II

8.7K 314 113
                                    

Il Festival era lontano anni luce da come Louis se lo era immaginato. Gli sembrava di trovarsi in uno di quei film americani dove un mare di gente si accatastava su se stessa per assistere a un concerto all'aperto, dove centinaia di artisti diversi suonavano e cantavano le proprie hits musicali. Appena entrarono all'interno, il rumore di una chitarra elettrica lo fece rabbrividire. Sentì in lontananza il suono di grida, le parole che si disperdevano nel vento non arrivavano nitide alle orecchie di Louis, ma comunque questo non gli importava. Ogni persona che incontrava gli sorrideva come se lo conoscesse da una vita, e alcuni addirittura lo coinvolgevano in un abbraccio. Molti ragazzi e ragazze si trovavano seduti in cerchio a cantare e suonare con la chitarra nel bel mezzo di un prato fertile, altri ancora correvano a destra e manca verso il palco dove il loro artista preferito si stava esibendo, altri invece si dirigevano verso gli accampamenti per montare la propria tenda per passare la notte –almeno, l'intento iniziale era quello visto che al Coachella Festival difficilmente si passa la notte dormendo-, e altri ancora invece avevano in mano dei volantini con su, probabilmente, il programma completo dello spettacolo.
Louis vide con la coda nell'occhio Harry tirare fuori dalla sua tasca posteriore lo stesso volantino, con tanto di mappa, e cominciò a parlare da solo, come se avesse avuto bisogno di un secondo di concentrazione. Poi alzò di scatto la testa dal foglio e «Okay, comincio già a ricordarmi tutto» disse quasi ad alta voce per farsi sentire da Louis e sovrastare le grida delle persone che al palco più vicino stavano reclamando un bis di Tears of Rage dei The Big Pink. «Allora, per le prossime due ore suoneranno gli Empire of the Sun, Wiz Khalifa, Brandon Flowers e i Muse. Io amo i Muse, quindi dobbiamo sbrigarci a sistemare tenda e il resto perché devo vederli, okay? Ti piacciono i Muse?» gli chiese Harry, già cominciando a prenderlo per un braccio e trascinarlo all'accampamento, come l'aveva definito Louis.
«Adoro i Muse» disse questo, sentendo il braccio dolere ma non gli diede tanto peso.
Harry gli sorrise e «Perfetto, allora dobbiamo sbrigarci. Devo cambiarmi anche la camicia, dannazione!» si lamentò, e Louis si sistemò meglio il suo borsone sulla spalla, mentre afferrò con più decisione il trolley che gli stava per scivolare dalle mani perché Harry si deve cambiare la camicia. In una tenda. Louis, per l'amor di Dio stai calmo.
Louis deglutì, scuotendo velocemente la testa mentre Harry correva letteralmente verso la parte opposta del festival, dove lui diceva che era il punto più bello per dormire. Non lo so, essendo più appartato è silenzioso gli aveva detto sul pullman.
Louis notò che quella sottospecie di parco dei balocchi era ricco di attrazioni suggestive, pieno di colori e sculture d'allestimento. Era molto bello, senza alcun dubbio. Ad un certo punto gli sembrò di intravvedere Paris Hilton, ma non si soffermò a guardarla, quindi non ne era certo. C'erano anche moltissimi mercatini e piccoli negozi dove vendevano gadget, maglie e merci varie con il tema del festival, coroncine di fiori, bracciali, scarpe e anche tappi per le orecchie. Louis soffocò una risata, e non sapeva se era per i tappi alle orecchie o per l'immagine che gli si era posta nella mente di un Harry con la coroncina di fiori tra i capelli. Non era poi così certo di volerlo sapere.
Arrivarono all'accampamento dopo aver camminato –o corso, dipende dai punti di vista- per circa dieci minuti, andando contro corrente alla gente che, invece, correva dalla parte opposta verso i palcoscenici. La musica, mano a mano si allontanavano, diventava sempre più sfuocata, fino a diventare quasi un ronzio leggero che, però, addolciva l'atmosfera.
Il cielo era limpido, quella mattina, e c'era anche un sole splendente che baciava tutti i partecipanti al Festival. D'un tratto, Harry si fermò. Louis si guardò attorno, erano leggermente fuori dalle zone attrattive, in un prato verde, e attorno a loro c'erano poche tende già montate, ma comunque nuova gente continuava ad entrare. Harry posò il suo borsone viola e la sua tenda verde in una zona molto appartata, come se volesse isolarsi dal resto degli altri. Poi si chinò e aprì la tenda, per poi alzare la testa verso Louis e sorridergli. «Ti va bene se stiamo qui?» gli chiese, la fossetta destra più evidente del solito. Louis non poté fare a meno di annuire, in ogni caso. Poggiò a sua volta il suo borsone nell'erba, e mollò la presa al suo trolley, prima di «Harry, sei proprio sicuro di voler condividere la tua tenda con me?»
Harry sbuffò leggermente, ma solo perché quella dannata zip si era incastrata, come sempre, e non riusciva a liberarla; ma poi, con uno scatto deciso e con un sorriso sulle labbra, cominciò ad annuire mentre distendeva la tenda per terra, pronto per montarla. «Assolutamente, Louis. Mi hai sopportato per 13 ore, è il minimo che io possa fare, no?» gli chiese, cominciando a prendere un bastoncino, che sarebbe stato lo scheletro della sua igloo, per cercare di infilarlo al suo posto.
Louis alzò le spalle e «Se la vuoi mettere in questo modo, ciò che dovresti fare è starmi alla larga, in realtà.»
«Touché» sospirò Harry, leggermente in difficoltà, tant'è che Louis dovette chinarsi per aiutarlo.
Gli prese dalla mano la tenda e «Comunque non mi hai dato affatto fastidio, anzi» cominciò, infilandolo piano piano sotto lo sguardo aguzzino di Harry. «Di solito mi annoio durante i voli lunghi, questa volta mi è piaciuto molto, quindi grazie» disse ancora, per poi bloccare l'estremità del bastoncino in modo che non si sfilasse dalla stoffa impermeabile della tenda. «E grazie anche per permettermi di condividere la tua tenda con me, non so cosa avrei fatto altrimenti!»
«C'è sempre il negozio all'entrata che vende articoli da campeggio» quasi soffiò Harry, mentre osservava Louis montare la tenda come se fosse un gioco da ragazzi. In realtà non ne era capace, non ne aveva mai montata una prima, semplicemente andava a logica. Sentiva lo sguardo caldo di Harry bruciargli la pelle, e sorrise, volendo stare al gioco.
«Allora mi sa che andrò a noleggiarne una» concluse, per poi porgere a Harry il secondo bastoncino da mettere e alzarsi da terra.
Questo lo imitò immediatamente e «Non ce n'è bisogno, no!» disse scuotendo spasmodicamente la testa e le mani, facendo sogghignare Louis. «Insomma, costa parecchio ed è maleducazione rifiutare un favore» puntualizzò, grattandosi la nuca con fare nervoso.
Louis gli sorrise e «Perfetto. Allora muoviamoci, sono impaziente di vedere i Muse.»

L'immagine nitida di un concetto sfuocatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora