III

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Il viaggio di ritorno dall'aeroporto a casa se lo immaginò meno critico, a dire il vero. I tre ragazzi erano già dentro l'auto quando Louis arrivò, con le labbra gonfie e le gote arrossate per il bacio appena ricevuto, e poteva essere che i suoi occhi risplendessero di una luce potente e luminosa, contagiando chiunque passasse sotto il suo sguardo. Aprì la portiera dell'auto di Liam e si sedette nel posto dietro, trovandosi accanto Eleanor, la quale lo continuava ad osservare con insistenza e con quel solito sorrisetto sulle labbra da è inutile che ci provi, ti abbiamo scoperto.
Louis si guardò un attimo attorno, vedendo come Liam osservava prima la strada e poi lo specchietto dell'auto, osservandolo negli occhi con quello sguardo malizioso, a come Niall continuava a fischiettare canzoni romantiche, ondeggiando appena con la testa. Si schiarì la gola e «Ditemi che non l'avete fatto» sospirò, poggiando la fronte sul finestrino freddo e chiudendo gli occhi, sentendo le guance infuocarsi dall'imbarazzo.
«Fatto cosa?» chiese Eleanor utilizzando un timbro di voce più acuto del solito, spostandosi poi con una mano una ciocca ribelle dietro all'orecchio, alzando appena un sopracciglio.
Louis assottigliò lo sguardo alzando a sua volta un sopracciglio e chinò la testa di lato, fulminandoli con lo sguardo, uno a uno.
«Non lo sapete che spiare la gente è un reato?» chiese poi sarcastico, spostandosi un po' in avanti per osservare meglio gli altri due, i quali avevano gli occhi puntati sulla strada e Niall aveva persino smesso di fischiettare. «Davvero maturi» concluse, cadendo a peso morto accanto a Eleanor, la quale sobbalzò appena prima di voltarsi di scatto e «Eravate così carini» esclamò, e Louis quando si voltò a guardarla giurò di vederle due cuori al posto degli occhi.
Alzò gli occhi al cielo prima che Liam parlasse. «Niall, non avevi detto che Harry è fidanzato?»
Louis sbuffò scuotendo la testa e «Si sono appena lasciati, so già tutto Liam» scandì bene così che il ragazzo davanti a lui capisse che non c'era motivo di preoccuparsi.
«Avete passato insieme tre giorni» cominciò Niall, voltandosi poi di scatto verso di Louis. «In una piccolissima tenda.»
«Non era poi così piccola» si difese Louis, alzando appena le spalle.
Niall lanciò un'occhiata d'intesa a Liam e «Sentito Lì? Non era poi così piccola» pronunciò, imitando il suono della voce di Louis, per poi fare una piccola risata e «Quante volte?» chiese nuovamente rivolto verso Louis, cercando di mantenersi serio.
Louis rimase un po' in silenzio. «Quante volte cosa?» chiese al biondo, il quale alzò un sopracciglio e «Sai benissimo cosa, piccolo Loulou.»
Louis scosse la testa scuotendo le mani in avanti e «No, senti non è successo niente, okay? Niente.»
«Il bacio che ti ha dato pochi minuti fa non mi sembra un niente» disse Eleanor prima di essere fulminata con uno sguardo da Louis, il quale emise uno sbuffo sonoro e frustrato e «Siete impossibili, davvero» disse, chiudendo deliberatamente la conversazione.
No, non era successo niente di niente. C'erano stati diversi baci, okay, ma nulla di più. In un certo senso, lo feriva sapere che i suoi amici avevano pensato questo quando gli parlò di Harry, come se Louis fosse quel tipo che si porta a letto la gente. Forse sì, era quel tipo un tempo, ma aveva 26 anni dannazione. Chiuse gli occhi, obbligandosi a non pensare a niente che non implicasse labbra rosse, occhi verdi e capelli riccioluti.
Arrivato a casa, era da poco passata l'una, e Niall aveva preparato un delizioso pasto per tutti e quattro, un modo per festeggiare il suo ritorno insomma. Louis si riteneva fortunato ad avere un coinquilino che era fidanzato con uno dei migliori cuochi di tutta Londra. Niall infatti, non solo studiava all'università, ma lavorava anche al Black And White, un ristorante a pochi metri da casa loro, uno dei più rinomati e decenti. Quindi, era un punto a suo vantaggio. In ogni caso, la prima cosa che Louis fece dopo aver messo piede in casa, fu aprire la credenza della cucina e controllare che i suoi biscotti fossero ancora intatti. Vide Niall scappare al piano di sopra, nella camera da letto di Liam, e quando Louis non vide nessunissima busta dei biscotti, non ci pensò due volte a inseguirlo per tutta casa per poi lanciargli due scalpellate in testa, e su tutto il corpo.
«Ringrazia che hai un fidanzato grande e grosso, Horan!» gli aveva urlato addosso Louis, quando Liam lo prese per le spalle e lo sollevò dal suo ragazzo, il quale si era messo a strillare in modo davvero osceno.
Era tornato a casa, e ne era più che felice.
Quel pomeriggio rifiutò di uscire con Eleanor e andare al Golden solo perché primo era esausto dal viaggio, e secondo doveva sistemare l'articolo sul Festival, sviluppare tutte le foto e sistemare la sua roba, sotterrando la sua valigia più a fondo possibile in cantina. Pensò di buttarla, ma cestinò immediatamente l'idea. Prese dalla sua borsa il quadernetto con appresso la sua stilografica e rilesse i vari appunti presi, cominciando a scrivere l'articolo che solo il giorno dopo avrebbe dovuto consegnare. Ci impiegò circa due ore, visto che la sua mente continuava a scollegarsi dal computer e volare in America, a quei palcoscenici, a quel profumo di sabbia e libertà, a quell'accampamento e a Harry. Sì, la sua mente tornava sempre a lui. Chissà quando l'avrebbe rivisto. E soprattutto se l'avrebbe rivisto. Beh gli aveva detto che frequentava spesso Starbucks, quindi prima o poi si sarebbero incontrati, giusto? E quel pomeriggio Louis prese in mano così tante volte il cellulare aprendolo nei messaggi per scrivergli se potevano vedersi che perse il conto. Scriveva un sms come ti va di vederci stasera? oppure semplicemente ehi ciao! Stavo pensando che sarebbe carino uscire a bere qualcosa in questi giorni, fammi sapere xx ma poi cancellava tutto e bloccava il telefono, lanciandolo in malo modo sulla scrivania. Non voleva sembrargli invadente, in fondo si erano visti solamente poche ore prima, insomma non era poi così disperato, no? Avrebbe aspettato Harry. Sarebbe stato lui il primo a scrivergli. E quindi Louis aspettò, aspettò e aspettò ancora. Finì l'articolo che erano le otto di sera, finì di sviluppare le foto intorno alle nove e rimase per circa mezz'ora ad osservare la prima fotografia, quella dove Harry dormiva beato su quell'aereo. Alle dieci era davvero troppo esausto anche solo per farsi una doccia, perciò andò a letto, con il cellulare tra le mani e aspettò ancora.
Il giorno dopo, quando si svegliò, la prima cosa che fece fu controllare i messaggi, ma non ce n'era neanche uno da parte di Harry, niente di niente. Si sentiva leggermente deluso, ma decise che non doveva pensarci. Erano le sette del mattino quando entrò sotto la doccia. Dio, non aspettava altro. L'acqua continuava a picchiettarlo sulla schiena e sulla testa, togliendogli ogni traccia di sudore, di stanchezza e di ansia. Ansia che lo aveva portato a tenere il telefono fuori dal box doccia nel caso squillasse. Si sentiva ridicolo, sotto un certo aspetto.
Tanti pensieri gli passarono per la mente proprio mentre si stava togliendo lo shampoo di dosso, per la precisione una frase, un momento specifico di quella vacanza passata con quel ragazzo che, per Louis, era stato un vero enigma, un cruciverba nel quale, piano piano, stava aggiungendo lettera per lettera tutte le parole che vanno a comporlo, così che alla fine scoprirà la parola misteriosa, ciò che realmente è Harry Styles. E non sa davvero il motivo, ma quella frase che lo fece per poco cadere a terra, una frase che Harry gli pronunciò quando si trovavano sdraiati sotto le stelle, ubriachi fradici ma abbastanza lucidi per ricordarsi quello che era successo, gli fece nascere un calore privo di sorgente nel basso ventre, si sentì sudare nonostante si trovasse sotto il getto d'acqua tiepida, e non poté fare a meno di appoggiarsi con la schiena sulla superficie di marmo.
C'erano le tue labbra, al posto della mia mano, quando venivo.
«Cazzo» un'altra ondata di calore si sprigionò in quel punto, facendolo imprecare a denti stretti. Beh, Harry aveva fatto fantasie erotiche su di lui, perché Louis non poteva fare altrettanto? Non faceva sesso da troppo tempo, okay? Era un bisogno umano, quello che dovette soddisfare nel box doccia, quella mattina. Una mano alla base a muoversi freneticamente mentre l'altra, stretta a pugno, batteva contro il muro fregandosene di Liam che probabilmente si trovava nella stanza in parte intento a vestirsi per andare al lavoro. Chi se ne frega del resto, Louis si era trattenuto anche troppo per il suo standard. Poggiò la fronte sul marmo bagnato mentre nella sua mente aveva solo un'immagine: le labbra di Harry, dello stesso colore del sangue che ora pompava con insistenza nelle vene del suo membro, ancorate al suo sesso, magari sporche di sperma. E poi i suoi capelli arruffati cadergli sulla fronte, gli occhi di un verde brillante, un verde pieno di desiderio, di eccitazione e di Louis. Quegli occhi che lo avevano completamente stregato furono la goccia che fece traboccare il vaso, ragione per cui Louis si ritrovò a tremare minacciato dalle sue stesse gambe che, a momenti, non sarebbero più state in grado di tenerlo in piedi, mentre veniva nella sua stessa mano, e l'acqua della doccia lavava via tutto, come se volesse cancellare quell'azione dalla sua pelle per sempre.
E quando Louis uscì dal box doccia ancora leggermente tremante, nessun messaggio fece squillare il suo cellulare.

L'immagine nitida di un concetto sfuocatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora