gone.

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La tazza tiepida lottava per trasmettere calore a quelle dita piccole e affusolate, Louis ricordava un riccio tutto stretto in quella morbida coperta di Pile celeste su cui era stampata una serie infinita di saltellanti pecorelle, inutile dire che se ne era innamorato e in breve aveva preso per se boxer, pigiama e accappatoio dalla stessa stampa.
Era un po' fatto così lui, un po' particolare, diverso, un po' speciale.
La penombra mattutina fendeva quel buio pesto dovuto alle luci spente e permetteva lui di tracciare i contorni con lo sguardo degli oggetti che lo circondavano.
Si divertiva a fare quel gioco, poteva immaginare tutto di un colore diverso da quello reale.
Aveva capito che molto spesso il colore della cose, influenza il modo di vederle.
Se un divano è color mogano e un'altro -decisamente più comodo- è verde vomito, quasi ovviamente si sceglierà quello mogano nonostante d'estate sembri di sdraiarsi su del pluriball rivestito di colla stick.
Allo stesso modo, i suoi occhi erano blu come il mare ed erano sopravvalutati perché di quel colore;
Perché il blu è il cielo, perché il blu è l'acqua e perché il blu sa un po' di notte; nessuno ricordava mai che gli occhi castani ricordano la terra, la terra che porta frutti, che fa sbocciare fiori.
Il grosso gatto peloso si fece largo sulla coperta e poi sul ventre piatto del castano acciambellandosi su di esso.
Era uno degli inverni più freddi che potesse ricordare, anche se questa è una di quelle frasi che, piccolo e freddoloso come era, si ripeteva ogni anno.
Si strinse nella morbida coperta, affondandoci il viso e una mano calda si fece largo tra i suoi capelli, accarezzandoli delicatamente.
Una delicata pressione venne applicata su di essi e quasi immediatamente riuscì a capire fosse un bacio.
Alzò il viso e non ebbe bisogno di vedere alcun colore per capire che quel viso, quel profumo e quel modo di toccarlo potevano appartenere ad una sola persona.
Mise le labbra a becco ed il sapore del caffè mattutino gli arrivò alla bocca, Zayn era inconfondibile.
Tocco immediatamente il petto del corvino e appena riconobbe la flanella della camicia da lui indossata ci premette contro la guancia, poiché l'orologio batté il nono rintocco Zayn dovette a suo malgrado allontanarlo.
-Lou, mi fai andare perfavore?
Farò tardi.- riferì rocamente il ragazzo dalle iridi ambrate con il risultato di far stringere più forte Louis a se.
-Lou, dai.
Sono le 9 e..-
-come le nove? Cosa stai dicendo? Oh cielo farò tardissimo!- con un acuto e lieve strillo scattò all'impiedi, scaraventando il gatto sul pavimento.
A giudicare dallo sguardo che questo gli rivolse, doveva averla proprio presa sul personale.
Zayn raccolse il micio, portandolo al proprio petto e osservò Louis saltellare per infilarsi quel dannato paio di skinny jeans.
Attese ancora qualche minuto e stampò um bacio sulla fronte del più piccolo, sorridendogli.
-Buona giornata amore-
-ci vediamo stasera, Zee- mormorò chiudendo gli occhi al calore di quelle labbra familiari e dolci.
La mattina, prima di andare via, solevano baciarsi per minuti e minuti e anche quando decidevano di interrompere quella sessione di amorosi tocchi, finivano per stringersi a perdifiato.
Zayn sparì dalla sua visuale quando uscì dal portone dell'appartamento e sgusciò poco dopo all'esterno, doveva darsi una mossa o avrebbe fatto tardi in università.
Inserì la solita playlist nel cellulare e cominciò a canticchiare mentre a passo svelto e lievemente dondolante si incamminava sulla sfalto grigia.
La voce di Zayn risuonò nelle sue orecchie, facendolo sorridere, era uno degli audio che qualche giorno prima gli aveva mandato.
"Ehi Lou, va bene la tua giornata? Tra quanto torni a casa?
Mi fai uno squillo quando arrivi all'incrocio così apparecchio la tavola. Ti amo, a dop..OH CRISTO, I BISCOTTI NEL FORN"
e così bruscamente si bloccava il messaggio audio, Louis ridacchiò divertito e guardò prima di attraversare la strada.
Ci sono momenti in cui il destino è infame, in cui non esiste più un modo per giustificarlo e così successe quel giorno.
Quel maledetto 23.11.15, il destino fu più bastardo che mai.
Louis era riverso a terra, le cuffiette ancora nelle orecchie.
Una nuova canzone risuono nelle sue orecchie, non sapeva esattamente quale fosse ma riconobbe quella solita familiare voce.
"Ehi Lou, scusami per l'audio di prima interrotto così..ahia, cazzo, scotta.
Volevo solo dirti che ti amo e che mi manchi."
Non si mosse mentre la sfalto fredda e dura accoglieva le sue lacrime.
Ora rosse insanguinate, così come i propri vestiti.
***
Zayn correva tra quelle corsie azzurine, spalancava porte e non respirava.
L'ossigeno non gli serviva.
Il cuore batteva troppo velocemente mentre quel dannato numero si avvicinava: 234.
I passi riecheggiavano in quel silenzio paradossalmente assordante, entrò all'interno della stanza.
Gli occhioni di Louis erano anneriti, circondati da un profondo e scuro alone violaceo.
Le coperte non sembravano scaldarlo abbastanza, Zayn se ne accorse subito.
Tirò fuori dalla borsa che aveva portato con se la coperta con le pecorelle e la pose sul corpo di Louis a cui erano attaccati un migliaio di tubi.
Non volle guardare ulteriormente, gli faceva impressione il sangue.
Louis emise un flebile lamento e Zayn scivolò al suo fianco.
Gli prese la mano pallida, le punte delle dita ghiacciate e le accarezzò delicatamente.
-Zee..ti..ti ho sporcato tutta la camicia preferita, non l'ho fatto a-apposta- sussurrò Louis lievemente, deglutendo di tanto in tanto.
Zayn non riescì a ricacciare le lacrime, perché proprio al suo ragazzo?
Lasciò un dolce bacio sulla sua fronte e si sforzò di non singhiozzare.
Voleva infondergli più sicurezza possibile mentre gli accarezzava piano i capelli incrostati di sangue che andava a scurire quel castano chiaro dei suoi capelli.
-non fa niente Lou, quella camicia era vecchia e brutta- mormorò dunque intenerito. Dopo qualche minuto di silenzio Louis con rumorosi lamenti e un grande sforzo riuscì a infilarsi tra le sue braccia, ora non faceva più tanto freddo.
Zayn sollevò la coperta tanto amata dal più piccolo fino al suo viso, per avvolgerlo nel profumo della loro casa e l'altro non poté che rilassarsi a quella sensazione.
-Zee..io ora muoio?- sussurrò Louis, la voce più flebile ancora di prima.
-non lo so Lou- ammise il corvino, lasciandogli un delicato bacio sulla tempia.
-e se muoio, tu ti arrabbi con me?- Louis sospirò esausto contro il petto caldo.
-no Lou, se muori non mi arrabbio- Zayn sentiva il naso bruciare adesso.
-io non ce la faccio Zee, ho tanta paura- sussurrò Louis, sul punto di piangere.
Zayn non lo avrebbe permesso.
Si girò di fianco e lo strinse leggermente a se, Louis si rilassò a quel gesto.
-È come quando siamo sul divano e guardiamo quei noiosissimi programmi sul 12, quelli dove parlano i vecchi e discutono sulle cose ancora più vecchie.- il corvino prese ad accarezzargli piano i capelli e Louis strusciò delicatamente il naso sul suo petto.
-ma se è come se dormo e faccio i brutti sogni?- mormorò Louis con un filo di voce, la stretta attorno alla mano di Zayn andava via indebolendosi.
-Se fai i brutti sogni ci sono io- sussurrò allora il ragazzo degli occhi ambrati, Louis aprì appena gli occhie e castano e azzurro si fusero nuovamente insieme.
-ti prego Zee, stringimi un po' di più-
Zayn lo strinse, lo strinse con tutto se stesso e gli bagnò le guance con quelle lacrime calde e impregnate di amore.
Louis era esausto, inerme tra le braccia del suo amato e totalmente abbandonato a quelle sue ultime amorevoli cure.
-Raccontami delle cose che avremo fatto Zee- biascicò Louis senza più abbastanza forze nemmeno per tenere gli occhi aperti. Jay aveva parlato con Louis poco prima, lo aveva salutato ma non avrebbe fatto in tempo a correre dal figlio anche se era già partita.
Zayn era solo ad affrontare quel peso ma non avrebbe lasciato Louis.
Non l'avrebbe mai fatto, deglutì per soffocare ancora le lacrime.
-stasera avremo cenato con la pizza e le patatine, come ti piace tanto.
Domani..domani ti avrei portato a cena fuori, non in quei posti complicati che ti rendono nervoso, in quella bella trattoria dove ti ho portato al nostro primo..al nostro primo appuntamento.- Zayn piangeva. -mi sarei inginocchiato accanto a te, davanti a tutti e ti avrei chiesto di sposarmi.- Louis accennò un sorriso.
-puoi..puoi farlo ora?- sussurrò così piano che solo lui avrebbe potuto sentirlo. Zayn singhiozzò ma annuì e si alzò lentamente, senza lasciargli la mano nemmeno per un secondo.
Prese la scatoletta di velluto e la aprì, tornando accanto a Louis per non fargli sentire freddo.
-L..Louis, l'amore che provo per te è incontenibile, inquantificabile, inesprimibile ma soprattutto eterno.
Esisterá finché il cuore continuerà a battere, sei l'uomo della mia vita.
Tu che hai paura del buio, tu che hai freddo anche ad agosto e tu che bevi il the anche alle quattro del mattino.
Tu e le tue piccole cose siete parte..siete parte di me.
Tu che mi svegli baciandomi le guance la domenica e mi fai il solletico se non mi va di alzarmi, tu che ti sporchi con la marmellata, tu che sorridi.
Sei parte di me, Louis.
Io ti..appartengo completamente.
Louis, mi sposi?- Zayn singhiozzava così rumorosamente che l'aria gli mancava.
Louis schiuse le labbra e sospirò un flebile 'Sì, lo voglio', le dita del ragazzo dai capelli corvini fecero scivolare l'anello in oro lungo l'anulare del castano e questo sospirò nuovamente.
Zayn gli baciò le labbra lentamente e tornó nella posizione precedente.
Il respiro di Louis si faceva più lieve, il corpo più freddo.
-non dimenticarmi Zee- mormorò piano mentre Zayn gli baciava nuovamente la fronte.
-mai Lou, mai.
Non ti dimenticherò mai, ti amo da impazzire.- Louis riuscì ad emettere un ultimo respiro, un sussurrò gli lasciò la bocca che Zayn baciò l'ultima volta.
Un ultimo sussurrato 'ti amo' che a Zayn spezzò il cuore, singhiozzò stringendo quel corpo inerme con tutte le sue forze, urló il nome di Louis così forte che chiunque nell'arco dell'ospedale chinò il capo. Si tirò i capelli fino a urlare mentre quel dolore si faceva largo nel suo corpo, spezzandolo miseramente in migliaia di frammenti. Pianse per ore, pianse tutta la notte; non si fermò nemmeno un momento.
Gli stringeva la maglietta con entrambe le mani e bagnava la coperta con le pecorelle di lacrime; ogni tanto premeva il viso sul suo cuore sperando di udirne un battito ma niente, era come ogni volta crollare in ginocchio sui vetri rotti.
Tentarono di allontanarlo da quel corpo ormai privo di vita ma lui si dimenava e spingeva chiunque tornando a stringere con tutto se stesso Louis.
-gliel'ho promesso, devo proteggerlo dai brutti sogni, ha paura- urlò quando di peso lo misero in piedi ma non ce la fece, crollò in ginocchio sotto gli sguardi impietositi degli altri che non riuscirono a non commuoversi davanti a quello straziante dolore. Stringeva al petto la coperta azzurra con le pecorelle, ormai chiuso nella propria camera da due giorni.
Nascosto nel lato di Louis, impregnato del suo profumo. Urlava il suo nome con tutta la voce che aveva in gola, urlava per liberarsi ma non bastava.
Louis era morto.
Non riusciva a farsene una ragione.
Si trascinò lentamente nella macchina, inserì il cd preferito di Louis e mise in moto.
Cantò a squarciagola le canzoni che Louis amava e pianse ancora.
Pianse fino a che non giunse alla sua destinazione.
Si asciugò gli occhi e si strinse nella coperta azzurra con le pecorelle.
Guardò verso il mare agitato, tempestoso; chiuse gli occhi perché davvero, non poteva resistere più.
Ancora un passo, gli mancava.
Un'altro: era così vicino.
Un ultimo respiro e si perse un'ultima volta in quegli occhi blu cristallino.

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