Clary, andò nel cortile della scuola, durante la ricreazione.
Camminado verso il suo posto.
Così lo definiva.
Camminò fino al punto più isolato,e si trovò davanti una grande quercia massiccia e vecchia.
Era quello il suo posto,dove passava le ricreazioni,da sola.
Da lì vedeva, in lontananza, tutti gli alunni che studiavano lì.
Vedeva i 'popolari',cioè troie e puttanieri o ricconi sbruffoni,che si definivano e si facevano chiamare così, si sentivano migliori di tutti e tutto anche se di migliore non avevano niente.
Vedeva i 'secchioni' ,così li chiamavano i 'popolari',che stavano sempre seduti a studiare o a fare compiti.
Vedeva I ragazzi 'normali',ne secchioni ne popolari,comuni alunni studiosi ma non troppo.
Odiava le etichette.
Per esempio lei era etichettata come,la solitaria,asociale, depressa..
anche se non le importava quello che pensavano,comunque la colpivano, anche inconsapevolmente , lo facevano.
Si portò le braccia intorno alle gambe,appoggiandoci la testa.
Anche se lei non lo voleva ammettere a se stessa,gli insulti ,gli sguardi schifati o derisori la colpivano,nel profondo.
'Fregatene' gli diceva la testa,ma non era così facile farlo.
Anche se lei cercava di farlo,di andare avanti,e ci riusciva,non al meglio ,ma ci riusciva.
Sentì un rumore,e appena alzò la testa,riconobbe il ragazzo dell'autobus.
Kyle.
Lo fissò interrogativa.
"Ciao,posso sedermi qui vicino a te " chiese titurbante.
voleva dire di no,ma comunque scrollò le spalle ,facendogli capire che era uguale.
"Come ti chiami?"chiese alla ragazza dopo qualche minuto di silenzio.
Lei alzò gli occhi al cielo.
Non rispose.
"Perché sei qui tutta sola " chiese ,il ragazzo accigliato.
Clary girò la testa nella sua direzione.
Aveva i capelli di un castano chiaro,che gli ricadevano disordinati sul viso,mentre gli occhi di un verde scuro ,che la fissavano con interesse.
"Perché voglio stare sola" disse Clary,con un filo di voce ,quasi sussurrando.
Era la prima frase che diceva da quando si erano incontrati.
Lui sembrò molto sorpreso,e sorrise.
Lei sbuffò infastidita,si alzò da terra,incamminandosi verso l'interno della scuola.
Lo sentì alzarsi anche lui, e ridacchiare.
Clary rientrò in classe,senza prestare attenzione alla lezione .La campanella stava per suonare,e i ragazzi uscirono urlando,spingendosi,e chiacchierando dalle classi.
Appena sentirono il fastidioso e stridulo suono della campanella, si fiondarno verso l'uscita,velocemente.
Clary uscì per ultima dalla classe,lentamente non avendo fretta.
Faceva piccoli passi verso l'uscita.
Appena fuori dall'edificio ,vide Kyle che si guardava in torno,forse in cerca di Clary .
Ma lei quasi corse via da quel cortile ,ormai affollato,andando verso la fermata dell'autobus.
Passarono più di 20 minuti ,ma dell'autobus nessuna traccia.
Sbuffando stanca ,la ragazza si sistemò lo zaino sulle spalle,cominciò a camminare verso casa sua.
La strada era deserta e silenziosa.
Faceva quasi paura.
Affrettò il passo.
Dopo circa quaranta minuti si trovò davanti al vialetto di casa sua.
Sospirò sollevata,ma appena vide la macchina di suo padre ,se così si poteva definire quell'essere,sgranò gli occhi mentre un brivido di paura gli attraversava la schiena.
Lui non era degno di essere chiamato papá.
Clary si sentiva come se avesse perso i suoi genitori da quando aveva 4 anni.
Da lì partì tutto le prime sbronze di suo padre e i comportamenti strani di sua madre.
Non la consideravano più.
Stava la maggior parte del tempo da sua nonna Mary,l'unica che le voleva davvero bene.
Al suo ricordo gli occhi gli si inumidirono.
Purtroppo era morta un mese e mezzo fa,quando Clary lo venne a sapere fu come se gli fosse arrivato un pugno nello stomaco.
Sentì una fitta al cuore al ricordo di quel giorno,quando era scoppiata in lacrime e aveva promesso che l'avrebbe raggiunta molto presto.
Passò intere giornate chiusa in camera sua,poi mascherò il dolore ancora una volta,tenendo tutto dentro come sempre .
Scosse la testa per quei ricordi così tristi.
Avanzò lentamente verso la porta di casa sua,quasi tremando.
Poteva essere possibile avere così tanta paura del proprio padre?
Aprì la porta,fu quasi tentata a scappare ma non lo fece.
Chiuse la porta alle sue spalle, lentamente si diresse verso il salotto.
Un'ondata di fumo e alcool la travolsero e lei stose il naso ,nauseata.
Vide suo padre seduto sulla sua poltrona ,vecchia e rovinata,che era rivolta proprio di fronte a lei.
La stava aspettando.
In una mano teneva un sigaro,che fumava solitamente, e dall'altra una bottiglia di vetro quasi vuota di whisky.
Era ubriaco.
Indossava dei pantaloni vecchi e bucati,neri e una maglietta sgualcita e probabilmente sporca.
I suoi capelli erano attaccati alla fronte sudata,ed erano sporchi.
La barba era molto evidente era ormai da tanto che non se la faceva.
I suoi occhi erano di un nocciola spento.
Si alzò andando verso la figlia,barcollando.
"Dove sei stata?"chiese brusco il padre stringendo la bottiglia.
Clary indietreggiò impaurita.
"L'autobus non arrivava,quindi sono dovuta tornare a piedi " sussurrò piano la ragazza.
L'uomo bevve avidamente l'ultimo sorso dalla bottiglia per poi lanciarla per terra,frantumandola in piccoli pezzi taglienti.
Clary fece altri due passi indietro.
"Non dirmi cazzate!
Dove sei stata?eh?
Puttana " urlò il padre con occhi di fuoco.
Clary si fece piccola piccola,tremando.
"Ma è vero" mormorò piano .
Il padre si avvicinò minaccioso alla esile figura della figlia impaurita.
"Dimmi.dove.sei.stata!"urlò scendendo le parole ,una per una.
"Ho detto la veritá " disse Clary .
L'uomo la prese per un braccio buttandola per terra, vicino ai vetri rotti.
La ragazza lanciò un urlo,mentre il padre l'alzava da terra per le spalle,sbattendola al muro.
Clary sentì un dolore lacerante allo stomaco.
Un pugno.
Due pugni.
Tre pugni.
Cadde a atterra.
"Sei un errore,solo un errore.
Devi morire" sussurrò l'uomo,ripetendo la frase.
La prese per i capelli tirandola di nuovo in piedi.
Clary non piangeva,ormai abituata.
Anche se quella frase continuava a riccheggiare nella sua mente.
Un errore.
Lei sapeva di esserlo.
L'uomo la prese per il polso,e la scagliò sulle scale,che conducevano al piano di sopra,facendogli sbattere violentemente la schiena.
Si sforzò a non far uscire neanche una lacrima,di dolore, per non dar soddisfazioni all'uomo davanti a lei che la fissava con odio.
Il padre si avvicinò ,ma Clary fu più veloce, anche se aveva dolore dappertutto,si alzò e corse verso la camera sua chiudendosi dentro.
Si poggiò alla porta,sentendo il padre imprecare e sbraitare chiamandola,mentre lei era sempre più convinta che morire sarebbe stata la soluzione per tutto.

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Black eyes
De TodoClary Jackson ,una ragazza piena di problemi. Sempre sola,nessuna la mai vista in compagnia. Lei pensa di essere uno sbaglio,ed è anche quello che gli fanno credere gli altri. Sempre con quegli occhi neri puntati in basso,le mani nascoste dalle mani...