che in primo istante le sembrava amica, ora la trasportava letteralmente da una parte all'altra. Dal prato aperto dove era atterrata, adesso si ritrovava in un bosco. L'allegria iniziale si trasformò piano piano in rimorso, rabbia con sé stessa e con quella decisione così tanto avventata come stupida. Credeva che non ci volesse niente, che anche i civili potessero vivere esperienze come i vigilanti,e che fosse ingiusto vietarlo. Invece era terribile,tutto le sembrava un inferno e voleva che fosse solo un brutto sogno. Poi sentì delle gocce sul suo viso. Non lacrime, le stelle non erano capaci di piangere. Era una pioggia calda che veniva dal cielo sopra di lei. Come un desiderio esaudito,la pioggia scese piano su di lei,accarezzandola, rassicurandole che sarebbe andato tutto bene, così come avrebbe fatto sua madre. E dolcemente, ricordando le sere passate ,si fece cullare fino a quando non si assopí. Non si curó neanche della tenda  termica, stava bene così, nonostante il freddo e le forti emozioni. Si sentiva al sicuro e sperava di non fare la stessa fine di quel suo fratello solo per dare un dolore più grande ai suoi genitori. Passò la notte così,pensando e riflettendo, addormentandosi poco alla volta, lasciandosi trascinare dalla debolezza nell'oblio. Il mattino  seguente, Astrid si rese conto che c'era qualcosa di diverso. Molto diverso. Non era più sul verde prato che le aveva fatto da letto,si trovava in un letto vero. E sopra di lei non c'era più la volta celeste ricamata di luci, bensì un soffitto bianco con delle stelle sintetiche. Come era arrivata lì? Quando? Ma soprattutto chi? Il primo pensiero fu sui terrestri: aveva visto una volta un documentario dei guardiani sugli umani, personaggi mostruosi che passavano la loro esistenza a cercare altre forme di vita solo per poterle massacrare nei loro lavoratori. Il panico la vinse, e la povera stella continuava a sentirsi sempre più spaesata e terrorizzata. Che le avrebbero potuto fare? Interrogarla? Esaminarla? Studiarla? O semplicemente ucciderla aprendole il torace così come era loro abituale divertimento? La sua identità doveva restare nascosta, voleva visitare il pianeta,ma non mostrarsi. Questa era la regola per ogni essere vivente su Shine: in caso di emergenza,non mostrare a nessuno la propria natura. Questo comando era impartito sin dalla più tenera età a tutti i Turios per dei motivi di sicurezza. I vecchi guardiani raccontavano storie in cui delle stelle si sono palesate, e tutte questi racconti non avevano un lieto fine. La loro composizione corporea del suo popolo era formata da energia,atomi e luce,tutte risorse per specie di altri pianeti. Durante i primi viaggi nel cosmo dei Turios, le comunicazioni,dopo un primo periodo di contatto con il pianeta al quale fornivano tutte le informazioni del viaggio, si interrompevano misteriosamente dopo l'avvistamento di una forma di vita intelligente. Non hanno mai avuto la certezza su attacchi ai vari equipaggi, perciò per precauzione i viaggi successivi
furono finalizzati allo studio del cosmo e la sua catalogazione ,senza alcun tipo di contatto con gli altri popoli. Molti suoi concittadini si sono opposti contro questa politica chiusa, ritenendola sciocchezza. Astrid non si era mai espressa su questo argomento: suo padre era parte dei guardiani, gli stessi che venivano insultati per il loro lavoro. Non sapeva che pensare sui mondi esterni,e forse era anche per questo che aveva iniziato questa avventura. Forse era stufa di ricevere notizie da parte di terzi,di rimanere all'oscuro degli eventi. Voleva sapere la verità. Pensando a queste cose, non si accorse che intanto era giunto qualcuno al suo fianco. Sentì una voce e si spaventó,poi vide un volto che continuava a parlarle, ma non capiva cosa stesse dicendo. Non si era ritirata in un lato del letto, non aveva paura. L'uomo con cui stava parlando aveva  un viso rassicurante,e anche il suo tono di voce lo era. Come lei,anche lui portava una tunica,solo che non era come quelle su Shine. Era marrone, di un tessuto rovinato, probabilmente un panno da buttare. Poi l'uomo si fermò e la guardò con tenerezza. Le toccò le mani e dopo fece uno strano gesto con le mani. Infine si allontanò. In quel momento la stella si rese conto di non essere di sola. Quella non era una stanza normale, sembrava una specie di camerata. Accanto a lei c'erano altri letti,con altre persone. Tutti umani da quello che poteva vedere. Non erano felici, alcuni piangevano,altri urlavano. Stavano soffrendo. Astrid pensò inizialmente che forse era quell'uomo la causa di tutto quel dolore. Ma poi lo vide nuovamente vicino ad un altro letto,mentre parlava con una donna, rassicurando anche lei. E da quello che intuì la stella, la signora lo ringraziò di quell'attenzione. Non poteva essere lui. Era così gentile,e la sua barba bianca lo faceva apparire come un saggio. Come suo padre. Ma allora perché c'erano così tante persone doloranti nella stessa stanza? Se questo era tipico degli umani, allora erano un popolo veramente molto strano. Tentò di alzarsi,e subito un altro uomo,vestito come quello di prima, l'afferró in tempo prima che cadesse per terra. Era molto debole, non si nutriva da molto ed aveva passato tutta la notte all'aperto. Venne condotta verso un'altra stanza da una donna, vestita similmente agli uomini ma con un velo sulla testa, dove poté vedersi in uno specchio. Era sporca dalla testa ai piedi di terra,fango,e la sua tunica era lercia. Quello che la sconvolse di più però fu il suo viso,in particolare la sua pelle. Era spenta. Non brillava più. Aveva fatto così tanta fatica a trasformarsi e fare quel lungo viaggio che aveva esaurito completamente le energie necessarie per il suo essere stella. Senza quelle era condannata a restare sulla Terra. Senza quelle non sarebbe potuta più tornare a casa e chiedere perdono. Venne presa dallo sconforto, però capí che doveva rimettersi così da poter tornare. E per farlo aveva bisogno di quelle persone. Si affidó alla donna e seguì come riusciva ad interpretare le sue indicazioni. Si infiló in un catino di legno dove le fu versata altra acqua, la pioggia della sera prima. Non poteva essere certa,anzi era improbabile che era la stessa,ma la sensazione che le dava sulla pelle era la stessa. La donna poi le tolse la tunica e in quel momento Astrid si rifiutò. Quell'abito era tutto ciò che la collegava con il suo pianeta di origine. E non tanto per il suo valore affettivo,tanto per quello effettivo: la veste era dotata di un sistema di protezione e di una mappa stellare con la quale i guardiani erano in grado di vagare per il cosmo e tornare sempre a casa. Senza la tunica era fragile, ma fu costretta ad accettare. Le porse un altro vestito, simile alla sua tunica,ma molto più leggera. Non la tornò nella stanza dei sofferenti, bensì fu condotta in un altro edificio,molto più imponente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 24, 2018 ⏰

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